La Cassazione corregge la sentenza: Fiorito tra 2 anni potrà tornare a candidarsi

La Corte di Cassazione riduce a 2 anni e 11 mesi la condanna per Franco Fiorito. Gli restano da espiare 2 anni e 1 mese: andrà in affidamento ai Servizi Sociali. Poi potrà tornare a candidarsi. Annullata una parte della sentenza di condanna.

Tra due anni e un mese Franco Fiorito potrà candidarsi al Senato, alla Camera dei Deputati, alla Regione Lazio o dovunque vorrà. È l’effetto della sentenza con cui la Corte di Cassazione oggi ha corretto la condanna inflitta dalla corte d’Appello: cancellato uno dei capi d’accusa, ricalcolato la pena.

 

Meno di tre anni

L’ex capogruppo del Popolo delle Libertà in Regione Lazio è stato condannato per ‘peculato’. Cioè per avere preso denaro pubblico che gli era stato affidato in virtù della sua funzione di Capogruppo.

Riceveva tre indennità: una da consigliere regionale, una da capogruppo, una da presidente della commissione Bilancio. “Lo prevedeva un accordo politico raggiunto dall’Ufficio di Presidenza” si era difeso Fiorito.

Accordo o non accordo, per i magistrati era illegale. Perché bastava una sola indennità.

Il capo d’accusa ipotizzava ben 24 ipotesi di appropriazione: ogni mensilità del triplo stipendio, una lampada da ufficio pagata con una carta di credito aziendale del Gruppo, un convegno a Positano, un assegno per l’acquisto di una caldaia…

L’avvocato Enrico Pavia ha esibito già ai giudici del primo processo ed a quelli dell’Appello, tutta una serie di documenti dai quali risultava che alcune di quelle spese erano del tutto lecite ed una parte era stata solo anticipata ma poi restituita da Fiorito al Gruppo.

Alla Cassazione, Franco Fiorito ed il suo difensore hanno fatto notare che una delle accuse riguardava una carta di credito ricaricabile: era una delle 12 intestate al Gruppo Regionale PdL, nella disponibilità di dirigenti e Consiglieri, consentiva spese fino a 50mila euro.

L’ex capogruppo era stato condannato in Appello anche per quella card. Oggi, documenti alla mano ha dimostrato che c’era stato solo un prelievo di 500 euro ad un bancomat e poi tutta la disponibilità era stata restituita al Gruppo: Fiorito non si era appropriato neanche di un centesimo.

«Il possesso della carta – ha sostenuto l’avvocato Pavia – è l’elemento essenziale per poter commettere il reato. Possederla è lecito. Il reato si commette nel momento in cui non se ne fa un uso corretto. Ma qui si sta condannando per il solo possesso, non viene contestato alcun uso illecito».

I giudici hanno accolto il rilievo. Ed hanno cancellato quella parte di condanna. Scendo così da una pena complessiva di 3 anni e 4 mesi ad una definitiva di 2 anni e 11 mesi.

 

Candidabile tra 25 mesi

Tolto il periodo già trascorso in carcere, i benefici della buona condotta, restano da scontare 2 anni e 1 mese. Fiorito verrà affidato ai Servizi Sociali.

Al termine di quel periodo d’affidamento avrà pagato il suo debito con la Giustizia. Quello con la Regione lo ha già saldato: in questi anni ha restituito gli stipendi che aveva preso in più sulla base dell’accordo politico.

Tra 25 mesi, se vorrà, potrà tornare a candidarsi. Chi lo conosce giura che la passione per la politica gli sia rimasta tutta.

 

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