Carlo il “picconatore”. L’attacco di Calenda al Pd

Nuovo affondo nei confronti di Goffredo Bettini, Claudio Mancini e Bruno Astorre. Il leader di Azione sta giocando una partita ambiziosa e rischiosa. Ma tutto dipenderà dalle scelte di Nicola Zingaretti.

Un po’ Cossiga e un po’ Renzi. Un po’ picconatore e un po’ rottamatore. Carlo Calenda, leader di Azione e candidato sindaco a Roma (non si ritirerà, il Pd se ne faccia una ragione) ha deciso di andare allo scontro con l’apparato dei Democrat nel Lazio e nella Capitale.

In un’intervista a El Pais Enrico Letta ha spiegato come il leader di Azione non è disposto a prendere parte alle primarie. E quindi non è un “candidato unitario” per la coalizione di centrosinistra.

Carlo Calenda. (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

In un tweet Carlo Calenda ha replicato: “Te lo propongo davvero per l’ultima volta. Lascia stare le velleità di alleanza con i 5 Stelle e il ritiro della Raggi, a Roma hanno fatto un disastro, non continuare a tirare per la giacca Zingaretti che non può far cadere la regione sotto il Covid”. Poi l’attacco: “Allontana Bettini, Astorre e Mancini e la loro classe dirigente. Non li far governare le primarie. Facciamo una squadra di persone competenti che non hanno bloccato Roma e vinciamo al primo turno, parlando ai romani di Roma. Da domani. Coraggio!”.

Si tratta di una sconfessione della classe dirigente romana del Partito. Il secondo attacco a distanza di pochi giorni a Goffredo Bettini, Claudio Mancini e Bruno Astorre.

Nessuna via di intesa

Carlo Calenda sa che in questo modo non potrà arrivare ad alcuna intesa con il Pd. Confida nel fatto che alla fine Nicola Zingaretti resti a fare il presidente della Regione Lazio. A quel punto il Pd dovrebbe andare avanti con le primarie, rinunciando all’idea di un ritiro di Virginia Raggi. Calenda punta sul fatto di poter diventare lui il candidato di una parte dei Democrat e quindi arrivare al ballottaggio.

Il punto però è che non si conosce ancora il nome del candidato del centrodestra. Continua  circolare quello di Guido Bertolaso, che però non convince Fratelli d’Italia. Nella partita di Roma Carlo Calenda si gioca davvero tutto. Se vince può diventare l’interprete di una nuova frontiera del centrosinistra. Se perde risulterà ininfluente.

Ma intanto bisognerà attendere le scelte di Zingaretti.