C’è ancora cuore negli spogliatoi. E non ha la forma di un pallone

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. C'è ancora cuore negli spogliatoi. E non ha la forma di un pallone

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Gli spogliatoi sportivi sono ambienti votati al machismo. Dove tutto è virile: non conta l’orientamento, gay o etero. No. Tutto è pragmatico. Perché è lì che ci si carica per vincere la partita, battere l’avversario: non c’è spazio per le concessioni. La sconfitta non è contemplata.

Nessuna concessione. Né sul piano atletico né su quello fisico: finché l’arbitro non vede è possibile anche assestare qualche gomitata ed un calcetto agli stinchi.

Chi ha i capelli bianchi ricorda vere e proprie bestie, in senso sportivo. Pasquale Bruno fu un terzino implacabile, Beppe Bergomi fece a brandelli la maglia di Socrates ai mondiali ma non lo fece passare. Rarissime le eccezioni: Scirea un vero signore.

È il clima, è la carica, è l’agonismo spesso esasperato a giustificare tutto.

Proprio per questo c’è da togliersi il cappello di fronte al signor Riccardo Meggiorini, attaccante del Vicenza scoppiato in lacrime durante la trasferta a Lecce valida per il campionato di Serie B: non Scapoli – Ammogliati in Terza Categoria.

Parliamo di professionisti, che oltre all’agonismo dello spogliatoio hanno anche il portafogli ad aiutare a digerire gli scontri e gli insulti di gioco.

Invece, al minuto 88 di quella partita, implacabile, la telecamera mostra l’attaccante rivolgersi al terzino avversario Majer ed urlargli “Porta rispetto, cosa c’entra mia mamma?”.

Per logorargli i nervi, il difensore aveva pronunciato un insulto alla mamma dell’avversario. Solo che lei è morta nel 2017. Meggiorini poteva dargli una testata, come fece Zidane a Materazzi nel 2006. Lui no, è scoppiato a piangere al ricordo della mamma, in mezzo al campo: alla faccia dello spogliatoio, del machismo, del professionismo nel nome del quale devi sopportare tutto.

A consolarlo è stato il capitano avversario. C’è ancora del cuore in campo. Ed è più forte del sudore e dell’agonismo.

Senza Ricevuta di Ritorno.