Pd, impugnato il tesseramento boom a Cassino: «Non si voti»

Hanno impugnato il tesseramento. Dicono che a Cassino non è stato rispettato il regolamento del Partito Democratico. E che ci sono molte cose strane intorno alle 1050 tessere sottoscritte in città.

Il documento lo hanno firmato Alessandra Maggiani (presidente del Comitato provinciale per Andrea Orlando), Romeo Fionda (comitato Orlando Cassino) e Angela Viscogliosi (comitato Orlando provinciale).

Le due pagine di ricorso sono state indirizzate alle commissioni Regionale e Provinciale per il Congresso. Chiedono di non procedere con la votazioni a Cassino: quelle in corso in tutti i circoli, per stabilire quali delegati ciociari dovranno andare al congresso in cui eleggere il nuovo segretario nazionale. In campo ci sono le liste a sostegno di Matteo Renzi, di Andrea Orlando e di Michele Emiliano.

La richiesta di fermare il voto in città è stata come gettare un fiammifero acceso in una polveriera. Perché a Cassino il Pd è totalmente spaccato tra l’ala dell’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone (area Fardelli – Scalia – Renzi) e l’ala di Francesco Mosillo (con Barbara Di Rollo e Sarah Grieco) cioè l’altro candidato interno che si era schierato alle Comunali. Una spaccatura diventata insanabile perché tra i due litiganti alle scorse comunali ha vinto il terzo incomodo: il candidato sindaco del centrodestra Carlo Maria D’Alessandro. Inutile il tentativo di ricomposizione: il segretario provinciale Simone Costanzo si è dimesso nei giorni scorsi dall’incarico di commissario per la sezione di Cassino (leggi qui) per ‘oggettiva mancanza degli elementi fondamentali’.

Cosa c’entra questo con il congresso nazionale? Tutto. Perché la spaccatura culminata con le due candidature Pd alle scorse Comunali era nata a causa di una divergenza sulla conta degli iscritti. L’ala Petrarcone, regolamento alla mano, riteneva di avere diritto d’esprimere il candidato. L’ala di Mosillo, riteneva altrettanto.

Il tesseramento era l’occasione per ricontarsi. In maniera definitiva. E la conta ha detto che la maggioranza ce l’ha l’ala di Petrarcone. Impugnare il tesseramento, impedire il voto a Cassino, significa rimettere in discussione quella conta.

La votazione per il nazionale doveva tenersi domenica. A fissarla, martedì sera, è stato il presidente provinciale del Partito Domenico Alfieri. Pure lui, come Simone Costanzo, è commissario del Circolo. Preso atto delle dimissioni di Costanzo, il presidente ha detto basta ed ha convocato gli iscritti per un ultimo tentativo di mediazione (leggi qui) . Ma martedì si sono presentati solo  gli esponenti del gruppo Petrarcone – Fardelli. Nessuno dell’ala Mosillo – Di Rollo – Grieco. Alfieri allora ha deciso d’imperio: assemblea e voto domenica 2 aprile. Il che significa, maggioranza ai petrarconiani.

Ora il ricorso. Arrivato a poche ore dalla decisione di appoggiuare Orlando.

Ma sulla base di quali elementi viene chiesto lo stop. Il primo: «I due commissari non hanno proceduto alla costituzione dell”ufficio Adesioni, ai sensi del regolamento provinciale per il tesseramento». E poi l’impennata degli iscritti «passasti da 97 tessere a 1050» ben più dello scorso anno, nonostante la sconfitta elettorale. Infatti: ²si è passati da 319 a 1050 tesserati». E proprio sul tesseramento sono stati avanzati dubbi. Perché «ai vari esponenti sono state consegnate 400 tessere al di fuori delle giornate ufficiali». E non solo: «altre tessere sono state consegnate dalla federazione». Inoltre: «il commissario Costanzo si è dimesso, il commissario Alfieri ha agito da solo e non avrebbe potuto».

Le reazioni sono state esplosive. Luigi Russo ha tuonato «Nel Pd si vuole la guerra? Prontissimi! I mammasantissima provinciali sono avvisati!»

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