La presidenza del Consiglio comunale di Sora può andare all’esponente dell’opposizione più votato: Lino Caschera. Riequilibrerebbe la presenza Dem nella coalizione di maggioranza. Che dovrà però ritirare il nome di Fausto Baratta. L'opposizione dice No: se deve essere un nome nostro lo scegliamo noi.
Né l’uno, né l’altra: il Presidente del Consiglio Comunale di Sora non sarà né il candidato proposto dalla maggioranza Fausto Baratta, né la candidata indicata dalla minoranza Manuela Cerqua. La sintesi sul nome da eleggere la farà direttamente l’Aula. E sarà il primo banco di prova per la maggioranza guidata da Luca Di Stefano. (Leggi qui Una poltrona per due: ma non per Caschera).
Il neo sindaco ha indicato la linea da seguire: la Presidenza deve andare ad un esponente dell’opposizione, vuole discontinuità con le ultime due Consiliature; sia il predecessore Roberto De Donatis e sia il sindaco ancora precedente Ernesto Tersigni avevano scelto un esponente del loro schieramento.
Ma Luca Di Stefano non vuole cedere quella presidenza all’opposizione: vuole scegliere un esponente dell’opposizione. Il che è una cosa ben diversa. Come ricorda in queste ore proprio Manuela Cerqua: se si vuole dare quel ruolo all’opposizione il nome non può farlo la maggioranza.
Nel nome di Lino
Le evidenze dicono che il nome dell’opposizione scelto da Luca Di Stefano è quello di Lino Caschera. Cioè il leader indiscusso della Lega sorana, il signore delle preferenze con i suoi 630 voti (più altri duecento annullati perché scritto sotto al simbolo sbagliato). Caschera è infatti il primo degli eletti.
Perché quella scelta? I maligni parlano di una cambiale politica da onorare. Poco credibile: le cambiali di quel genere scadono un secondo dopo la proclamazione del vincitore. E allora? Indicando il leader della Lega, Luca Di Stefano riequilibra la sua coalizione. Pendeva a sinistra dopo l’ingresso di Pd e Progressisti: avevano rinunciato a candidare un loro sindaco chiedendo in cambio il vice. Fatto. È Maria Paola Gemmiti. Con la designazione di Lino Caschera ora l’asse torna ad essere bilanciato.
Non è stata una scelta facile per il sindaco. Lino Caschera è l’uomo che ha spinto Luca Di Stefano a scendere dal Carroccio un anno fa: non c’era posto per entrambi. In politica, come in guerra, i nemici di ieri possono essere gli alleati di domani.
Ma come si potranno riversare i voti su Caschera se al Protocollo sono stati indicati i nomi di Baratta e Cerqua? Lo Statuto comunale ed il Regolamento d’Aula sono entrambi superabili: perché l’assise civica è sovrana. Unica premessa indispensabile sarà che Fausto Baratta ritiri la propria disponibilità. Tutto il resto sarà un problema eventualmente politico. Non certo procedurale o legale.
Ma l’opposizione dice no
L’opposizione dice No. Se deve passare la versione che la Presidenza andrà ad un uomo dell’opposizione allora vogliono essere loro ad esprimerlo. E quel nome è Manuela Cerqua, seconda più votata dopo Caschera.
“Con la proposta della mia candidatura alla presidenza del Consiglio comunale sicuramente è stata perseguita l’idea di poter dare un ruolo istituzionale importante ad una donna. Sarebbe la prima volta per Sora. Certamente ci sono state e ci sono altre donne che avrebbero potuto egregiamente ricoprire questa carica. È strano che non sia mai avvenuto, sarebbe una vittoria significativa. Abbiamo candidato una donna a sindaco di Sora e ora ne abbiamo proposto una alla carica più alta del Consiglio comunale”.
La presidenza d’Aula è stata assegnata alla minoranza, per bon ton istituzionale a prescindere dal nome, oppure per una convenienza interna della maggioranza?
