Il giorno in cui nulla accadrà nella crisi. O forse no.

Nulla accadrà oggi nella crisi al Comune di Cassino. Il caso Iannone? Un fatto interno a NcI. Sganciato da Forza Italia. La proroga del Registro? È nulla. Oggi la distruzione delle firme. Come andrà a finire. A meno che...

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Non sarà questo il giorno dei giorni. Non sarà questa l’alba in cui crollerà tutto. A meno di ulteriori imprevisti nella ‘Crisi più pazza del mondo‘ all’interno de ‘L’Amministrazione più pazza del mondo‘. Il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro arriverà tranquillamente all’ora di cena e poi andrà a dormire, nel frattempo nessuno della sua rissosa maggioranza lo pugnalerà andando a firmare dal notaio il documento con cui ci si impegna a far cadere l’amministrazione. Nessuno soprattutto risolverà la crisi. Non oggi. La fine di tutto avverrà al momento dell’approvazione del Bilancio consolidato: faranno a gara a chi si dimetterà prima tra il sindaco ed i 3 dissidenti di Forza Italia: la capogruppo Rossella Chiusaroli, il presidente d’Aula Dino Secondino, il presidente di Commissione Gianluca Tartaglia.

Maria è un’altra partita

Non accadrà nulla, salvo ulteriori folli imprevisti, perché le dimissioni rassegnate ieri dall’assessore Maria Iannone c’entrano nulla con il braccio di ferro tra il sindaco ed i 3 dissidenti.

Quello con la titolare della delega alla Cultura era un’altro braccio di ferro, una crisi nella crisi. Uno scontro interno a Noi con l’Italia. Del tutto estraneo al regolamento di conti in Forza Italia.

In pratica: da settimane il consigliere comunale Antonio Valente (NcI) aveva detto a chiare lettere che il suo assessore non godeva più della sua fiducia e pertanto non rappresentava più in giunta la sua forza politica. Il sindaco ha finto di non sentire per settimane: perché Maria Iannone è stata uno degli assessori più efficaci. E non intendeva privarsene.

Poi però c’è un momento in cui i nodi arrivano al pettine. Giunte le risposte positive ad alcune pratiche che aveva avviato in Regione Lazio, l’assessore ha preso cappotto e cappello ed è andata via. Come a dire: “Questo è ciò che ho prodotto, non vi passi in mente di dire che l’ha ottenuto il mio successore. E ora buon divertimento”. Senza veleni verso il sindaco.

Soprattutto senza lasciare la poltrona ad uno dei 3 dissidenti: quell’assessorato andrà ad una persona indicata dall’avvocato Antonio Valente. Non a Forza Italia. E non andrà a spostare di un millimetro il braccio di ferro tra Carlo Maria D’Alessandro ed i dissidenti.

Per paradosso, le dimissioni Iannone rafforzano sul sindaco: perché si chiude il fronte Valente, libero ora di indicare il nuovo assessore. E per questo da escludere dall’elenco dei dissidenti ai quali finora aveva dato appoggio.

Il registro al macero

I dissidenti non andranno a firmare il registro con le dimissioni in massa. Per due motivi. Il primo è quello spiegato nei giorni scorsi: non hanno alcun motivo per regalare alla Lega (ed al suo registro presso il notaio) il merito della caduta dell’amministrazione (leggi qui Nessuna traccia del tredicesimo uomo: aria di bluff in municipio)

Il secondo motivo è che se anche andassero a firmare, c’è il rischio che altri ritirino la loro disponibilità. Per una questione di principio. La dead line era fissata a venerdì sera: sta scritto nelle clausole lette dal notaio ai sottoscrittori. Prolungarla rappresenterebbe una forzatura.

La realtà dei fatti è una: le dimissioni sono come i suicidi, non si annunciano ma si mettono in atto, il resto è solo un disperato tentativo di ottenere un po’ di attenzione.

Nessuno scorporo

Il sindaco non farà concessioni. Oggi non ci sarà alcuno scorporo alla delega di Franco Evangelista per accontentare i dissidenti e lasciare a loro un pezzetto del governo della città.

Se il sindaco lo facesse equivarrebbe al suo suicidio politico: chiunque potrebbe aggregare altri due consiglieri e reclamare scorpori e rimpasti ogni settimana.

La fine, o la soluzione, hanno una data

Tregua, soluzione, fine di tutto: c’è una data precisa. Sarà nelle 24 ore precedenti al Consiglio chiamato ad approvare i conti riequilibrati dopo il dissesto. Se il sindaco avrà la percezione che i 3 dissidenti non lo voteranno sarà lui a dimettersi.

Sarà la conferma che non si gioca con la politica. Cioè quanto è mancato di più in questa amministrazione. Un vero mediatore non c’è stato. Nessuno ha gestito la crisi. Che si è trasformata solo in una inutile (per la città) ostentazione muscolare, esibizione di vano celodurismo. Un mediatore vero non è mai apparso all’orizzonte.

Così è. A meno di ulteriori imprevisti nella ‘Crisi più pazza del mondo‘ all’interno de ‘L’Amministrazione più pazza del mondo‘.