Dopo Carlo Maria solo D’Alessandro può unificare il centrodestra

L'accordo nazionale per le amministrative complica il quadro del Centrodestra a Cassino. L'unica soluzione aggregante al momento resta Carlo Maria D'Alessandro. Ecco perché il centrodestra non può fare a meno di bussare a lui

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il tavolo nazionale del centrodestra complica le trattative per individuare il candidato sindaco di Cassino. Imporrà alla Lega, a Forza Italia e Fratelli d’Italia di correre insieme. Gettando alle ortiche i veti incrociati, costringendo il coordinatore provinciale del carroccio Carmelo Palombo a rimangiarsi il suo no agli ex amministratori. Obbligando, allo stesso tempo, l’ex vicesindaco Benedetto Leone a ritrattare il suo ‘mai con chi ha firmato per la nostra caduta’ cioè la Lega.

Il problema di fondo è un altro. La Lega non ha il candidato mentre Forza Italia si. Il Carroccio non ha le liste, Forza Italia più contare sul patto con Fratelli d’Italia, Udc e due civiche. (leggi qui La Lega rivendica il sindaco. Il Pd difende il soldato Petrarcone).

C’è una nemesi che incombe sul coordinatore regionale leghista Francesco Zicchieri. Lui ha voluto con forza che si staccasse la spina all’amministrazione di Carlo Maria D’Alessandro. (leggi qui Il sindaco nella notte si arrende: «Azzero la giunta». La crisi è in bilico). Lui ora rischia di dover accettare l’unica soluzione capace di riunire il centrodestra. E conservare le speranze di affrontare alla pari la prossima sfida elettorale di primavera.

Quella soluzione è Carlo Maria D’Alessandro.

Lo impone la logica. È caduto per un intrigo di palazzo: non per un’incapacità amministrativa. Prima di cadere aveva ricostruito il tavolo del centrodestra e raggiunto un’intesa con tutti i protagonisti: da Fratelli d’Italia alla stessa Lega. Stabilendo un percorso politico ed uno amministrativo.

L’evidenza dice che Carlo Maria D’Alessandro è elemento aggregante. Come dimostra il fatto che avesse unificato.

Andare alle urne con un altro candidato significherebbe sconfessare l’operato di un’amministrazione nella quale tutto il centrodestra ha lasciato le proprie impronte digitali. Perché il dissesto dei conti lo hanno votato tutti, la gestione del fascicolo Acea è stata collegiale. Nessuno potrà dire di essere esente da meriti e responsabilità della scorsa amministrazione. Sconfessarla significherebbe compiere un atto di auto accusa.

Al contrario, mandare Carlo Maria D’Alessandro sul palco sarebbe il segnale di unità, consentirebbe di ridurre la caduta dell’amministrazione ad un intrigo ordito dai ‘dissidenti‘ interni di Forza Italia. Che guarda caso ora si stanno schierando al di fuori del centrodestra. Sarebbe un modo per rivendicare la bontà dell’azione amministrativa svolta: difendendo il dissesto, sostenendo che era dovuto alla necessità di salvare i conti e poter ricominciare; ribadendo che la cessione degli acquedotti è avvenuta solo quando i giudici hanno minacciato di iscrivere il sindaco nel registro degli indagati per la sua condotta pervicace.

Sarebbe insomma materia di confronto elettorale. Non ci sarebbe da dover giustificare quella giubilazione. Anche perché come si potrebbe spiegare, altrimenti, agli elettori, che tutto il centrodestra è unito alle urne e solo il sindaco è stato cambiato?