Cinquant’anni di Regione Lazio: in Aula tornano Badaloni, Storace e Marrazzo

I cinquant'anni del Consiglio Regionale del Lazio. Il presidente Mauro Buschini riunisce l'Aula alla stessa ora in cui mezzo secolo fa si tenne la prima seduta. Lo specchio di un'Italia che cambia. Alla Seduta assisteranno gli ex presidenti Santarelli, Badaloni, Storace e Marrazzo.

Il primo a realizzarle fu l’imperatore romano Augusto: divise l’Italia in undici Regioni, indicate da un numero e non con un nome; confini simili in molti casi a quelli di oggi, zero poteri, servivano per organizzare meglio la riscossione delle tasse ed i censimenti. Dopo la cauta dell’impero romano d’occidente si dovrà aspettare l’Unità d’Italia per sentir parlare di Regioni: le teorizzarono il giurista Cesare Correnti ed il medico Pietro Maestri; dovevano essere enti intermedi, ancora una volta furono solo strumenti per la raccolta dei dati statistici.

Si torna a parlarne con la Costituzione della Repubblica Italiana. Sono una risposta allo Stato fascista e centralizzato di Mussolini: devono rappresentare le esigenze di un’Italia che è profondamente diversa da Nord a Sud ed ha bisogno di approcci differenti a seconda della latitudine. Ma per vederle in piedi bisognerà aspettare il 1970. Perché fondamentalmente quasi nessuno le voleva: andavano a sottrarre poteri allo Stato centrale, si ritagliavano autonomie fortissime al punto da poter dettare leggi valide sul loro territorio. Giorgio Almirante, leader della Destra italiana post fascista ne fu il più fiero avversario politico. Non per una forma di nostalgia dello Stato centralizzato che il suo Msi incarnava: bensì perché riteneva che sarebbero state uno spreco.

Sei luglio 1970, ore 18

Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat riceve il presidente della regione Lazio Girolamo Mechelli 28 ottobre 1970. Foto © Archivio Storico della Presidenza della Repubblica

La storia del Consiglio regionale del Lazio inizia nell’estate del 1970. A Palazzo Valentini, storica sede della Provincia di Roma, si riuniscono per la prima volta i 50 Consiglieri Regionali del Lazio. Eleggono come loro presidente del Consiglio il democristiano Girolamo Mechelli. È un dirigente dell’Automobil Club d’Italia, organizzatore della DC nella provincia romana, dove più volte viene eletto consigliere provinciale nel collegio di Campagnano.

 Quella storica prima seduta si tiene il 6 luglio del 1970 alle ore 18. A cinquant’anni esatti, alla stessa ora, il 6 luglio 2020 il suo successore Mauro Buschini riunisce il Consiglio Regionale del Lazio per commemorare mezzo secolo di storia e di attività dell’Aula di via della Piasana.

Specchio e sintesi del Paese

Tra la seduta aperta da Mechelli e quella di Buschini c’è la storia dell’Italia contemporanea. C’è la Fiat che apre il suo stabilimento a Piedimonte San Germano, Mechelli che subisce un attentato delle Brigate Rosse e viene gambizzato. C’è la lotta al terrorismo, una regione sempre meno agricola e più industriale, la fine della Cassa per il Mezzogiorno e delle sue provvidenze. Ci sono autostrade che accorciano le distanze, infrastrutture che riducono il divario tra il Nord ed il Sud del Lazio. C’è la grande crisi industriale degli anni Novanta, seguita dalla crisi di una politica sempre meno autorevole. E poi gli scandali che impongono una riforma morale prima che politica, la spending review per dire che l’epoca delle vacche grasse è finita.

Nicola Zingaretti, Mauro Buschini, Alessio D’Amato Foto © Bruno Ponzani

La Regione Lazio è stata lo specchio e la sintesi di tutto questo mondo. Mauro Buschini per raccontarla ha invitato al Consiglio del 6 luglio tutti gli ex presidenti. Hanno già garantito che ci saranno Giulio Santarelli e Piero Badaloni, Francesco Storace e Piero Marrazzo; forse riuscirà ad esserci anche Renata Polverini. A tutti verrà consegnata una medaglia commemorativa.

La seduta si apre come mezzo secolo fa: con l’Inno d’Italia. Poi però un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Covid. Un video riassumerà mezzo secolo di storia regionale. E poi l’intervento di Mauro Buschini. Cinquant’anni dopo.

Il programma prevede cinque minuti di intervento per ciascun Gruppo politico rappresentato oggi in Aula: parla solo il capogruppo. Conclude Nicola Zingaretti: il Presidente della Regione è anche il Segretario nazionale del Partito Democratico, sollecita da mesi un cambio di passo per il Paese ed una stagione di riforme. Strutturali e radicali. Qualcuno sostiene che potrebbe andare al Governo per agevolare quel percorso, altri scommettono fino all’ultimo centesimo che il Segretario non vuole fare altro che il Segretario del Partito. Per riformarlo e spingere la riforma del Paese.

Il suo discorso di lunedì pomeriggio traccerà una rotta. Perché oggi come cinquant’anni fa, al Lazio e la sua Regione, guarda l’intero Paese.