Chi vince e chi perde al Comune di Frosinone

Ora nessuno può perderci la faccia dopo quello che è successo durante l'ultimo Consiglio Comunale a Frosinone. Riccardo Mastrangeli ha fissato la linea del Piave. Consapevole che due cosette da registrare ci sono. Ma peggio ancora sta l'opposizione

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Il punto di non ritorno ha una data ed un contorno precisi. Il Consiglio Comunale di Frosinone che la settimana prossima voterà il Bilancio sarà il passo dal quale non si tornerà indietro. Come fu il Rubicone per Giulio Cesare.

Nessuna certezza ebbe Cesare quando lanciò il dado. Nessuna certezza ha il sindaco Riccardo Mastrangeli, la sua maggioranza, le loro opposizioni.

Lo scenario esplosivo

C’è uno scenario potenzialmente esplosivo nell’Aula del Consiglio Comunale di Frosinone dopo le vicende della scorsa settimana. Cioè la decisione presa da 8 dei 22 consiglieri di maggioranza: quattro si sono alzati e sono andati via al momento di votare il Piano dei Rifiuti. Quattro non si sono proprio presentati. Abbandonando il sindaco su uno degli atti fondamentali per il futuro della città. (Leggi qui: E il sindaco finì ostaggio della sua maggioranza. E poi qui: Ora a Frosinone tutto può succedere).

I vari Anselmo Pizzutelli, Pasquale Cirillo, Giovanni Bortone, Maurizio Scaccia che platealmente sono usciti dall’aula, oltre alle assenze di Maria Antonietta Mirabella, Giovambattista Martino e Teresa Petricca, hanno inviato al sindaco Mastrangeli un segnale ben preciso ed inequivocabile. Vogliono far valere tutto il loro peso e per farlo sono pronti a mettere il bastone tra le ruote della macchina del sindaco. Perché una parte di quella macchina vogliono guidarla loro. Altrimenti sono pronti ad ingolfarla.

Ed hanno detto che nulla conta il fatto che siano stati eletti nella sua civica, in quella del suo predecessore Nicola Ottaviani, in Forza Italia e nella Lega. Cioè quella che dovrebbe essere la guardia pretoriana di Riccardo Mastrangeli.

La scollatura evidente

Bando alle ipocrisie. Tutti i Consiglieri malpancisti dichiarano di non volere affatto prosaici assessorati. E che la loro azione dell’altro giorno è stata determinata da una più nobile richiesta di maggiore collegialità nelle decisioni. Balle. Almeno per metà di loro. Per gli altri, forse.

Ma c’è un sospetto che è legittimo. Se Riccardo Mastrangeli è un sindaco accentratore e poco collegiale, allora Nicola Ottaviani era Pol Pot?

Ci può anche stare la storia dei Consiglieri che non vogliono essere banali alzatori di mani, intendono incidere sulle scelte politiche cittadine. Ma la tesi dei ribelli non convince, almeno completamente, soprattutto nella forma. Troppo plateale. È stato uno strappo, una mancanza di garbo istituzionale per l’uomo e per la carica.

A loro vantaggio però va detta una cosa. Che non ci sia raccordo tra Giunta e Consiglieri di maggioranza è un fatto evidente. Questo se lo poteva permettere un Ottaviani. Ma Mastrangeli non è un surrogato del suo predecessore, non è un imitatore del sindaco precedente. E mai ha voluto esserlo. Ha voluto seguire il solco che insieme hanno tracciato per dieci anni: ma con una sua impronta ed una sua personalità.

La squadra incompleta

Per esserlo però gli manca una figura nella squadra: il collante, l’uomo spogliatoio, la figura che tiene uniti tutti i Consiglieri, sia dentro che fuori dall’aula, a costo di impedirne fisicamente l’uscita, strategica.

