La decisione della Catalent di spostare 100 milioni di investimenti dalla provincia di Frosinone a causa delle lentezze non è il primo caso. C'è il precedente della Dobfar. In quel caso saltarono 50 milioni e 60 posti di lavoro. Ed un intero progetto di riqualificazione
Non è la prima volta. E sempre per lo stesso motivo. I cento milioni di euro persi dalla provincia di Frosinone con la decisione di Catalent che ha spostato in Inghilterra i suoi investimenti a causa delle lungaggini, sono solo l’assurda replica di un altro caso già visto. (Leggi qui: Catalent si è stufata: i 100 milioni (e 100 posti) volano in Inghilterra).
Stessa area, stesso segmento industriale, simile importo. E stesse ragioni per rinunciare. Un paio di anni fa è stata la multinazionale farmaceutica Acs Dobfar a rinunciare ad 84 milioni di euro. Servivano a finanziare un progetto che avrebbe dato un nuovo ruolo allo stabilimento di Anagni. Perché ha rinunciato? Quando le pratiche ambientali sono state ultimate dalla Provincia di Frosinone e dalla Regione Lazio il progetto era ormai sorpassato.
L’assassino torna sul luogo del delitto
Una follia che non ha eguali in altri territori d’Europa.
Nel settembre 2016 Dphar Spa ha firmato il contratto di sviluppo con Invitalia. È la conclusione del complicatissimo bando dell’Accordo di Programma per la reindustrializzazione dell’area ex Videocon.
Prevede una serie di investimenti nello stabilimento di Anagni. L’azienda intende realizzare lì una nuova gamma di farmaci: un nuovo antibiotico; aumentare la produzione di un additivo per mangimi animali e di un enzima per l’industria della carta; migliorare l’efficienza energetica riducendo i consumi e le emissioni in atmosfera.
L’investimento complessivo previsto da quell’accordo firmato nel 2016 è di poco sotto ai 50 milioni di euro: 21 messi da Invitalia il resto dall’azienda. Della quota Invitalia, 4,3 milioni erano a fondo perduto e 16,7 milioni di finanziamento agevolato. Il progetto prevede di aumentare il personale assumendo 60 persone, attingendo dal bacino degli ex lavoratori Vdc Technologies se ci fossero le giuste professionalità.
Com’è finita? Che tra Provincia di Frosinone e Regione Lazio la pratica è stata ultimata intorno al 2019: tre anni dopo la firma degli accordi. Cioè quando ormai quel nuovo antibiotico è già diventato vecchio. Grazie lo stesso e tanti saluti.
I tempi di legge: Dobfar e le altre
I tempi si attesa sono una delle principali ragioni che allontanano gli investitori dal territorio.
Lo sanno i competitor del Lazio: in Lombardia le procedure sono semplificate e ridotte all’osso. Lo ha raccontato negli anni scorsi ad Alessioporcu.it Antonio Baldassarra il fondatore e Ceo di Seeweb che è una delle protagoniste del Cloud Computing nazionale. Nel 2006 mette una sede a Milano: «dopo poco tempo venni contattato dalla Regione Lombardia, Ufficio Studi. Fui molto sorpreso e anche un po’ preoccupato pensando a qualche adempimento. Invece “loro” volevano sapere chi fossimo, cosa facessimo in Lombardia e come “potevano esserci utili” (…) Della Regione Lazio, dal lontano 1998 non ho mai avuto notizie… ».
Nelle aree al confine con l’Italia tutte le procedure vengono espletate in una media di due settimane e l’azienda può operare.
Per comprendere quanto sia seria la situazione basta andare a rileggere il testo dell’accordo firmato al Ministero dello Sviluppo Economico quando Francesco Borgomeo salvò la ex Ideal Standard di Roccasecca per convertirla nella Grestone. L’imprenditore specializzato nelle ristrutturazioni aziendali pretese una sola clausola: “Lo Stato si impegna a rilasciare le autorizzazioni entro i tempi di Legge”. I fondi stranieri rimasero perplessi di fronte a quella frase che ai loro occhi appariva del tutto superflua.
Secondo voi i tempi sono stati rispettati?
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