Ciao Ciao Acea e tutti i privati: Acqualatina non può diventare privata

Ciao Ciao, Acea. Il colosso idrico romano non potrà prendere il controllo di Acqualatina. L’assedio che sta stringendo intorno al gestore dell’acqua in provincia di Latina si potrà concludere, al limite, con l’ingresso al tavolo del Consiglio di Amministrazione. Ma nulla di più.

La situazione in provincia di Latina è un po’ diversa da quella in Ciociaria. La società è mista: il 51% è in mano ai Comuni ed il 49% appartiene ad un privato (IdroLatina, società che per il 90% è del gruppo francese Veolia cioè una multinazionale con un fatturato da 29,4 miliardi di euro ed oltre 300mila dipendenti).

Acea da tempo ha Idrolatina nel mirino e potrebbe concludere un’operazione con Veolia che le consentirebbe di avere il controllo della gestione idrica nelle province di Frosinone (con Acea Ato5), di Roma (con Acea Ato2), di Latina (con la quota di Acqualatina posseduta da Idrolatina) ed a Roma città (con Acea). Il che farebbe scattare una serie di parametri previsti in un provvedimento messo a punto dal governo Renzi: potrebbe fondere le società creando un colosso al quale farebbe capo il controllo dell’acqua e della depurazione nel centro Italia.

L’assedio ad Idrolatina nei giorni scorsi ha fatto prospettare addirittura la scalata ad Acqualatina. In che modo? A causa di un prestito che i Comuni si sono fatti fare nel 2007 (leggi qui il precedente): circa 115 milioni con i quali fare i lavori sulle reti e gli impianti. La banca di investimenti Depfa Bank che tirò fuori i soldi, ora potrebbe incamerare le quote Acqualatina messe a garanzia di quel prestito.

Quindi una parte delle quote oggi in mano pubblica passerebbero in mani private. E sarebbero quelle strategiche per il controllo dell’azienda.

Ma tutta l’operazione potrebbe risolversi con un buco nell’acqua. Il Comitato Acqua Pubblica di Aprilia ha tirato fuori un documento. E’ lo Statuto alla base di Acqualatina. E prevede un «vincolo contrattuale che impone ad Acqualatina di rimanere sempre a maggioranza pubblica». Nel testo è scritto che «mai potrà cambiare la presenza del privato, col 49% che rappresenta la quota massima; mentre per il pubblico il 51% è la quota minima».

Insomma i Comuni possono comprare quote dal privato. Ma Idrolatina ed i suoi proprietari non possono andare oltre il 49% in Acqualatina.

E se Depfa Bank si prendesse le quote dei Comuni? Non potrebbe votare al posto loro in Consiglio d’Amministrazione ribaltando il rapporto pubblico – maggioranza e privato – minoranza.

Il vincolo è blindato: «questo vincolo deve essere mantenuto anche in caso di trasferimento o acquisto di azioni».

Non solo: «Acqualatina non può delegare il diritto di voto anche in caso di emissione di strumenti finanziari forniti di diritti patrimoniali e/o diritti amministrativi». Cioè? E’ proprio il caso dei Comuni che rischiano di vedersi scippare le quote da Depfa Bank: la banca potrebbe prendersi i frutti di quelle azioni ma non potrebbe usarle per ribaltare gli equilibri e nemmeno per chiedere di installare un rubinetto.

Le prossime tappe le annuncia il quotidiano Latina Oggi:

L’agenda della settimana prevede un incontro il prossimo 6 settembre a Roma dove Depfa ha convocato i Comuni di cui possiede le quote in pegno. Poi il 7 settembre l’assemblea dei soci dell’Ato 4 avrà il compito di approvare o bocciare il Bilancio 2015 di Acqualatina, uno spartiacque determinante. I sindaci del Pd e quelli civici come Damiano Coletta di Latina, lo scorso luglio si presentarono annunciando il loro voto contrario. La seduta fu sospesa e  aggiornata appunto  al 7 settembre. I sindaci soci manterranno la posizione? Se così sarà, per il servizio idrico pontino nulla sarà più come prima.

 

Infatti dal mese scorso i sindaci hanno avviato l’iter per capire se conviene mandare via il privato e prendersi tutta Acqualatina comprandosi Idrolatina (leggi qui la decisione dei sindaci di rendere interamente pubblica l’Acqua di Latina)

Un manipolo di sindaci può riscrivere la storia del servizio idrico in provincia pontina. Il voto sul bilancio della società e il percorso che porterà al tentativo di ripubblicizzazione di Acqualatina sono gli step centrali di questo nuovo corso della politica pontina. Ma prima c’è lo scoglio Depfa Bank da superare. Ed è curioso come in questo senso non siano arrivate richieste di chiarimenti su quel che sta accadendo nel settore da parte dei Consigli comunali di quei Comuni che hanno ceduto a Depfa le quote in pegno. Il coordinatore del Comitato per l’acqua pubblica Alberto De Monaco fa rilevare come «Che strana e surreale democrazia: la banca vuole conoscere le intenzioni del sindaco e non i consigli comunali, espressione delle comunità locali. Sarà l’effetto della confusione politica che regna in provincia oppure esistono patti ignoti del peggior consociativismo politico cui purtroppo siamo da tempo abituati?»