Manca anche chi tiene sotto costante pressione, sotto stress, tutti i Dirigenti. E questo si vede dal dilatarsi dei tempi di alcune opere necessarie per la città. Ci si affretta lentamente. Ed è altrettanto vero che in alcune cene, alcuni consiglieri malpancisti hanno evidenziato l’inadeguatezza o irrilevanza di taluni assessori, ai fini della gestione amministrativa della città.

Che poi qualche assessore viaggi effettivamente a velocità ridotta, rispetto a quella del sindaco e del resto della Giunta è altrettanto evidente. Alcune deleghe sono piuttosto pesanti da sostenere se non si ha la struttura fisica necessaria.

Nessuno può perdere la faccia

Ora, dopo quello che è accaduto (clamoroso dopo appena un anno di consiliatura), nessuno può perdere la faccia. È chiaro che in questi giorni verranno cercate tutte le vie possibili di ricomposizione del quadro politico nella maggioranza: ma non sarà così facile.

Il Bilancio verrà approvato. Su questo non ci sono dubbi. Bisognerà vedere con quanti voti e soprattutto di chi. Perché è evidente che chi non dovesse votare il documento di previsione si collocherebbe automaticamente fuori dalla maggioranza. Non potrebbe essere altrimenti.

Quindi non può perdere la faccia il sindaco, il quale ha già fatto sapere che non si farà logorare e che è pronto ad andare subito alle elezioni. Con lo stesso programma elettorale. Una frase che fissa un picchetto non rimuovibile: dicendo quelle cose fissa il principio che ora non può cedere ad eventuali rimpasti di giunta, con la sostituzione di qualche assessore. Almeno non adesso.

Non possono perdere la faccia i Consiglieri comunali dissidenti“. Non possono votare il Bilancio così tout court, senza ottenere niente in cambio. Anche dal punto di vista della collegialità e del maggiore coinvolgimento e valorizzazione del proprio ruolo. Altrimenti significherebbe che l’altro giorno hanno solo scherzato e che non vanno presi troppo sul serio con le loro grida manzoniane.

Uno squillo di tromba per l’opposizione

Non possono perderla nemmeno i consiglieri di minoranza. Se veramente si dovesse arrivare alla raccolta delle firme per le dimissioni per decretare la fine anticipata della legislatura, quanti di loro sarebbero effettivamente pronti a farlo? E sia detto premettendo che è un’ipotesi a ridosso dell’impossibile.

La verità è che sono autentiche le voci secondo cui alcuni sarebbero solo in attesa di una telefonata di Riccardo Mastrangeli, per dichiararsi “abile e arruolato” nella maggioranza.

Ma altrettanto è vero che nel prossimo Consiglio Comunale o si vedono gli squilli di tromba ed il campione in sella o nemmeno l’opposizione potrà essere presa molto sul serio. Se si andasse a votare a stretto giro chi sarebbe il candidato unitario? O ci sarebbe la frammentazione? Se c’è uno che vuole fare il leader dell’opposizione è ora che si manifesti. Casomai gli elettori volessero chiedersi: chi è l’alternativa?

Una cosa appare di evidenza solare e al di la di come si evolveranno le cose. Quello che sta accadendo a Frosinone è di kafkiana memoria. Ed a ridosso del caso psichiatrico. Dopo appena un anno dalle elezioni, con una maggioranza così ampia e con una filiera politica di  centrodestra (capoluogo, Regione, Governo nazionale) forse difficilmente ripetibile in futuro, compromettere la consiliatura è veramente di difficile comprensione.

Se si trova la quadra nella maggioranza Mastrangeli, anche con qualche accorgimento, è giusto e doveroso andare avanti in virtù del risultato elettorale dello scorso anno. Mettere un punto e ripartire per portare a termine i tanti progetti che il Capoluogo attende di vedere concretizzati. Ma se si dovesse ricorrere ad accordicchi di basso profilo, da rivedere al rialzo ad ogni votazione su qualche delibera ritenuta strategica, allora è meglio tornare subito a votare.

La città di Frosinone e i frusinati meritano coerenza, credibilità e dignità. Da parte di tutti. Nessuno escluso.