Catalent, Zingaretti annuncia la fine del Sin: “È figlio di errori ed illusioni”

Il governatore del Lazio annuncia la richiesta di sospensione del Sin Valle del Sacco. Iniziativa d'intesa con il Governo. Verso un decreto. I limiti resterebbero solo nelle 'aree ripariali'. Si andrà alla riperimetrazione dell'area. All'assemblea di Unindustria "Mai più un caso Catalent”

Un colpo di penna per cancellare anni di ritardi, errori, scelte sbagliate: Nicola Zingaretti sospende il Sin della Valle del Sacco, cioè il blocco di ogni attività agricola ed industriale in provincia di Frosinone intorno a quello che è stato il fiume più inquinato d’Italia. I vincoli ambientali restano solo “nelle aree riparialicioè la fascia più a ridosso del corso d’acqua, in superifcie e sotto fino dove arriva la falda.

È la risposta della Regione Lazio al disastro Catalent, la multinazionale del farmaco che una decina di giorni fa ha deciso di spostare nell’Oxfordshire il suo investimento da 100 milioni di euro per la produzione di medicinali d’ultimissima generazione. Voleva farli ad Anagni ampliando il suo attuale stabilimento: ha atteso tre anni le risposte e le autorizzazioni di tutti gli enti che fino ad oggi hanno avuto competenza sul Sin. Alla fine Catalent ha salutato ed è andata nell’Inghilterra meridionale, aumentando di un terzo il suo investimento.

La risposta arriva durante l’assemblea annuale di Unindustria in corso a Roma: la prima in presenza dopo due anni.

Sin figlio di errori ed illusioni

«Non mi sottraggo» premette il governatore del Lazio. Tira fuori i numeri: «Avevamo 28mila pratiche ambientali arretrate, oggi sono mille ma sono ancora troppe». Indica la via: «C’è un nodo che riguarda la burocrazia e la qualità dell’amministrazione che colpisce ancora le imprese. Il caso Catalent ne è stata la conferma più dolorosa, frustrante ed evidente. Il lavoro davanti a noi è chiaro e richiede delle scelte.  Dobbiamo lavorare sulla semplificazione».

È qui che arriva l’annuncio, netto e dirompente: mette fine a tonnellate di documenti ed anni di inutili attese e spese anche solo per costruire la cuccia per il cane del custode nello stabilimento. Annuncia Nicola Zingaretti: « Per aggredire questo nodo lavoriamo sulle semplificazione e le inefficienze che hanno portato al caso Catalent. Come Regione Lazio abbiamo preso un’iniziativa con il presidente Mario Draghi, il ministro Roberto Cingolani, il Governo tutto. Abbiamo chiesto la sospensione decreto della perimetrazione del Sin. Quel decreto è figlio di errori ed illusioni. Ha finito per bloccare tutto».

Lazio verso Regione più Green d’Italia

Il vice presidente di Confindustria Maurizio Stirpe

È la risposta che gli industriali attendevano ma non osavano sperare. Il caso Catalent è stato troppo grande, più di quello che pochi anni fa ha messo in fuga un’altra multinazionale del farmaco: Acs Dobfar ha rinunciato ad una cinquantina di milioni. Una risposta che nasce da un confronto sul territorio: Nicola Zingaretti ne ha parlato con il presidente del Consorzio Industriale Francesco De Angelis, con il coordinatore della sua maggioranza in Regione Mauro Buschini, con la vice segretaria del Pd del Lazio Sara Battisti. Nasce da lì la risposta.

La sospensione è l’atto più rapido ed immediato. Poi si potrà arrivare alla cancellazione ed a tutti i decreti che richiede. Spiega Zingaretti: «Una sospensiva non per perdere tempo ma per definire in pochi mesi col territorio un perimetro che garantisca tutela, bonifica e rilancio produttivo. Un equilibrio tra sostenibilità e crescita, come ci chiede l’Europa».

Nicola Zingaretti ci crede. Crede nello sviluppo industrialòe. E mette sul piatto il risultato arrivato dopo anni di lavoro. «La parola fiducia ci ha portato a costruire il più grande consorzio industriale d’Italia che nel Lazio sta prendendo vita. Abbiamo fatto tanta strada per raggiungere questo risultato ma non basta, è già il passato. Il titolo della nostra missione deve essere ‘dal risanamento alla rinascita‘».

Crede nel Green, crede nell’economia circolare, crede in un Lazio che sia guida anche in questo settore. «Ci aspettano sfide decisive che siamo in grado di affrontare perché adesso è il tempo dei costruttori. Perché la vivacità del sistema produttivo è forte, i bilanci sono in ordine, i fondi europei non tornano più a Bruxelles. Tutte le infrastrutture che aspettavamo da anni sono finanziate. Possiamo contare sull’Europa in questo sforzo– ha aggiunto Zingaretti- Le parole d’ordine che vengono da Bruxelles dobbiamo farle nostre e farle vivere».

La collera di Camilli

Angelo Camilli

Mai più casi Catalent dice la Regione Lazio lanciando la palla nell’area del Governo che ora dovrà firmare il decreto di sospensione del Sin. Mai più casi Catalent dice il presidente di Unindustria Angelo Camilli

“Se, come dichiara il Presidente Zingaretti, vogliamo diventare la regione più green d’Europa, noi siamo della partita! Non si possono però, usare le autorizzazioni ambientali come strumento ideologico per frenare gli investimenti delle imprese. Bisogna, piuttosto, sostenere e autorizzare gli investimenti industriali in rinnovabili ed economia circolare e varare un piano pluriennale per le reti.

