Avanti popolo, magari però basta scissioni

(Foto: Daniele Scudieri / Imagoeconomica)

Senza Ricevuta di Ritorno. La ‘Raccomandata’ del direttore su un fatto del giorno. A cento anni dalla nascita del Pci: frutto di una scissione, non ha mai smesso di scindersi per tutto un secolo

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Per molti è stato un’illusione, per parte di loro una delusione. Per altri un modello, per taluni una fede laica. Cento anni fa nasceva il Partito Comunista Italiano

Piaccia o non piaccia, è stato un pezzo della storia di questo Paese. Con Gramsci ed il suo ruolo nell’antifascismo, con Togliatti e l’unità democratica che ha portato a scrivere la Costituzione, con la netta opposizione alle Brigate Rosse pagata con il sangue.

Poi la Bolognina, la graduale uscita dalle fabbriche: segno di un Partito imborghesito secondo alcuni, un Partito che si trasforma per seguire le masse che si candida a guidare, secondo altri.

Piaccia o no, un pezzo della nostra democrazia gliela dobbiamo. Ricordando sempre che la sua versione italiana, come quella francese di Marchais e quella spagnola di Carrillo erano ben altra cosa da quello sovietico. Non a caso lo storico direttore de Il Giornale Indro Montanelli, sulla sua scrivania aveva una foto di Stalin: perchè era l’uomo che aveva ucciso più comunisti di chiunque altro.

Cattiverie di chi aveva vissuto un mondo diverso. Sbagliato giudicarlo con gli occhi del mondo di oggi.

Anche perché oggi di quel Partito è rimasto ben poco. Anzi: una sola cosa gli è rimasta di cento anni fa: nacque a Livorno da una scissione con i socialisti. In un secolo non ha mai smesso di scindersi.

Senza Ricevuta di Ritorno

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