Chi conta i like, chi i voti. Campagna elettorale 2.0

C'era chi era sicuro di stravincere le elezioni. Perché aveva una marea di Like. È uscito dalle urne con... un pugno di voti. I Partiti non hanno trainato, un terzo degli elettori non si è presentato ai seggi. E sulle sconfitte il Pd deve settere di nascondere la polvere sotto al tappeto

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Tra una settimana i ballottaggi di Sora e Alatri chiuderanno una campagna elettorale nella quale a fare la differenza sono stati i vecchi metodi della politica: la visita nelle periferie, il porta a porta, gli accordi anche trasversali. Parallelamente è andata avanti un’altra campagna elettorale, quella sui social. A suon di like, di follower e di condivisioni. Per misurare in tempo reale il “sentiment”, cioè la quantità di reazioni positive o negative all’ultimo post. Nell’illusione che fosse quello il palcoscenico vero.

Nel segreto dell’urna, però, è andata in modo diverso. E molti che avevano fatto il pieno di condivisioni, pollici alzati ed “emoticon” sorridenti sono rimasti con un… pugno di voti. Non sufficienti a diventare consigliere comunale.

Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica

È stata una campagna elettorale 2.0. Una premessa: l’affluenza è ulteriormente diminuita nei 24 Comuni alle urne domenica e lunedì scorsi. Del 3,56%, il che vuol dire 3.800 elettori. Quasi il 30% degli aventi diritto al voto è rimasto a casa. Perché non si sono riconosciuti in nessuna delle offerte politiche presentate. Un dato su cui riflettere. Ma i Partiti non lo faranno.

Dicevamo di una campagna elettorale vecchia maniera. Con alcuni verdetti chiari. La vittoria di Angelo d’Ovidio a Pastena (è tornato sindaco dopo decenni) è emblematica. L’esponente dell’Udc non ha mai cambiato impostazione. Ma pure la conferma di Mauro Bussiglieri a Collepardo è indicativa: sarà ancora lui ad indossare la fascia tricolore, al termine di un “derby” molto acceso nel Pd. Poi c’è la percentuale bulgara di Peppe Sacco a Roccasecca. E le conferme di Gianfranco Barletta a Supino, Antonio Corsi a Sgurgola, Giuseppe Villani ad Esperia. Risultati che nulla hanno a che fare con campagne elettorali social. Ma che invece affondano le radici in un modo di fare politica a contatto con la gente. (Leggi qui Tutti i risultati Comune per Comune).

Lo stato di negazione dei Partiti

Tutti i Partiti, nessuno escluso, hanno concentrato la loro analisi sui piccoli Comuni. Forse perché lì non ci sono le liste di Partito ma solo quelle civiche? E quindi è più facile far credere che la tornata elettorale è stata un successone? Sicuramente sì. In realtà ancora una volta il responso delle urne non ha premiato i Partiti. E alcuni exploit di voti personali non possono cambiare il giudizio.

Il Partito Democratico ha perso la roccaforte di Alatri. Nessun cenno da parte del consigliere regionale Mauro Buschini (è di Alatri), mentre l’altro consigliere regionale, Sara Battisti, ha sostanzialmente detto che ci può stare, che in politica i cicli finiscono. Il che è vero, ma non per questo non si tratta di una Caporetto. (Leggi qui «Caro Pd è questo il momento dell’unità»).

Luca Fantini

Il candidato sindaco del Pd è fuori dal ballottaggio. Il segretario provinciale Luca Fantini (anche lui di Alatri) ha invece ammesso che si è trattato di un voto disastroso, puntando l’indice anche contro l’Amministrazione uscente, quella presieduta dall’ex sindaco Giuseppe Morini. (Leggi qui Il Pd scarica Morini: «È evidente il malcontento». Nemmeno un grazie).

Mentre il presidente della Provincia Antonio Pompeo ha sottolineato: «Abbiamo perso tutti». (Leggi qui Pompeo prende di petto il Pd: «Abbiamo perso tutti»).

Bene, ma alla fine della fiera, cosa succederà? Il Pd farà un’analisi vera di quanto accaduto oppure la fase dell’autocritica resterà un tabù? Considerando le due sconfitte a Frosinone e a Ceccano, da tempo si doveva aprire. I Democrat hanno immediatamente spostato il tiro su Sora, dove con una lista senza il simbolo sostengono Luca Di Stefano. Ma nessuno ha ricordato che fino ad un anno fa Di Stefano era l’elemento di punta della Lega.

A proposito di Carroccio: il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani ha dato un’interpretazione di bicchiere mezzo pieno. Sottolineando che la Lega è stato il primo Partito nei Comuni con oltre 15.000 abitanti. Cioè Alatri e Sora. Nemmeno una parola, però, sul fatto che il centrodestra è rimasto fuori dal ballottaggio dopo che in estate aveva la vittoria a portata di mano. E che il tavolo è saltato dopo che un esponente importante della Lega, il consigliere regionale e responsabile provinciale dell’organizzazione Pasquale Ciacciarelli, aveva posto il problema di una candidatura a sindaco che non lo convinceva.

Zicchieri, Ottaviani e Gerardi

Nel Carroccio spirano venti di guerra. Tra lo stesso Ottaviani e Ciacciarelli. Ma non solo, visto che i parlamentari Francesco Zicchieri, Francesca Gerardi e Gianfranco Rufa non sembrano affatto convinti della gestione del Partito in Ciociaria. E che nel loro mirino sono finiti sia Nicola Ottaviani che Pasquale Ciacciarelli. I Fratelli d’Italia del senatore Massimo Ruspandini speravano nel sorpasso nei confronti della Lega. Ma ad Alatri e Sora non è andata così. Certamente anche i piccoli Comuni sono importanti, ma le valutazioni politiche si fanno sui centri maggiori.

Il ridimensionamento di Forza Italia Polvere di 5 Stelle

Ad Alatri Forza Italia ha ottenuto 656 voti, mentre cinque anni fa erano stati 1.958. Persi per strada 1.302 consensi. A Sora gli “azzurri” si sono fermati al 2,38% (355 voti). Evidente che c’è un problema: adesso il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone non può ignorarlo.

Poi c’è il Movimento Cinque Stelle, che in provincia di Frosinone alle comunali non ha mai fatto registrare risultati importanti. Eppure la volta scorsa ad Alatri era presente, con un proprio candidato sindaco, Riccardo Gatta, che ottenne 1.301 voti, il 7,65%. Stavolta ad Alatri i pentastellati non erano presenti. A Sora Valeria Di Folco ha ottenuto 948 preferenze, il 6,12%. Cinque anni fa Fabrizio Pintori era arrivato a 1.799 voti, l’11,46%. I Cinque Stelle hanno eletto tre parlamentari (Ilaria Fontana, Luca Frusone, Enrica Segneri) e un consigliere regionale (Loreto Marcelli, che a Sora ha avuto il coraggio di metterci la faccia). Ma il radicamento nel territorio non appartiene alle strategie dei Cinque Stelle.

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