Carlo Maria all’attacco – Leone punta in alto – Le bacchettate di Salera (di Conte della Selvotta)

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

di Domenico Malatesta
Conte della Selvotta

 

 

Un ingente sciame di api invase il Foro di Cassino”. ANNO CCVIII a.C. Tito Livio Libro XXVII.

Tito Livio, storico romano, autore di una monumentale storia di Roma, gli Ab Urbe Condita, libri CXLII, dalla sua fondazione (tradizionalmente datata 21 aprile 753 a.C.) fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto nel 9 a.C..

Cassino. 2017 d.C. Uno sciame d’api invade l’Aula consiliare durante il dibattito sull’acquedotto.

 

 

SOS, UN UOMO SOLO AL COMANDO:CMD’A
Dopo 12 mesi di rodaggio teleguidato dall’alto (vedi M.A.), tra cantonate e urli di gioia, adesso Carlo Maria D’Alessandro, al secolo sindaco pro tempore di Cassino, è un uomo solo al comando. E guida il gruppo dei suoi fedelissimi (?) tra i saliscendi della politica e del municipio a rischio d’invasione di uno sciame d’ape come nelle citazioni dello storico romano Tito Livio.

Perché proprio su un albero davanti al palazzo comunale alberga un fastidioso sciame d’api che spesso si sposta verso le finestre del presidente d’aula, il ciellino Dino Secondino. Come due secoli fa anche oggi le api infastidiscono gli abitanti del civico palazzo. A farne le spese sono CMD’A e Secondino anche per colpa della calura africana. Tanto che fra i due è calato il gelo per colpa delle api !! (dicono).

A parte le api Carlo Maria è lanciato verso la piena autonomia nella guida del suo governo. E lo sta facendo alzando la voce tanto che gli urli vengono uditi nel corridoio marmoreo. Non si preoccupa che possa sentirli l’antico cronista a vita, Domenico Tortolano: sono convinti che – come narra la leggenda – ormai sia sordo all’orecchio destro e anche la vista si sia di molto. Non hanno capito che è un trucco: senza taccuino, con la memoria più scattante di un ragazzino, il cronista si finge acciaccato ma annota in maniera impeccabile ogni strillo ed ogni sospiro. E noi, incuranti delle sue diffide a sbirciare tra i propri appunti elettronici che si ostina a non proteggere, ne riferiamo.

Dagli appunti dell’eterno Domenico Tortolano apprendiamo allora che CMD’A sta rivoluzionando la macchina amministrativa e non solo. Va avanti su tutto e macina accuse al centrosinistra: le vittime sono il governatore Nicola Zingaretti, l’assessore regionale all’Ambiente Mauro Buschini, il presidente della Provincia Antonio Pompeo. Ma il preferito resta il predecessore Giuseppe Golini Petrarcone.

Perché? CMD’A vuole diventare il successore di Pompeo alla Provincia. Ed ha aperto i fronti di guerra: Fiotech (contro Buschini), Acea (contro Pompeo), debiti comunali (contro Petrarcone) e così via.

Così facendo vuole affrancarsi dal commander in chief, al secolo Mario Abbruzzese. Il quale aveva ammonito un anno fa: ”Vi ho fatto vincere le elezioni. Ora camminate con le vostre gambe, se ne siete capaci.” E CMD’A sta dimostrando di camminare spedito e anche velocemente.

 

IL LEONE RAMPANTE
CMD’A spara a zero contro tutti anche con autorità e interventi convincenti. Ma chi è il suo consigliere più vicino? Mario Abbruzzese o Benedetto Leone?

E’ sicuramente il gran cerimoniere abbaziale Benedetto Leone che, forte di una discendenza di sindaci e di una preparazione amministrativa romana e monastica, indirizza il nostro affezionato lettore CMD’A, già allievo per un breve periodo dell’antico cronista comunale del secolo scorso Domenico Tortolano. (come testimonia la foto d’epoca: gli agiografi discutono se il barbuto accanto a Tortolano assiso in trono, sia CMD’A o il papà). Lo indirizza verso la costruzione di un nuovo modo di governare la cosa pubblica ma anche di rispetto verso gli avversari politici. Perché sono proprio questi che potrebbero creare problemi per la credibilità del governo.

E avverte: ”Basta col dare le colpe sempre a chi c’era prima. Hanno governato e basta. Adesso governiamo noi e cerchiamo di governare bene perché anche noi non siamo immuni da errori. Guardiamo avanti e diamo esempi di miglioramento della città.” Ipse dixit o ipse putavit.

Perché Leone, assessore ai servizi sociali e al personale, lavora e studia le carte per 12 ore al giorno (8-20). Il suo lavoro è monitorato costantemente dall’antico cronista che alle 8 di sera lo attende sulle scalinate per il resoconto quotidiano. E’ il vice sindaco in pectore e aspira a diventare sindaco.

Non si sa quando e in quale città visto che Cassino è monopolio di CMD’A.

In soccorso dei due amministratori arriva sempre il saggio e mite Ulderico Schimperna ormai costretto a trasformare i debiti in crediti. Anche se per CMD’A i debiti sono quelli fatti da Petrarcone e Scittarelli. Ma è un boomerang perché i due ex plurisindaci rimandano al mittente le accuse.

 

LE BACCHETTATE DELL’EX MINISTRO DELLE FINANZE ENZO SALERA
Carlo Maria e Leone, però, hanno trovato sulla propria strada un osso duro che siede sui banchi dell’opposizione. Si chiama Enzo Salera, commercialista, ed ex assessore (ex Ministro delle Finanze del governo Petrarcone). Che per esperienza amministrativa e di contabilità finanziaria ne sa molto di più di Carlo Maria e di Leone e che in Aula li bacchetta con dati alla mano. Tanto che questa volta ha costretto il presidente d’aula Dino Secondino a fare retromarcia e a rinviare il consiglio sul bilancio e sui debiti.

Qui le carte non ci sono, il consiglio non si può fare. Sennò porto le carte in procura e al prefetto”: gridò Salera in commissione Bilancio e nella conferenza dei capigruppo.

E di rimando l’altrettanto mite Secondino, appena rientrato dal ritiro ciellino nel Trentino: ”Il consiglio si farà come stabilito. Ho il parere del segretario comunale”.

E Salera veemente: ”Ah, sì, ecco le carte dove c’è scritto il falso, le porto in tribunale. Rinviate il consiglio e correggete”.

Detto fatto. Segretario e presidente: ”Meglio rinviare la seduta”.

Una retromarcia mal digerita dalla compagnia di CMD’A. E lo studioso Leone: ”Le carte vanno studiate. Non si può continuare con gli uffici che non leggono niente. Serve un giro di vite. Queste brutte figure non si possono fare”. Ipse putavit.

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