Ceccano fa i conti anche con i talebani e le camicie nere

I consiglieri di centrosinistra, "amici dei talebani" secondo il Fratello d'Italia Daniele Massa, lasciano deliberatamente la sala consiliare durante le votazioni per l'avallo del rendiconto 2020 e della procedura anti-dissesto. Il centrodestra di Caligiore, che non si offende se lo chiamano "fascista", se li approva da sé e li difende a spada tratta. Prima dell'ironico applauso finale della maggioranza, le reciproche accuse di irresponsabilità

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Partiamo dal dato di fatto: quello inondato da polemiche e veleni tra scontri a fuoco politico. Il Consiglio comunale di Ceccano ha approvato il rendiconto di gestione 2020 e il ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale: l’ente avrà quindici anni di tempo per ripianare un disavanzo di oltre otto milioni di euro. Il piano sarà ora sottoposto alla verifica preliminare del Ministero dell’Interno e alla valutazione successiva della Corte dei Conti.

È stato deciso dai voti della sola maggioranza di centrodestra: accostata, nell’occasione, alle camicie nere. Dopo che l’opposizione di centrosinistra, affidatasi alla diserzione in corsa, è stata definita “amica” dei talebani. In entrambi i casi per raffigurare l’estremismo a cui il Comune non può di certo ricorrere per recuperare quanto gli devono i debitori in modo da pagare agevolmente i creditori: non può purgare e manganellare chi non paga e nemmeno mandargli a casa gli studenti coranici armati.

Il disavanzo dell’amministrazione Caligiore

La proiezione della prima seduta consiliare del Caligiore bis

Il disavanzo non è un debito, ma un’eccedenza delle uscite sulle entrate: un “buco” da colmare. Chi metteva i soldi che non c’erano? Il Tesoriere: ruolo svolto da una banca. Sinora si restituiva un milione di euro all’anno, comprensivo di interessi passivi. D’ora in poi, invece, ne sarà rimborsato mezzo.

Bisogna evitare, però, che il disavanzo continui a crescere. Cioè si devono mettere le briglie alle spese. Altrimenti lo squilibrio continuerà ad essere all’ordine del giorno. Se ne discute sin dall’insediamento della seconda amministrazione Caligiore. (Leggi qui Disavanzo milionario, Corsi ci mette il dito ma gli ricordano il ‘tradimento’).

È stata avallata, pertanto, la certificazione delle entrate e spese deliberata dalla giunta. L’esecutivo di Palazzo Antonelli avrebbe dovuto farlo entro lo scorso 31 luglio. Ma al pari di una decina di altri Comuni ciociari non lo ha fatto. Visto il loro ritardo, il prefetto Ignazio Portelli ha redarguito e diffidato i sindaci, tra cui Roberto Caligiore, ad adempiere entro agosto.

Il Comune poi ha messo in campo misure correttive che puntano a scongiurare un potenziale dissesto finanziario. Significa che ha apportato una serie di correzioni al metodo usato fino al recente passato per gestire la contabilità: glielo ha chiesto la deliberazione 64/2021 della Corte dei Conti, che ha riscontrato irregolarità nella tenuta dei conti. Ceccano si è ora uniformata ai principi contabili introdotti dal 2015 dalla contabilità armonizzata: che lo Stato ha introdotto per rendere omogenei, confrontabili e aggregabili i bilanci degli enti locali. (Leggi qui E la Corte bussò al Castello dei… conti).

Ancora troppa anticipazione di cassa

Un momento del Consiglio Comunale di Ceccano

Il dissesto del Comune di Ceccano, come accertato dalla sezione regionale di controllo, potrebbe verificarsi se non si metterà un freno al reiterato ricorso all’anticipazione di cassa: dovuto alle difficoltà riscontrate nella riscossione dei crediti e nel pagamento dei debiti.

La cancellazione di vari residui attivi (entrate accertate ma non ancora riscosse) e la crescita del fondo crediti di dubbia esigibilità (quelli di cui non è per l’appunto certa la totale riscossione) hanno portato a un disavanzo ancor più corposo.

Non è di certo sorprendente che una maggioranza si voti da sé i bilanci del Comune che amministra. Come non lo è che un’opposizione dica No o, per evitare di essere additata come nemica della propria comunità, si affidi all’astensione: che è comunque un voto.