“Sarebbe chiaramente una novità, un segno di apertura e di rinnovamento del metodo di amministrare. Alla luce delle voci e dei proclami del sindaco, abbiamo creduto corretto e coerente che fosse la minoranza a scegliere il nome del candidato alla presidenza. E noi lo abbiamo fatto. Se poi si volesse imporre un nome senza l’effettivo accordo della minoranza, potrebbe sembrare più il pagamento di una cambiale elettorale che un segno di novità politica”.
La mossa politica della quarta firma con la quale è scattata la sua candidatura ha costretto anche la maggioranza a presentare una proposta…
“Dovevamo scegliere chi potesse rappresentare le opposizioni in Consiglio. Ci siamo riuniti e confrontati. Da subito c’è stata piena convergenza sul mio nome. È passata la linea della donna che ha trovato sin anche l’accordo del candidato a sindaco del centrodestra. Non era nostra intenzione fare giochi strategici che a nulla avrebbero portato. C’è stato, invece, da un lato il senso del dovere, dall’altro il dato è che non ci è pervenuta nessun’altra proposta, né dalla maggioranza né tantomeno dagli altri componenti della minoranza. Altrimenti, quanto meno ne avremmo discusso in modo democratico. Questo è importante precisarlo, come ha dichiarato sin da subito anche l’avvocato Altobelli, candidato sindaco dal centrodestra”.
Cosa dice lo Statuto
La norma che regola l’elezione del presidente del Consiglio sta tutta nell’articolo 14 dello Statuto comunale, cui rimanda l’articolo 1 comma 5 del Regolamento del Consiglio comunale (“L’elezione e la revoca del presidente del Consiglio comunale sono disciplinate dalla Legge e dallo Statuto”).
Statuto che, all’articolo 14 comma 2 recita che
Il presidente è eletto, a voto palese, su proposta di un quinto dei consiglieri assegnati, nella prima seduta del Consiglio. La proposta deve essere consegnata al consigliere anziano (il primo per numero di voti, che in questo caso è Lino Caschera -n.d.r.) almeno cinque giorni liberi prima della seduta.
I quattro dei sei consiglieri di minoranza hanno consegnato la proposta “entro la deadline prevista dalla norma con le firme che di fatto rappresentano anche la maggioranza nel gruppo di opposizione” rimarca Cerqua.
Per quanto riguarda le modalità di elezione, il comma 5 prevede due votazioni a maggioranza qualificata ossia due terzi dei componenti del Consiglio (11 su 17) e una terza votazione, sempre nella stessa seduta, a maggioranza assoluta (9 su 17).
CERQUA O BARATTA? NO, CASCHERA
Eleggere Baratta, per coerenza con la proposta avanzata o tener fede a quanto proclamato circa l’apertura alla minoranza?
Fa notare Cerqua “E allora, in tutto ciò Caschera dove è finito? Se davvero volevano votarlo perché non lo hanno proposto come previsto dalla Legge e dallo Statuto? Avrebbero avuto i numeri anche per avanzare più di un nome ma non lo hanno fatto. Forse qualcuno ha avuto paura di formalizzare la proposta perché in questo modo poteva essere evidenziato l’accordo cui tutti alludono in città?”
“Io ho fiducia nelle istituzioni e nella correttezza del mio sindaco. Voglio credere piuttosto che non siano riusciti a trovare un accordo e che la maggioranza non abbia voluto seguire la linea del bon ton istituzionale, tenendo per sé la carica, o piuttosto che abbiano lasciato all’opposizione la possibilità di fare una proposta libera al suo interno. Vedremo se domani Di Stefano conquisterà il premio morale Fairplay della politica”.
L’Aula è sovrana. Ma la matematica non è un’opinione. Con i suoi voti, la maggioranza può eleggere chi vuole già dalla prima votazione. Se non lo fa significa che sono già iniziate le manovre di assestamento interno.