Saxa Gres apre le porte ai rifugiati: «Siamo stati emigranti, ora tocca a noi»

Mattoni di solidarietà. L'industriale Francesco Borgomeo scende in campo dopo la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto. E mette a disposizione la foresteria della Saxa Gres di Anagni. "Siamo stati un popolo di migranti, ora tocca a noi accogliere". Il futuro: "Ci stiamo spopolando, non dobbiamo essere egoisti".

Voleva rimanere anonimo. Si è attivato subito dopo lo sgombero del Centro Accoglienza Richiedenti Asilo a Castelnuovo di Porto: dove i bambini sono stati portati via dalle scuole ed i rifugiati sono stati messi in strada nonostante il percorso di integrazione avviato ed a buon punto. Francesco Borgomeo, l’imprenditore che ha salvato prima la ex Marazzi di Anagni e poi la ex Ideal Standard di Roccasecca si è attivato per salvare qualcuno di quei migranti. Ha messo a disposizione la foresteria dello stabilimento ora Saxa Gres di Anagni.

L’industriale è stato per alcune ore il protagonista di un derby della solidarietà con Enrico Mentana, il direttore dei telegiornali di La7 e fondatore del giornale on line Open. Entrambi erano pronti a sostenere il caso più emblematico tra quelli di Castelnuovo: Ansou Cissé, senegalese di 19 anni, centravanti della squadra del paese e maratoneta nella Athletica Vaticana, il team agonistico che rappresenta la Santa Sede nelle competizioni internazionali. Pure lui finito sulla strada.

Alla fine Ansou Cissé è stato ‘adottato’ da Open. Mentre Francesco Borgomeo ha spalancato le porte della foresteria Saxa Gres ad una famiglia o due giovani richiedenti asilo.

«Conosco i giovani della cooperativa Auxilium – racconta l’imprenditore – ho sentito che dovevo fare qualcosa. Mi sono messo in contatto con loro. La prima necessità è quella di dare un tetto a questa gente, poi si potrebbe pensare ad un percorso di inserimento lavorativo nella nostra azienda».

Chi glielo fa fare a questo imprenditore che ha salvato tre fabbriche e tutti i quasi mille posti di lavoro, rilevato dal fallimento lo stabilimento anagnino riportandolo alla produzione su tre turni, evitato la chiusura a Roccasecca, salvato la storica Tagina Ceramiche di Gualdo Tadino?

Laurea in Filosofia a La Sapienza, perfezionamento degli studi alla Pontificia Università Gregoriana: la dottrina sociale della Chiesa per lui è un modo di agire prima ancora che di pensare.

«Non dobbiamo dimenticare che siamo un popolo di migranti. – ricorda Francesco BorgomeoDovremmo farcelo raccontare dai nostri genitori cosa sono stati gli italiani nel mondo. Non dovremmo avere atteggiamenti di chiusura.  Anche noi siamo stati accolti a suo tempo. La storia insegna e dovremmo essere bravi a non dimenticare. Dovrebbe essere un obbligo come persone, come cristiani, ma soprattutto come italiani.

Poteva pensare a fare soldi, accumulare capitali: sfruttare quello che il vescovo Gerardo Antonazzo ha chiamato il Turbocapitalismo. Invece ha puntato sulla produzione, sull’industria basata sui principi etici. È specializzato nel salvare industrie, risanarle, ricollocarle sul mercato: si è ritrovato ad essere il paladino della Green Economy e della Cyrcular Economy nel centro Italia. Francesco Borgomeo è preoccupato per la direzione imboccata dalla nostra società.

«Penso che la politica stia commettendo un errore di valutazione: confondendo il Popolo con la folla». Già, quale differenza c’è? «Il primo esempio di ‘democrazia diretta’ nella Storia è quello attuato da Pilato. Quando chiese di scegliere tra Gesù e Barabba, la folla rispose che voleva libero Barabba».

Cosa significa? «Se il popolo lo fomenti e lo porti ad ascoltare la sua pancia e i suoi istinti peggiori è chiaro che diventa folla. Si sta lucrando su questo comportamento, pericoloso per tutti. Non si costruisce così il futuro, bisogna avere un senso di equilibrio anche perché non esistono italiani contro stranieri».

Matteo Salvini dice che sta solo difendendo i confini italiani. Francesco Borgomeo ribatte: «È evidente che quello dei migranti è un tema europeo e l’Italia non se ne può fare carico da sola. Ma è davanti agli occhi di tutti che il nostro Paese si sta svuotando dal punto di vista demografico. L’Istat in una ricerca ha evidenziato come nel 2050 metà del centro sud sarà senza popolazione. Già si vedono paesini abbandonati. E quindi l’accoglienza potrebbe essere una forma di recupero di intere aree del nostro territorio».