Nell’ultimo Consiglio comunale, il primo del Caligiore 2 in cui si è mostrata totalmente coesa, la minoranza ha invece deciso di non votare: di prendere letteralmente le distanze dai conti del centrodestra al governo.

Il centrosinistra prende le distanze

L’opposizione

La scelta politica concordata dai consiglieri di centrosinistra Marco Corsi, Emiliano Di Pofi, Mariangela De Santis, Emanuela Piroli e Andrea Querqui? Sono usciti fuori dall’aula consiliare durante le due votazioni. Salvo riprendere posto tra l’una e l’altra esclusivamente per produrre e mettere agli atti un documento congiunto.

Con il quale hanno dichiarato «la propria indisponibilità ad avallare in alcun modo scelte conseguenti all’imprudente ed inadeguata gestione di questa amministrazione i cui effetti si ripercuoteranno sui cittadini e sulle future generazioni». La reazione della maggioranza, che ha accusato la controparte di irresponsabilità e la ha esortata a rassegnare le dimissioni, è stata un ironico applauso finale.

Di quella delibera della Corte dei Conti le due parti avverse continuano di fatto a riportare soltanto quello che conviene alla propria parte politica. E dal canto suo il sindaco Caligiore, titolare della delega al Bilancio, ha marcato uno spartiacque tra il 2015 – l’anno di introduzione della contabilità armonizzata – e la gestione economico-finanziaria seguente.

Il sindaco: «La Corte ci ha detto “bravi”»

Roberto Caligiore

Il primo cittadino ha accentuato che proprio nel 2015, all’inizio del suo primo mandato, l’anticipazione di cassa ammontava a 5.7 milioni. Mentre nel 2019, durante il commissariamento prefettizio che si è accompagnato alla sua caduta e ha preceduto il suo reinsediamento, è scesa a quota 1.9: cioè 3.8 milioni in meno.

Ha evidenziato poi la cancellazione di tanti residui attivi, «che nel 2012 erano 26 milioni di euro – ha relazionato – e nel 2020 sono 19»: nel giro di otto anni, quindi, sono diventati difficilmente riscuotibili sette milioni di euro. Tra questi, tanto da adire le vie legali, oltre un milione di euro dal gestore idrico Acea e un altro dall’Ater. Nonché almeno due che non sarebbero stati tempestivamente e complessivamente riscossi da Equitalia e Agenzia delle Entrate. (Leggi qui Quattro conti e tante polemiche).

Un’altra sgradita novità della contabilità armonizzata, a detta di Caligiore, è proprio il fondo crediti di dubbia esigibilità: che, d’altro canto, serve per non prendere in considerazione entrate di fatto ipotetiche. Si parla ormai di nove milioni di euro nel caso del Comune di Ceccano.

In poche parole, secondo il sindaco, va tutto bene perché la Procura non è intervenuta, si è scongiurato il dissesto al contrario di tanti altri Comuni e «la Corte dei Conti – ha dichiarato nell’occasione – ci ha detto che stiamo facendo bene».

Gizzi: «Colpa dell’eredità di quelli di prima»

Stefano Gizzi con il senatore Massimo Ruspandini

L’assessore Stefano Gizzi, che nel Caligiore 1 si occupava dei conti e del patrimonio dell’ente, ha tenuto anche a ricordare che «abbiamo dovuto sanare debiti fuori bilancio, risolvere contenziosi coi dipendenti e pagare mutui ereditati dal centrosinistra».

Il collega di giunta Mario Sodani, inoltre, ha citato uno specifico passo della delibera della Corte dei Conti: quello che colpevolizza le amministrazioni precedenti.

Perché già nel 2013, quando era sindaca la socialista Manuela Maliziola, la sezione regionale di controllo aveva stigmatizzato «l’irregolarità delle movimentazioni contabili relative alle anticipazioni di tesoreria – ha letto testualmente -. Tali da inficiare il risultato di amministrazione già a partire da quello del 2008».

Ovvero che che già dalla prima amministrazione Psi guidata da Antonio Ciotoli il saldo tra debiti e crediti risultava sovrastimato: un milione di troppo nei quasi 3.5 riportati.

