Casaleno, la nuova sfida tra Stirpe e Ottaviani

MASSIMO PIZZUTI per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

La notizia del giorno arriva quasi al termine della conferenza stampa con la quale di fatto il presidente Maurizio Stirpe apre la prima stagione in serie A della storia del Frosinone Calcio. Ed è destinata a fare rumore. In sostanza, dice chiaramente per la prima volta cosa vuole la sua società, l’azienda Frosinone Calcio, sulla questione stadio. Vuole, senza giri di parole, che il Comune chieda alla società se quest’ultima sia disposta a presentare un progetto per il “suo” stadio. Sul modello con il quale la Juventus, prima, e l’Udinese, poi, si sono costruite la loro casa. E in linea con quanto dovrà succedere d’ora in poi laddove si intendano costruire società capaci di resistere ai risultati, agli insuccessi e alle inevitabili altalenanze del mondo del calcio.

In realtà, Stirpe dice due cose apparentemente in contrasto tra loro. «A questo punto non ci sono più i due milioni che avevamo previsto di mettere nel progetto del nuovo stadio, visto gli investimenti che abbiamo fatto altrove (centro sportivo a Ferentino)». Subito dopo fa chiaramente intendere di poter prendere completamente in mano il progetto dello stadio studiando con il Comune tempi e modalità di gestione. Ma senza ulteriori partner. In realtà il colpo di teatro sullo stadio avviene al termine di una conferenza stampa che va letta con più attenzione e alla quale va data una notevole importanza nella storia di questo progetto sportivo imprenditoriale arrivato oggi al suo punto massimo e probabilmente mai sperato. Cambia definitivamente la “visione” del progetto. Non interessa più solo ed esclusivamente il risultato sportivo della stagione, ma si guarda, come impongono le vicende economiche del sistema calcio, ad elementi come redditualità e patrimonializzazione.

E lo si capisce quando Stirpe, presentando l’imprenditore Vittorio Ficchi, come vicepresidente e suo partner principale in questa vicenda, non ha nessuna remora e nessun retropensiero nel comunicare due aspetti importantissimi. Il primo: Ficchi per ora ha acquistato il 45% delle quote della società capogruppo, ma entro due anni avrà la possibilità di esercitare un’opzione per il restante 5%. Il secondo: una società deve essere gestita in modo che il testimone possa essere facilmente passato ad altri. Da questa facilità si potrà valutare in futuro la qualità del lavoro fatto dalla dirigenza. In sostanza, Stirpe mette al centro dell’accordo con Ficchi una visione che guarda al calcio del futuro: grande patrimonializzazione della società, conti in ordine, progetto che abbia una forte identità (sede, centri sportivi, stadio, brand). Tutto riconoscibile. Poca evanescenza e molta sostanza. L’ingresso di Ficchi va in questa direzione.

Si guarda avanti non tanto per rafforzare una leadership ma per dare “valore” all’azienda. Ecco dunque la virata decisa sulla questione stadio. Se dobbiamo giocare la partita del nuovo impianto giochiamola direttamente. Abbiamo competenze, idee e risorse per non dover discutere con altri interlocutori. Se il Comune ce lo chiede siamo pronti ad accettare la sfida.

Ora la palla passa ad Ottaviani. Che a settembre sarà obbligato a dire se e come andrà avanti: da solo o lasciando spazio a Stirpe. Anche perché la deroga della Lega, con la quale il Frosinone potrà giocare ilprimo campionato di A al Matusa, è valida solo per un cortissimo anno.

 

LA REAZIONE

c.d.f. per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

È colma di soddisfazione la reazione del sindaco Nicola Ottaviani davanti alle parole del patron Stirpe che, durante la conferenza stampa di ieri a San Donato Valcomino, ha annunciato che la società è pronta ad essere protagonista nel progetto di realizzazione del nuovo stadio. Nel corso dell’incontro con la stampa il patron ha presentato anche l’imprenditore Vittorio Ficchi, vicepresidente e suo partner ufficiale in questa vicenda.

Sindaco, nel corso della conferenza stampa, il presidente Stirpe in sostanza ha detto che i 2 milioni per partecipare al progetto dello stadio non ci sono più tutti, ma subito dopo ha dichiarato che “se ce lo chiedessero, lo stadio potremmo realizzarlo noi, sul modello seguito a Torino o a Udine, studiando con il Comune la strada migliore da seguire per costruirlo…”Che ne pensa?

«Siamo ben contenti come amministrazione comunale di portare avanti ogni progetto di investimento che il Frosinone dovesse ipotizzare sugli impianti sportivi della nostra città. Eravamo costretti a cercare un altro partner privato per la gestione delle aree commerciali del Casaleno perché il presidente Stirpe aveva rappresentato inizialmente l’interesse solo per la gestione della parte sportiva del nuovo impianto, ritenendo di stanziare solo l’importo di 2,5 milioni di euro. Se adesso la società vuole gestire completamente e da sola il nuovo stadio Casaleno saremmo felicissimi e sicuramente come amministrazione avremmo anche qualche problema in meno».

Stirpe ha fatto chiaramente capire che un progetto in cui ci sono interessi non convergenti (come quello dello stadio che sta portando avanti il Comune) alla fine non servirà né alla città né alla società… In pratica meglio (farlo) soli che male accompagnati…

«Se la società sportiva volesse individuare nuove aree di proprietà comunale sulle quali portare avanti altre e diverse progettazioni, i nostri uffici tecnici sono già pronti a collaborare,come avvenuto anche per l’area a ridosso di via Armando Fabi, sulla quale l’ufficio tecnico aveva già stipulato il 90% dei contratti preliminare per realizzare, come richiesto dalla società sportiva, il progetto di Frusinello, poi spostato a Ferentino». ù

Sindaco, senza ipocrisie, lei sarebbe disposto a chiedere a Stirpe di presentare un progetto per giungere alla realizzazione di un impianto di proprietà o con una lunghissima gestione da parte della società?

«Credo di aver già risposto. L’importante è tener conto di quelle che sono le disposizioni della Lega Calcio che ha concesso la deroga per la serie A solo per l’attuale stagione, ma non per la prossima, davanti alla quale dovremo farci trovare preparati. È questa la grande responsabilità che ci aspetta e sulla quale, purtroppo, non è possibile portare avanti alcun tentennamento. Del resto, iniziando da zero sia la Juve che l’Udinese hanno impiegato tre anni per arrivare a disporre del nuovo impianto e la stessa tempistica è stata indicata da Pallotta per la struttura della Roma Calcio. Se il progetto è quello, come tutti riteniamo, di rimanere in serie A anche nella prossima stagione, allora credo che il percorso sia già tracciato».