C’è posta per te – Le vostre lettere al direttore

VITTORELLI E MONTECASSINO
mi considero un umile e appassionato lettore dei suoi arguti editoriali. Come cittadino e credente, già provato dai recenti scandali sull’amministrazione della Chiesa, sono rimasto molto colpito dalla vicenda dell’ex abate dom Pietro Vittorelli.

Colpito dalla distanza che dom Pietro ha inteso mettere tra lui, finto umile pastore, e San Benedetto, vero umile pastore ed esempio di fede. Questa vicenda ci conferma più che mai che la fede è davvero un miracolo, e va custodita e consacrata ogni giorno della nostra vita.

La vicenda di dom Pietro all’inizio mi ha stupito, poi profondamente deluso, infine, smaltito l’accoramento e l’iniziale empasse emotiva, dispiaciuto. Per una città martire come Cassino e i suoi cittadini, persone degne, per la Ciociaria tutta, e un po’ anche per lui, per dom Pietro.

Mi è venuta in mente la parabola della pecorella smarrita, in questo caso molto smarrita. E mentre pensavo ciò mi sono chiesto se davvero sia la sola pecorella smarrita, se non ce ne siano altre, magari non così lontane come lui.

Mi sono chiesto se tutti i confratelli, i praticanti e gli amici di dom Pietro, in tutti questi anni davvero mai abbiano avuto il benché minimo dubbio, o qualsivoglia avvisaglia delle difficoltà che dom Pietro stava vivendo, degli errori e del male che si stavano impadronendo di lui, della sua fragilità. Se tutte queste persone che sono state a contatto con lui davvero possono dire di non aver mai visto nulla, di aver ricevuto oggi un fulmine a ciel sereno, possono rimanere sul proprio piedistallo a giudicare.

Se invece non possono dire di non aver visto o saputo proprio nulla, insieme a tutta la comunità cristiana, hanno il dovere di aiutare dom Pietro, perché questo ci ha insegnato Cristo, che non dobbiamo sceglierci chi ci fa piacere aiutare.

Forse a Montecassino in questi anni avrebbero fatto bene meno sfilate in doppio petto e più intima spiritualità.
(Lettera firmata – Via mail verificata)

 

 

TUTTI CON ISABELITA MASTROBUONO
Gentile Direttore sui social la situazione inizia ad essere bollente . Sono un giovane professionista di Isola del Liri, e soprattutto sono cittadino che ancora ritiene che sia un dovere civico pensare liberamente e che sia un diritto ed un dovere civico quello di condividere le proprie idee. Tutto ciò senza clamore, senza secondi fini e senza associazioni e movimenti alle spalle. Come tanti, di questa purtroppo sfortunata terra, abbiamo e stiamo assistendo, alle vicende che hanno interessato la manager Isabella Mastrobuono, ma che aimè, hanno e avranno conseguenze sul diritto di salute di tutti. A prescindere dalle strumentalizzazioni e dal becero populismo che in tanti hanno fatto e stanno facendo, ho provato a dire la mia su una vicenda che ormai definire grottesca è un puro eufemismo. Pensavo all’inizio di essere una voce fuori dal coro ma, con il passare dei giorni, tanti come me, non condizionati da nulla e nessuno, hanno voluto urlare il loro appoggio ad Isabella Mastrobuono.

Ormai tutti abbiamo ben capito che non vi può essere un unico capro espiatorio a rispondere per i problemi che affliggono la sanità, bensì coesistono vari problemi la cui soluzione deve prevedere capacità, strategia e soprattutto il rispetto dell’etica manageriale e politica, a garanzia dei cittadini e delle loro aspettative di salute, tutte aspetti che la Mastrobuono stava garantendo a tutti.

Proprio per questo, i quasi 600 firmatari della petizione hanno espresso la loro rabbia ed il loro sostegno ad un manager “che non guarda in faccia a nessuno” stanchi di andare a pietire con il cappello in mano al “caporale” di turno e consci che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e sul diritto e non “sul piacere” e stanchi soprattutto dei vari dispensatori di favori e benefici vari.

Gli oltre 600 cittadini liberi, che ad oggi hanno firmato la petizione, per il loro diritto ad una buona gestione che garantisca salute ed appropriatezza delle cure, chiedono sommessamente ma con determinazione, e senza il clamore mediatico utilizzato da tanti funambolici giocolieri, che il Presidente della Regione Lazio, con un vero atto di coraggio e di onestà politica ed intellettuale reintegri Prof.ssa Mastrobuono al timone della ASL di Frosinone, perché in ciociaria e nel Lazio esistono ancora cittadini pensanti e liberi. #ISABELLAUNADINOI
(Lettera firmata – Via mail verificata)

 

Che l’eliminazione di Isabella Mastrobuono sia stata poco più di un’imboscata politica è un sospetto che in molti hanno e che tra poco sarà materia sulla quale si pronuncerà la magistratura amministrativa. A parlare sono i fatti: se al suo successore daranno tutto ciò che alla professoressa è stato negato, in termini di assunzioni e fondi, a quel punto mandanti ed esecutori avranno lasciato le loro impronte digitali su un delitto apparentemente perfetto. E per più di qualcuno, anche auspicabile, dal momento che Isabelita Mastrobuono la fossa se l’è scavata da sola per 18 mesi, rischiando di trascinarci dentro l’intero centrosinistra che l’ha individuata e nominata.

 

 

E A NOI, DEL TRICOLORE FRANCESE?
Signor direttore, perché ha sentito il bisogno di farci sapere le motivazioni del suo non tingersi di blu, bianco e rosso? Ricorda? ” Excusatio non pentita est accusatio “. Non me ne voglia se ” Ridendo castigat mores “. Sa, non la conosco e la seguo solo da poco per cui, mi creda, non ho resistito a porle sto quesito. La ringrazio, ah…..complimenti per la sua attività!
(Lettera firmata – Via mail verificata)

 

Non issare il tricolore francese è stato un modo controcorrente per ricordare che esiste una via ancora più dirompente per reagire: imporre, con il nostro voto, la politica estera che più preferiamo. Ben più di trent’anni di professione mi hanno insegnato che domenica prossima, dopo i risultati del campionato di calcio, i tricolori transalpini spariranno da tutte le bacheche. E verranno sostituiti da altri colori sull’onda dell’emozione. E’ un vecchio trucco per convincerci di avere agito, mentre in realtà non abbiamo fatto un bel niente contro i tagliagole e soprattutto contro chi li ha creati a tavolino.

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