Ci siamo svegliati più cattivi

Senza ricevuta di ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Ci siamo svegliati più cattivi, abbiamo dimenticato la gentilezza. E così alimentiamo nuovo odio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Immaginate di svegliarvi una mattina e scoprirvi del tutto diversi dalla sera prima: cattivi. Non contrariati, non infastiditi: cattivi. Senza la voglia di ascoltare gli altri, con una tonnellata di rabbia repressa sullo stomaco ed il desiderio di incontrare qualcuno al quale sbattere in faccia la nostra frustrazione compressa.

È un mondo diverso quello in cui ci siamo svegliati dopo mesi di lockdown. Come se la gentilezza ed il garbo fossero rimasti in letargo. Un banalissimo buongiorno, un per favore, un grazie… Spariti.

Foto © J Handersen / DepositPhotos

Prima, prima di addormentarci in quel periodo di lockdown, esisteva una catena. Che non legava ma univa e liberava: era la catena della solidarietà: nella quale ognuno si assumeva un pezzetto della pena altrui. Già il fatto di ascoltare è un modo per alleviare la pena degli altri. Suggerire un modo diverso di vedere le cose è la proposta di una via d’uscita differente, una prospettiva. 

Serve a spezzare altre catene. Quelle che invece imprigionano. Le catene della maldicenza, del rifiutare ogni responsabilità: la colpa è sempre degli altri, tutti sono cattivi e ce l’hanno con noi. Cerchiamo ogni pretesto per giudicare, perché più mettiamo in cattiva luce gli altri e meno si nota il buio nel quale stiamo noi.

Fino a rubare un’arma dentro un poligono, andare dentro un’assemblea di condominio, iniziare a sparare con la voglia di ammazzare tutti. Non basta la follia: occorre anche la rabbia. Che prima si diluiva lungo quella catena fatta di gentilezza. E che ora invece si carica di rancore. Ed esplode in maniera cattiva. 

Senza Ricevuta di Ritorno

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