Se il centrodestra snobba le Regionali del Lazio

La vera battaglia dietro alle candidature per le Regionali di Lazio e Lombardia è quella per accaparrarsi le candidature nei collegi Uninominali, soprattutto al Senato.

I colpi di scena e la quantità di nomi circolati in questi mesi per la candidatura del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio testimoniano come le Regionali vengano considerate da Silvio Berlusconi come una sorta di consultazioni figlie di un dio minore.

 

Come dimostra anche il “pasticciaccio” del passo indietro di Roberto Maroni in Lombardia, che di fatto ha reso palese come tra lo stesso Berlusconi e il leader lumbard Matteo Salvini al massimo si potrà parlare di “matrimonio di interesse”.

 

Da quando il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi ha annunciato la sua candidatura nel centrodestra i nomi si sono moltiplicati. Soltanto per ricordarne alcuni: Claudio Fazzone, Francesco Giro, Paolo Barelli, Nicola Porro, Paolo Liguori, Paolo Del Debbio, Luisa Todini, Gennaro Sangiuliano, Massimiliano Giansanti, Giancarlo Cremonesi. Oltre naturalmente a Maurizio Gasparri e Fabio Rampelli.

 

Alla fine, questa mattina Berlusconi ha deciso di rinunciare ad “imporre” la candidatura di Maria Stella Gelmini in Lombardia. (leggi qui Berlusconi: Si a Gasparri». Ma Pirozzi gli guasta la festa). Il modo in cui ha dato il via libera a Maurizio Gasparri nel Lazio significa che invece il centrodestra potrebbe accodarsi a Sergio Pirozzi, già esponente di Fratelli d’Italia e vicinissimo a Matteo Salvini, numero uno della Lega.

 

È evidente che sul braccio di ferro per le candidature alla presidenza di Lombardia e Lazio si stanno giocando anche le partite della suddivisione dei collegi maggioritari.

 

La suddivisione iniziale è: 40% a Forza Italia, 35% alla Lega, 15% a Fratelli d’Italia, 10% alla quarta gamba centrista. Tutto questo però dimostra la “precarietà” dell’accordo nel centrodestra. Lazio e Lombardia sono regioni “chiave”, che possono ribaltare scenari già disegnati.

 

I Cinque Stelle ci credono, il Pd di Matteo Renzi adesso crede nella possibilità di giocarsela. In provincia di Frosinone, come nel resto d’Italia, la battaglia nei collegi maggioritari sarà decisiva a questo punto. Nel Lazio poi c’è il fattore Nicola Zingaretti. Se fa la differenza… chi lo fermerà più.