«Tra quelli di prima c’è pure Caligiore»

La consigliera di opposizione Mariangela De Santis (Nuova Vita)

All’estrema soddisfazione della maggioranza si è contrapposta la massima preoccupazione dell’opposizione. «Questa amministrazione – ha premesso Mariangela De Santis a nome del quintetto di centrosinistra – ha dimostrato inadeguatezza e incapacità amministrativa continuando peraltro a raccontare ai cittadini la “favola” del bilancio virtuoso»

«Nonché ad addebitare responsabilità a “quelli di prima” – è andata avanti – ai quali va riconosciuto perlomeno il merito di non aver mai portato il Comune di Ceccano a ricorrere a procedure di riequilibrio finanziario o dissesto».    

Hanno poi ricordato al sindaco che tra “quelli di prima” c’è anche lui: perché, salvo l’annata di commissariamento, guida la città da sei anni. Non accettano che il centrodestra non si assuma le proprie responsabilità e faccia esclusivamente a scaricabarile nei confronti delle precedenti amministrazioni e della contabilità armonizzata.

«Come ribadito dalla Corte Costituzionale con sentenza numero 80 del 2021 – sempre a motivare la defezione – la pluriennale riduzione degli oneri di ripianamento del maggior deficit incorre anche nella violazione dei principi di responsabilità del mandato elettivo e di equità intergenerazionale».

Da una Corte all’altra: dai conti alla Costituzione

Ignazio Portelli, prefetto di Frosinone. (Foto: Stefano Strani)

È la stessa sentenza che aveva citato Caligiore in risposta alla dura missiva del prefetto Portelli: perché anche l’Anci, l’associazione dei Comuni Italiani è convinta dell’illegittimità costituzionale di parte dell’articolo 39 del Decreto Milleproroghe del 2019. È quella attinente alla disciplina del fondo anticipazione di liquidità: Anci e Comune di Ceccano ritengono che possa provocare ancor più dissesti negli enti locali in difficoltà.  

Gli oppositori hanno invece messo in risalto il fatto che restituire mezzo anziché un milione di euro, a fronte di un disavanzo balzato da 3.5 a oltre otto milioni, sia da irresponsabili anche e soprattutto nei confronti degli adulti di domani: i giovani di oggi.

Ritengono che l’azione amministrativa non sia stata improntata ai tre principi fondamentali: economicità, efficacia ed efficienza. Ovvero che non sia all’insegna del miglior risultato con il minimo costo.

E oltre a criticare il tenore della missiva di risposta a Sua Eccellenza Portelli, contraddistinto secondo loro da giustificazioni pretestuose, «questa opposizione – aggiungono in conclusione – non è stata opportunamente coinvolta nelle scelte politico-amministrative». Come a dire: il bilancio lo avete preparato senza di noi e ve lo approvate da soli.

Gli amici dei talebani e le camicie nere

Il consigliere di Fratelli d’Italia Daniele Massa

Ma la bagarre conclusiva non è stata l’unica di giornata. Dopo neanche un’ora di seduta, il presidente del Consiglio Fabio Giovannone è stato costretto a interromperla. Perché il consigliere di Fratelli d’Italia Daniele Massa ha mandato su tutte le furie l’opposizione.

Si è rivolto così ai consiglieri di minoranza: «Io non so come avreste pensato di recuperare soldi. Forse avreste mandato le nostre forze di polizia casa per casa a prendere i soldi come stanno facendo i vostri amici talebani in Afghanistan. Ed è facile criticare dalle spiagge in pieno stile Di Maio».

Apriti cielo: in diretta streaming e a microfoni spenti. In tutta risposta, tra gli altri, Emanuela Piroli a pieni polmoni: «Di fronte a un dramma che ci colpisce tutti (la crisi afghana, ndr), io questa roba qua non l’accetto. “Fascisti”, qua dentro, non l’ho mai detto a nessuno». Non sarebbe stato un problema secondo il sindaco FdI Caligiore: «Non è che ci offendi se ce lo dici».

Infine, dopo la ripresa dell’adunanza, il già destrorso Marco Corsi ha detto la sua: «Noi non siamo amici dei talebani e non vorremmo recuperare i crediti come loro – ha replicato al delegato alle politiche giovanili, tacciandolo di diseducazione -. Probabilmente dovremmo fare come facevano le camicie nere una volta. E stendo un velo pietoso su queste battute, sulla mia ma anche sulla tua».

Che si stenda allora.