È un altro segnale che parla con forza della provincia di Frosinone: qui ci sono da anni i progetti per non portare più in Veneto i nostri avanzi di cucina e le erbacce falciate ai bordi dell’Autostrada ma trasformarli in gas green. Ma vengono bloccati con lungaggini simili a quelle vissute da Catalent. E tutto nonostante quei biodigestori possano protare al taglio delle bollette per tutti i cittadini, garantendo energia alle nostre imprese, in barba alla Russia.

Catalent è solo la punta dell’iceberg

Angelo Camilli accetta la sfida e la rilancia. «Noi vogliamo misurarci su questi traguardi! Ribaltiamo insieme i rovesci della medaglia che frenano lo sviluppo decisivo di filiere e territori. Sblocchiamo gli iter burocratici che fermano sviluppo e innovazione anche in eccellenze, come il nostro polo farmaceutico».

La lingua batte dove il dente duole. Ed il tema della burocrazia che fa scappare gli investimenti verso altre regioni d’Italia fa male non solo ai molari. «Non possiamo più permetterci una vicenda come quella di Catalent ad Anagni che ci lascia ancora increduli: per un’autorizzazione attesa e mai arrivata dopo oltre due anni, sono sfumati 100 milioni di dollari di investimento per un progetto di rilevanza mondiale e 100 posti di lavoro di giovani ricercatori».

Il problema è che Catalent non è un caso isolato: è la punta di un iceberg che gli induatriali segnalano da anni. Inascoltati come i telegrammi inviati al Titanic «Catalent– ha aggiunto Angelo camilli – è solo la punta dell’iceberg di una situazione non all’altezza del secondo Paese manifatturiero d’Europa».

Area di crisi ed autostrada

L’intervento di Maria Stella Gelmini

Non è l’unico tema sul tavolo. Non è l’unico dente che duole. «Sulle aree di crisi complessa di Frosinone e di Rieti facciamo presto con le graduatorie per i nuovi progetti di investimento: le aspettiamo da 3 anni».

Il polo della ceramica aspetta risposte per essere competitivo con gli altri poli nazionali del settore. «Nel distretto della ceramica di Civita Castellana come nell’area industriale di Pomezia e Aprilia, principale polo manifatturiero della regione, si opera in un contesto che è ben lontano dalle immagini patinate delle ‘valley’ produttive dell’invidiato made in Italy. Investiamo con convinzione su dotazioni infrastrutturali e servizi alle imprese” esorta Angelo Camilli.

Non basta pensare le opere e finanziarle. Occorre realizzarle. «Monitoriamo con attenzione gli 8 miliardi di investimenti del Ministero delle Infrastutture sulla regione e sulla Capitale, ma facciamo finalmente chiarezza sull’autostrada Roma-Latina attesa da trent’anni. Presidente Zingaretti, usciamo, insieme, da un infinito replay di ripartenze. Sono convinto che il Lazio può trovare proprio nell’impronta industriale una identità in cui riconoscersi».

Gas, basta scelte emotive ed indecisioni

Il Lazio poteva rispondere in tempo all’emergenza gas, ben prima che iniziasse la speculazione internazionale. E ben prima che scoppiasse la guerra in Ucraina. Ma le autorizzazioni che dovevano arrivare in 180 giorni sono ancora in giro tra un tavolo e l’altro.

«Occorrono sostegni mirati e più incisivi per le imprese dei settori energivori, con orizzonti almeno annuali, come hanno fatto altri Paesi europei. Bisogna proseguire, poi, nel cercare una soluzione strutturale alle nostre criticità. Dobbiamo ripartire da un Piano Energetico credibile, che preveda un biennio straordinario con un mix da tutte le fonti disponibili, per renderci rapidamente indipendenti dalla Russia» ha proseguito Camilli.

La ripresa post-Covid, già prima dello scoppio della guerra, ci aveva messo davanti a due fragilità trasversali del nostro Sistema Paese: la politica energetica e quella industriale. Camilli è chiarissimo sul punto: «Sul fronte energetico paghiamo scelte emotive, come quelle sul nucleare, ma paghiamo anche rifiuti e indecisioni. C’è un’opposizione ideologica, in molti territori, al recupero di energia dai rifiuti, che invece è la regola in tutta Europa. Anche sulle rinnovabili ci sabotiamo.

Ci stiamo sabotando

Angelo Camilli snocciola i dati di Terna: oltre 1400 domande per impianti ad energia pulita ancora ferme dal 2021: potrebbero produrre oltre 150 GW. «Ne basterebbero 80 per gli obiettivi nazionali di transizione ecologica».

E invece le pratiche non arrivano mai a conclusione: quella avviata da EnerAna ad Anagni va in giro da 5 anni, quella di Maestrale a Frosinone aspetta risposte da tre anni. Dal 2018 ad oggi si è registrato un aumento delle richieste di quasi il 300%. «Non sono gli imprenditori a non voler investire, è lo Stato a farli desistere. Tutto questo rende debole la nostra posizione nello scenario attuale, complicato dalla necessità di spezzare rapidamente la dipendenza dal gas russo».

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