Cena a tre per decidere il futuro della giunta Natalia (di F. Ducato)

Cena a tre per definire gli assetti della giunta Natalia dopo l'uscita di Simone Pace. L'affare si complica. C'è chi vorrebbe il rimpasto. O comunque non intende lasciare a Ciprani le super deleghe

Franco Ducato

Conte del Piglio (ma non) in Purezza

Quello che all’inizio poteva sembrare solo una rapida fase di assestamento comincia a sembrare qualcosa di più complesso. A metà tra una partita a scacchi ed una gara di forza. Uno stallo che magari si risolverà in pochi giorni. Ma che potrebbe comunque lasciare degli strascichi in seno alla maggioranza.

Ad Anagni il tema è, se non fosse chiaro, quello del cambio della guardia nella giunta Natalia. Dove le procedure dopo la defenestrazione (pardon, le dimissioni) dell’ex assessore dopo la brutta storia del decreto penale di condanna (che non è una condanna, sempre bene precisare) stanno cominciando ad incartarsi. (leggi qui Giunta senza Pace: alle 8.30 protocollate le dimissioni: ora inizia la vera partita e anche qui «Caro Simone… » Il sindaco accetta le dimissioni. Ha già il nome del sostituto di Pace)

Perché?

Ci si può fermare alla versione ufficiale; quella secondo la quale le consultazioni in pieno stile quirinalizio stanno andando avanti da qualche tempo solo per consentire un passaggio di consegne pragmatico e funzionale, che non intacchi la macchina amministrativa. Anche se risulta un po’ complicato immaginarsi Natalia che, con fare presidenziale, riceve le delegazioni a palazzo.

Ed in effetti la realtà, a quanto pare, è un po’ più complessa.

Partiamo da un dettaglio. Culinario in questo caso. Le solite voci maliziose giurano di aver visto in città più volte negli ultimi giorni Vittorio D’Ercole (Vicesindaco ed assessore all’urbanistica, in quota Lega) a cena con Pierino Naretti e Guglielmo Rosatella ( consigliere comunale e segretario cittadino di Fi). Per degustare qualche buon piatto? Probabile. Ma sembra che l’argomento di conversazione sia stato più politico; ovvero, la necessità di un rimpasto complessivo nella giunta del sindaco.

E qui bisogna tornare al nome che ormai sembra definitivamente avviato ad entrare nella stanza dei bottoni. Cioè quello di Enzo Ciprani, memoria storica della politica anagnina, padre di Progetto Anagni, poi confluito nella lista Identità Anagnina.

Pare assodato che, al netto di terremoti, il prossimo assessore debba essere lui. Il problema è capire con quali deleghe. Già, perché il progetto del sindaco sarebbe quello di un semplice ricambio nominale. Una sostituzione di figurine che vedrebbe, nella home page del sito del Comune, la foto di Pace scambiata con quella di Ciprani senza neanche un ritocchino alla riga delle deleghe. Che rimarrebbero quelle di «Assessore Lavori Pubblici, Edilizia scolastica, Project financing, Industria, Reti infrastrutturali e Rapporti con il gestore idrico integrato».

Ed è qui che la cosa si complica, per almeno due motivi.

Il primo è di natura prettamente tecnica. C’è chi obietta che un assessorato pesante come quello avrebbe bisogno di un qualche tipo di competenza specifica che Ciprani, sia pur esperto in altri campi, non sembrerebbe in grado di poter proporre. Vero è che anche Pace non era propriamente un tecnico; e comunque, proprio oggi si è deciso che Lino Banfi rappresenterà il governo nella Commissione Italiana Unesco, quindi vale tutto (si scherza, eh!).

Il secondo, quello che potrebbe creare più intoppi, è di natura politica. La realtà infatti, al netto delle veline ufficiali, è che l’arrivo di Ciprani sic et simpliciter come erede di Pace in tutto e per tutto non convince la maggioranza. Perché viene considerata una mossa che potrebbe non essere compresa dopo aver impostato tutta la campagna sul concetto del cambiamento. Ma soprattutto perché si punta, nel caso, ad una ridistribuzione delle deleghe.

Ed è qui che torniamo alla cena D’Ercole-Naretti-Rosatella. Che avrebbe avuto come scopo proprio quello di chiedere spazio per Fi al tavolo della giunta. Come noto, il partito di Berlusconi non ha al momento rappresentanti nella squadra di governo.

La motivazione è sempre stata il fatto che nel governo Fi esprime il sindaco. Ma sembra che la spiegazione stia sempre più stretta ad un po’ di persone. Che premono per avere più spazio. Si parla anche di documenti politici che sarebbero sul punto di essere redatti e recapitati al sindaco in tal senso.

Per non dire che anche Lega e Fdi ( ma pure il Polo Civico del Presidente Giuseppe De Luca sta facendo pressioni in tal senso) punterebbero a una poltrona. Anche se poi tutto rimane sotto la cenere e non arriva mai agli onori delle riunioni di maggioranza. Quelle ufficiali, almeno.

Resta da capire se avrà più peso il potere del sindaco. O se prevarranno le logiche di chi chiede «equilibri più avanzati» ( cit.)

Perché quindi, per concludere, tutto questo ritardo ad Anagni?

Perché al momento il governo del cambiamento si trova invischiato in una tradizionale, addirittura democristiana, fase di risistemazione degli equilibri. Una prassi non nuovissima, in effetti. In cui sembra addirittura di risentire le parole tratte da un manuale vecchio, ma sempre attuale.

Mi pare si chiamasse Cencelli.

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