I Cinque Cerchi di Nicola Ottaviani

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Non è un pazzo. Semmai, un genio. La proposta fatta da Nicola Ottaviani di ospitare le Olimpiadi 2024 nelle province del Lazio in caso Roma rinunciasse è un colpo da Ko politico. Con il quale ha messo all’angolo la sindaca Virginia Raggi e sta facendo barcollare l’illusione che ci sia una capacità di governo nel Movimento Cinque Stelle.

Leggendo le cose sotto il profilo sportivo, organizzativo, economico, infrastrutturale, tutti hanno pensato che il sindaco di Frosinone abbia lasciato inavvertitamente la sua pelata ducesca per troppo tempo sotto il sole di Terracina. E che la conseguenza più evidente sia stato il delirio dettato alle agenzie.

I fatti danno ragione agli scettici. Ma come può pensare, uno sano di mente, di organizzare le olimpiadi tra due città che non hanno ancora una strada diretta a collegare Frosinone e Latina in tempi accettabili? E dove quella con Rieti e Viterbo nemmeno esiste? Dove spostarsi dallo Scalo al Centro Storico occorre o un elicottero o tanto tempo quanto ne serve per arrivare dal casello a Roma Sud? Dove organizzare un torneo di calcetto richiede la presenza di Steffan De Mistura con un drappello di osservatori dal basco blu?

Per non parlare delle infrastrutture sportive. Tra tutte e quattro le province non accroccano – ad oggi – uno stadio di calcio decente, la squadra di pallavolo di Sora è in serie A e le manca il palasport omologato, quella di basket di Cassino è in eterno pellegrinaggio tra Atina e Frosinone, quella di Veroli giocava nel capoluogo. Ma dove ci presentiamo?

Invece ha ragione Nicola Ottaviani. Le Olimpiadi nelle province del Lazio, lasciando il nome ‘Olimpiadi di Roma Capitale’ («in quanto la Capitale è riferibile ad una intera nazione
e non può essere appannaggio delle volontà, positive o negative, di un unico Comune
») sono lo sberleffo più umiliante, il pernacchio più dissacrante, che finora sia stato fatto al governo a Cinque Stelle che sta in Campidoglio.

Il messaggio che parte da Frosinone è un dito puntato contro l’incapacità che in questo momento ha il governo di Roma nel progettare il proprio futuro, è una luce accesa su un sindaco imbambolato tra la nomina del suo staff e gli ordini del direttorio, è una risata alla storiella della Capitale spazzata in due settimane come se nessuno sapesse che la città è deserta ed i veri problemi inizieranno tra una o due settimane, è un tratto di evidenziatore sul caos dei trasporti e del traffico che nella Capitale non è inferiore a Frosinone.

La vera genialata sta nel fatto che Nicola Ottaviani quel pernacchio alla Raggi è legittimato a farlo. In quanto ha governato per cinque anni una città nella quale ha imbrigliato i debiti ed avviato il risanamento insieme alla Corte dei Conti, si è tagliato le indennità del doppio di quanto se le sono tagliate i grillini, i soldi tagliati ai politici nel comune di Frosinone sono finiti a borse di studio ed anziani che li hanno visti e ricevuti materialmente mentre quelli a Cinque Stelle non si capisce in quale cassa finiscano, ha costruito lo stadio che non si riusciva a fare da mezzo secolo, ha mandato fuori dalle balle gli autobus, ha iniziato la trasformazione dell’ex capolinea in una piazza che lo Scalo attendeva dai tempi in cui Mussolini fece capoluogo Frosinone proprio perché la piazza non l’aveva.

Nicola Ottaviani ha capito che più del candidato sindaco Pd, il suo avversario sarà il vento: lo stesso vento che a Torino ha mandato a casa un signor sindaco come Piero Fassino per sostituirlo con un’anomima Appendino.

La prima vera bordata al Cinque Stelle, Nicola la farà con Cinque Cerchi: alle prossime comunali sarebbe capace di presentare una lista civica con lo stemma disegnato da De Cubertin ed il motto ‘Frosinone Olimpica’. E se poi dovesse servire un nome per Montecitorio, i giornali nazionali oggi hanno ricordato che a Frosinone lui esiste.

Non è un pazzo.