Crisi infinita al Comune di Cassino, D’Alessandro potrebbe ispirarsi a Fanelli 

Nel 1997 l’allora sindaco di Frosinone andò in consiglio comunale per raccontare come erano andate le cose. Poi si alzò ed andò a dimettersi. una strada che ora a Cassino potrebbe ripercorrere Carlo Maria D'Alessandro

C’è un precedente al quale l’ingegner Carlo Maria D’Alessandro, sindaco di Cassino, potrebbe guardare individuando un certo parallelismo. Quello del dottor Paolo Fanelli, sindaco di Frosinone, che, dopo un’entusiasmante elezione nel 1995, due anni e mezzo dopo fu costretto ad interrompere la consiliatura. Formalmente con le dimissioni di massa, sostanzialmente con un suo “via libera” all’ultimo atto.

Perché anche in quell’occasione si determinarono fratture all’interno della maggioranza di centrodestra, scontri fortissimi, cambi di assessori e tutto quello che stiamo vedendo al Comune di Cassino.

Pare che D’Alessandro stia valutando tutte le possibilità: continuare a resistere, farsi sfiduciare in consiglio comunale, rassegnare le dimissioni, questa volta irrevocabili. Paolo Fanelli le dimissioni le rassegnò, poi non tornò in sella per via delle dimissioni di massa. Un’operazione dell’allora centrosinistra ma anche dell’attuale sindaco Nicola Ottaviani.

Paolo Fanelli era partito fortissimo, soprattutto sul piano politico, interpretando in pieno la nuova norma sull’elezione diretta dei sindaci: una norma che spostava sui sindaci tutto il baricentro dell’attività politica ed amministrativa, togliendolo ai gruppi come invece era stato fino a quel momento. Anche per questo, subito comincia una durissima contrapposizione del sindaco Fanelli con i parlamentari Romano Misserville e Riccardo Mastrangeli. Nel cuneo si infila Nicola Ottaviani, che comincia una lenta ma inesorabile operazione politica che alla fine “svuota” i gruppi consiliari del Polo delle Libertà, generando una riserva strategica per Fanelli e depotenziando l’aspetto politico dell’amministrazione.

Paolo Fanelli apre ufficialmente la crisi con i Partiti: lo fa attuando un rimpasto di giunta che è uno strappo senza precedenti. In aula consiliare il giovane avvocato Nicola Ottaviani guida il Polo Costituente, forte a quel punto di ben 9 consiglieri, tutti provenienti dalle file del centrodestra.

Lo scontro tra Fanelli, Ottaviani e Biagio Cacciola da una parte e Misserville e Mastrangeli dall’altra è durissimo. Si arriva ad un passo dalle dimissioni di massa, scongiurate alla fine da una telefonata in piena notte di Silvio Berlusconi a Riccardo Mastrangeli. Il deputato azzurro, nel cuore della notte raggiunge il quartier generale del leader dell’allora Partito Socialdemocratico Gian Franco Schietroma a piazza Cairoli. Ci va per ritirare le firme del centrodestra dal documento con le dimissioni di massa.

Scopre a quel punto che non si sono concretizzate. E’ mancata una firma, la ventunesima. Quella di Walter Petricca, eletto nelle file del Psdi di Schietroma. Insomma, il ribaltone si è già ribaltato. Seguono circa due anni frenetici, durante i quali Fanelli più volte cambia l’assetto di giunta.

Poi però il colpo di scena. Si consuma la frattura tra Paolo Fanelli e Nicola Ottaviani. Paolo Fanelli a quel punto sceglie di uscire di scena a modo suo: in consiglio comunale fa un lungo intervento, nel quale ripercore per filo e per segno tutte le tappe della tribolata consiliatura, mettendo sostanzialmente “sotto accusa politica” l’intero centrodestra di allora. Lo fa con un’invettiva che distrugge la politica del centrodestra: rinfaccia a tutti, in aula, i piccoli ricatti politici ed umani che avevano tentato di imporgli. Poi si alza e dice «A questo punto, non ho nemmeno voglia di ascoltare le vostre repliche: non credo nemmeno ce ne sia bisogno. Perché sto andando dal segretario generale a protocollare le mie dimissioni» Era il 1997.

Il sindaco si dimette, probabilmente per avere venti giorni a disposizione per l’ultima decisiva mediazione. Come vicesindaco nomina Alfredo Pallone, destinato a guidare il Comune nel periodo di transizione. A quel punto però Ottaviani accelera: raccoglie le firme con l’opposizione. Raggiunge quota 21. Dimissioni di massa. Tutti a casa.

Il centrodestra ne uscì a pezzi, lacerato, tanto è vero che  dovettero passare quindici anni affinché tornasse, proprio con Nicola Ottaviani, alla guida del capoluogo.

Seguirono tre interi mandati di centrosinistra, due volte con Domenico Marzi e una con Michele Marini. Perché quando succedono queste cose il “filo” di una coalizione si spezza irrimediabilmente.

Al Comune di Cassino la situazione ha molti tratti simili. Chissà, Carlo Maria D’Alessandro potrebbe perfino decidere di andare in consiglio comunale, prendere la parola e spiegare una buona volta come sono andate le cose.

Come fece Paolo Fanelli a Frosinone nel 1997.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright