Tante cene, troppi menu e ingredienti accostati male

Le due anime del centrodestra cassinate continuano a seguire rotte proprie. La discriminante è Mario Abbruzzese. Nulla ha insegnato l'esempio di Ripi. I patti per distruggere non sempre sono buoni per costruire

Alberto Simone

Il quarto potere logora chi lo ha dato per morto

Una cena tira l’altra nel centrodestra di Cassino: da un lato Mario Abbruzzese con vecchi e nuovi amici. Dall’altro l’ex sindaco Carlo Maria D’Alessandro con il suo gruppo di “Liberi e Forti”. Dopo gli incontri dei giorni scorsi, altri sono in programma per la prossima settimana. Ma si cerca di giungere ad una soluzione o quantomeno ad un dialogo tra le due anime del centrodestra. Sono quella “Mario free” e quella che invece è ancora fedele ad Abbruzzese. Perché ora l’imbarazzo è palpabile, tant’è che qualcuno inizia a smarcarsi da questi incontri. (Leggi qui Carlo Maria si intesta la leadership. Usando i lavori).

Mario Abbruzzese Foto © Daniele Scudieri / Imagoeconomica

«Oggettivamente non stiamo faendo una bella figura» ha confidato ai suoi un dirigente di un importante Partito della coalizione. E in effetti non ha tutti i torti: quello che sta avvenendo nell’ambito del centrodestra è davvero poco edificante. E non fa onore ai Partiti e ai dirigenti. Non perché ci sia qualcosa di illegittimo, nemmeno perché non sia lecito avere opinioni diverse: ma qui il problema non sono le opinioni politiche e le diverse visioni di Cassino, qui la divisione è su un uomo: pro o contro Abbruzzese, a prescindere dai contenuti. Così è una mortificazione per gli elettori. Almeno per chi crede ancora nei Partiti.

Così si finisce per gioca in una sola “parte” del campo. E si preferisce fortificare la propria squadra, piuttosto che avere strane contaminazioni. Ma di unire la squadra del centrodestra ad oggi non se ne parla, soprattutto se il capitano resta Mario Abbruzzese.

Non è un fenomeno di oggi, non è solo di Cassino. Preso da questa pazzia il centrodestra è stato capace di castrarsi alle scorse elezioni Provinciali: quando è stato confermato presidente Antonio Pompeo ma la maggioranza dei voti stava con il centrodestra. Abilissimo il centrosinistra a sfruttare le spaccature, abilissimo ancora di più il centrodestra nel tagliarsi gli attributi per fare un dispetto ad un uomo soltanto.

Se c’è Mario ognun per sé

Mario Abbruzzese con Rossella Chiusaroli

A puntare i piedi ora a Cassino è in particolar modo l’ex sindaco Carlo Maria D’Alessandro e il suo movimento “Liberi e Forti”. Lui preferisce dialogare con gli ex nemici del centrosinistra come l’ex sindaco Peppino Petrarcone e l’uomo al quale questi ha delegato il ruolo di leader ndell’opposizione Salvatore Fontana. Meglio con loro piuttosto che siglare una tregua con Abbruzzese e gli ex dissidenti capeggiati da Rossella Chiusaroli.

Umanamente comprensibile. Perché Rossella Chiusaroli è la ex capogruppo di Forza Italia che ha capeggiato la fronda dei dissidenti, logorando l’amministrazione di Carlo Maria D’Alessandro fino a farla cadere. Perché l’ex sindaco è convinto (ma non ha le prove) che il mandante occulto di quell’operazione sia stato Mario Abbruzzese. Ma qui si torna al concetto precedente: una cosa è la politica ed altro sono i rancori personali.

Da sx, Fardelli, Mignanelli, Petrarcone e Fontana

Ma l’imbarazzo non riguarda solo il centrodestra. Esso chiama in causa anche quella parte di centrosinistra che la scorsa settimana ha incontrato l’ex sindaco ed altri esponenti del centrodestra. Tra essi cui il consigliere della Lega Franco Evangelista. In particolar modo i consiglieri Fontana, Petrarcone, Mignanelli e Fardelli.

I consiglieri renziani formalmente non hanno ancora costituito il gruppo di Italia Viva in Consiglio. E men che meno formato un minimo di classe dirigente in città. Tuttavia si dicono tali solo perché folgorati sulla via di Rignano e presenti all’ultima Leopolda. O per una tacita benedizione di Ettore Rosato.

