Caligiore è finita: nove firme e tutti a casa

Nove firme sotto alla Mozione di Sfiducia. Fine dell'amministrazione comunale di Ceccano guidata da Roberto Caligiore. Ora il protocollo e la discussione in Aula. Con il voto che determinerà il ritorno alle urne

Romano Castellano Sindici

Conte del Sacco (ma non inquinato)

Nove firme: l’amministrazione comunale di Ceccano ha le ore contate. Esattamente quelle che passano dalle 23 di lunedì sera alle 8.30 del martedì mattina quando in municipio aprirà il Protocollo. L’impiegato troverà ad aspettarlo il consigliere Giulio Conti con la Mozione di Sfiducia al sindaco Roberto Caligiore. Firmata da 9 Consiglieri. Abbastanza per mandarlo a casa.

Il documento è stato firmato intorno alle 23 di lunedì sera nello studio legale dell’avvocato Manuela Maliziola, ex sindaco socialista della città. Porta le firme dei consiglieri Giulio Conti, Angelo Aversa, Luigi Compagnoni, Marco Corsi, Manuela Maliziola, Giuseppe Malizia, Filippo Misserville, Gianni Querqui e Mauro Roma.

In pratica: tutta l’opposizione più il presidente del Consiglio comunale Marco Corsi ed Angelo Aversa.

Protocollo e voto in Aula

Il documento verrà protocollato martedì mattina e portato in Consiglio Comunale: se i 9 firmatari confermeranno anche in Aula il loro voto, il Consiglio sarà automaticamente sciolto e si andrà alle elezioni. Non con anticipo: la scadenza naturale del mandato sarebbe stata tra otto mesi e la prima finestra utile sarà in ogni caso quella di giugno 2020.

È stato l’avvocato Manuela Maliziola a pretendere questo passaggio: «Non farò al mio successore ciò che venne fatto a me. Le amministrazioni cadono in Aula al termine del dibattito politico: è una forma di rispetto per i cittadini» ha detto l’ex sindaco. Che venne buttata giù da una congiura di palazzo tra Diesse e Socialisti.

Di diverso avviso Valentino Trotta, figlio dell’ex sindaco Orazio Trotta. Valentino è stato il collante ideologico, il consigliere politico che ha fatto la sintesi tra le diverse sensibilità delle opposizioni e la parte di maggioranza fuoriuscita. Pragmatico, esperto delle cose di politica, aveva suggerito di protocollare non una Mozione di Sfiducia. Bensì le dimissioni contestuali. Che avrebbero mandato tutti a casa all’sitante. Senza bisogno nemmeno di un dibattito e di un voto.

Il gruppo ha deciso in modo diverso.

La firma di Giulio

Un altra pregiudiziale è stata avanzata dal consigliere Giulio Conti: «Firmo, ma la prima firma deve essere la mia». Il Pd di Ceccano domenica lo ha deferito ai probiviri accusandolo d’essere stato la stampella del sindaco Roberto Caligiore: lo aveva tenuto politicamente in vita nello scorso consiglio.

Lui in mattinata aveva spiegato ad AlessioPorcu.it: “L’ho fatto perché non potevo lasciare ad altri la paternità della caduta di questa amministrazione. La prima firma doveva essere quella mia e dell’opposizione“.

Così è stato. (leggi qui il deferimento di Conti ai Probiviri del Pd  La rivolta del Pd contro Giulio Conti: «Fuori dal Partito»). E leggi qui la risposta di Conti «Tutto pronto per far cadere l’amministrazione Caligiore martedì sera»)

La fine della piattaforma

Il significato politico è pesante. È il fallimento della piattaforma civica che aveva eletto sindaco Roberto Caligiore: niente Partiti, solo movimenti. Doveva essere la risposta dal basso ai vecchi Partiti.

Roberto Caligiore incarnava la figura ideale: luogotenente pilota elicotterista dei carabinieri, impegnatissimo nel sociale, stimato. Non iscritto ai Partiti. (Solo dopo si è avvicinato ufficialmente a Fratelli d’Italia). Non ha funzionato: senza un Segretario, un Direttivo ed una Sezione a fare da filtro, gli egoismi dei singoli hanno tenuto in bilico l’amministrazione dal primo momento. Un passo instabile divenuto equilibrismo circense con l’uscita di scena del senatore Massimo Ruspandini: eletto a Palazzo Madama ha lasciato la fascia da vicesindaco ed il palazzo municipale. E l’equilibrio precario è diventato squilibrio costante.

La mozione di sfiducia

Nella Mozione di Sfiducia si dice che «l’operato del sindaco Caligiore ha dimostrato una pessima gestione politico-amministrativa della nostra città; inerzia, superficialità, gravi inadempienze programmatiche».

«Il sindaco non ha dimostrato d’essere in grado di portare a termine alcuna iniziativa concreta a fronte dei gravi ed urgenti problemi che attanagliano la nostra città».

«Che tale situazione è dimostrata dall’indegno spettacolo della continua revoca e sostituzione delle nomine, in particolare dell’importante carica di vicesindaco».

Il vicesindaco per una notte

Risale infatti al primo pomeriggio l’ultimo segno di squilibrio della neo maggioranza che era stata puntellata da appena un paio di giorni. Con l’ingresso del gruppo di Riccardo Del Brocco a puntellare l’amministrazione «Come estremo atto di generosità nei confronti della città» (leggi qui C’è il nuovo assessore: mezza quiete dopo la mezza tempesta).

In pratica, il sindaco ha revocato il vice che aveva nominato appena 24 ore prima. Togliendo all’avvocato Clara Di Mario la carica che le aveva assegnato sabato. E dandola all’assessore Mario Sodani. Le basi erano state gettate in mattinata, nel corso della prima riunione della nuova giunta. Tonino Aversa aveva ribadito il suo veto: rivendicava il ruolo di vice per Sodani. E alla fine gli è stato concesso.

Un chiaro segnale del caos. Al quale ora le nove firme sulla mozione mettono fine. Restituendo la parola agli elettori.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright