Catalent, arriva l’autorizzazione: non serve più. Rifiuti: la denuncia del prefetto

Via libera dal Ministero al progetto Catalent. ma ormai non serve più: verrà realizzato in Inghilterra. Il prefetto di Roma conferma gli allarmi sui rifiuti e le ecomafie lanciati da Ignazio Portelli

Non c’è la soddisfazione per la buona notizia: c’è l’amarezza per il sapore della presa in giro. Perché la stalla è stata chiusa quando i buoi Catalent erano ormai scappati a brucare in Oxfordshire. E perché mentre tutti a Roma si indignano invece qui a Frosinone li avevamo avvertiti da oltre un anno.

Le storie sono due e l’amarezza è la stessa. La prima storia è quella del via libera all’investimento da 100 milioni di euro per produrre ad Anagni un nuovo genere di farmaco assumendo 200 persone; arriva ormai quando il multinazionale Catalent ha già salutato tutti e trasferito nell’Inghilterra Meridionale il progetto, lasciando in Ciociaria il normale confezionamento dei medicinali. (Leggi qui tutti i precedenti).

L’altra storia è quella rivelata dal prefetto di Roma Matteo Piantedosi. Ha detto al Messaggero che una buona fetta del business delle ecomafie sta nel far girare in continuazione i rifiuti da un punto all’altro dell’Italia. Esattamente come sta facendo Roma da anni. Esattamente come aveva detto il prefetto di Frosinone Ignazio Portelli prima di trasferirsi a Palermo.

Via libera beffa a Catalent

Il timbro sulla pratica porta la data del 4 maggio 2022. Il procedimento per l’ampliamento dello stabilimento Catalent è stato completato. L’ultima firma è stata quella della direzione del Ministero della Transizione Ecologica. Siccome il suolo ed il sottosuolo interessati dal progetto non sono inquinati è un sostanziale via libera, con una serie di prescrizioni nel caso in cui venisse interessata l’area inquinata.

Si, ma ora non serve più: all’inizio di aprile la società ha comprato un polo di ricerca inglese ed ha deciso di trasferire lì progetto e reattori con cui generare le nuove molecole.

Nel frattempo, nessuna notizia dell’iter per sospendere il Sin Valle del Sacco nelle aree che non risultano inquinate. Nicola Zingaretti lo aveva annunciato all’assemblea annuale degli industriali del Lazio. In questo caso il dubbio non è burocratico ma è politico. Perché il sottosegretario alla Transizione Ecologica Ilaria Fontana aveva detto con chiarezza che per lei la risposta è No.

La beffa dei rifiuti

Intanto in mattinata è apparsa sul quotidiano Il Messaggero l’intervista al prefetto di Roma Matteo Piantedosi. Nella quale fissa alcuni punti chiave sulla gestione dei rifiuti. Sono quelli che in provincia di Frosinone vengono indicati senza successo da anni. Quali? 1. Termovalorizzatori e biodigestori sono lo strumento con cui combattere le ecomafie; 2. mandando i rifiuti in giro per l’Italia sui camion si fa il gioco dei clan.

Ha detto il prefetto. “Non spetta a me entrare nel merito delle scelte del sindaco. Ciò su cui non può esserci alcun dubbio è che oggi il sistema romano si fonda sul deficit impiantistico e questo ha determinato il continuo ricorso al trasferimento dei rifiuti anche fuori dalla regione. L’attuale situazione produce una filiera lunga dei rifiuti. E il sistema dei trasporti è tradizionalmente vulnerabile da parte degli interessi criminali“.

È quello che aveva scritto, nero su bianco, il prefetto Ignazio Portelli prima del suo trasferimento a Palermo come Commissario di Governo. Disse senza mezzi termini che la Ciociaria è terra di mafia e di camorra; dove tutti hanno fatto finta di non sapere: perché conveniva così. C’è stato silenzio. A ridosso della complicità. (Leggi qui: L’urlo di Ignazio Portelli).

Matteo Piantedosi, prefetto di Roma (Foto Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Non è un’intuizione, non è un pensiero campato in aria. Il prefetto l’ha detto sulla base di numeri precisi. “Alla luce delle analisi degli esperti, più la filiera è lunga e più il sistema è poroso dal punto di vista criminale”.

Per Matteo Piantedosi la risposta sono gli impianti di nuova generazione. Bisogna cioè “fondare la chiusura del ciclo dei rifiuti su una nuova impiantistica che metta al riparo dai pericoli, sia quelli ambientali sia quelli di tipo mafioso“.