Salera-Mosillo: cagnesco che fu

da sinistra: Alessandro D’Ambrosio,Peppino Petrarcone, Enzo Salera, Sarah Grieco, Massimiliano Mignanelli e Francesco Mosillo

I ‘renziani’ hanno giustamente usato toni duri nei confronti di Enzo Salera. Questo quando, caduta l’amministrazione di centrodestra nel febbraio del 2019, ha iniziato a dialogare con quella parte del centrosinistra capeggiata da Francesco Mosillo. Mosillo che nel 2016, candidandosi a sindaco contro Petrarcone aveva contribuito a consegnare la città al centrodestra. In effetti tra il 2016 e il 2019 i rapporti tra Enzo Salera e Francesco Mosillo sono stati sempre abbastanza freddi, quasi inesistenti. E se esistevano erano in contrapposizione.

L’improvvisa unione tra i due (e il contemporaneo divorzio tra Salera e Petrarcone) è costata all’attuale sindaco una morale costante. Morale da parte dell’opposizione che gli ha rinfacciato il passato. «Meglio che non ricordo quello che dicevi di Mosillo quando eravamo insieme». Lo ebbe a dire Petrarcone in un recente Consiglio comunale.

Nulla di cui meravigliarsi, per carità: è il gioco delle parti che in politica è più che legittimo. Va però evidenziato che Salera e Mosillo, anche se quasi sempre in disaccordo in quegli anni, soprattutto dopo la sconfitta del 2016, appartenevano allo stesso partito: il Pd.

Il nemico ci unisce, e solo quello

Benedetto Leone

Oggi la storia è differente. Fontana, Petrarcone, Mignanelli, Fardelli, Evangelista. E poi D’Alessandro, Di Mambro, Leone, Panaccione e chi più ne ha più ne metta. Vengono da storie, culture e tradizioni che nulla hanno in comune. Se non l’avversione per l’attuale amministrazione. Il rischio è di ritrovarsi tra le mani un’unione per distruggere e non per costruire.

È un po’ la stessa cosa accaduta a Ripi nei mesi scorsi. Si è venuta a creare un’alleanza che è stata capace di mettere in crisi il sindaco Piero Sementilli, fino a far cadere la sua amministrazione. Ma una volta distrutto non è stata capace di costruire. Ed è stato evidente da subito. Al punto che nel giro di due mesi il sindaco Sementilli è stato rieletto e chi l’ha fatto cadere non è più in Consiglio comunale.

Lo stesso legame per la distruzione rischia di crearsi a Cassino. Non per mancanza di capacità dei protagonisti. Ma perché, non ce ne voglia l’ex vicesindaco Benedetto Leone, ma Cassino non è Terelle. Le alleanze civiche con dentro tutto e il contrario di tutto per portare avanti progetti amministrativi vanno più che bene nei piccoli centri.

Non in una città sede di un importante insediamento industriale. E di un prestigioso ateneo e dell’abbazia di Montecassino. Città che ha bisogno di un indirizzo politico chiaro.

Quella andata in scena l’altra sera a Pizza e Babbà è un’ alleanza che va bene, forse per una rapida campagna elettorale. Questo quando si prova a mettere insieme un po’ di tutto. (e a Cassino come ha già visto Petrarcone non è andata bene). Ma oggi qual è la motivazione politica? Quella che spinge quella parte del centrodestra a dialogare più con quel centrosinistra ostile a Salera che non con il centrodestra di Mario Abbruzzese? (Leggi qui Pizza, babbà e opposizione: a cena il fronte anti Enzo… e Mario).

Mezzo amarcord: Peppino ‘affarista’

L’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone. Foto © Michele Di Lonardo

E perché quei consiglieri di centrosinistra – Pd o Italia Viva che siano – preferiscono mettersi a tavola con leghisti e forzisti? Per costruire cosa? Che l’obiettivo primario sia quello di distruggere è chiaro ed evidente. Anche legittimo. Ma non basta.

Soprattutto occorre chiarezza. Visto che una delle accuse che viene mossa all’attuale sindaco è quella di incoerenza. Noi non sappiamo quello che Salera diceva di Mosillo parlando con Petrarcone. L’ex sindaco Petrarcone dovrebbe però ricordarsi quello che il suo compagno di Partito (ribadiamo: ancora in fase di costituzione) diceva su di lui.

Il 19 settembre del 2014 lo accusava «di fare schifezze». Perché sosteneva l’elezione di Pompeo a presidente della Provincia. Poi nel 2015 ebbe a dire: «Siamo in presenza di un uomo d’affari, non di un sindaco». Ora “l’uomo d’affari” è il suo alleato. Che a sua volta cerca alleanza con l’ex sindaco. Ex, perché anche lui ha firmato per sfiduciarlo e mandarlo a casa.

Insomma la situazione è grave, ma non seria.

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