Cinque Stelle, tra Appendino e Taverna comanda soltanto Di Maio

A settembre i pentastellati eleggono il nuovo capo e la sindaca di Torino e la senatrice appaiono in corsa. Ma il realtà è sempre e soltanto il ministro degli esteri a dare le carte. L’isolamento di Di Battista.

Nel Movimento Cinque Stelle la principale preoccupazione è quella di frenare l’avanzata di Alessandro Di Battista. Dopo le Regionali e il Referendum del 20 e 21 settembre si sceglierà il nuovo capo politico che dovrà sostituire il reggente Vito Crimi.

In corsa per la successione ci sono anche due donne, molto diverse tra loro ma entrambe assai rappresentative per il Movimento. La sindaca di Torino Chiara Appendino  e la senatrice Paola Taverna. Difficile dire se alla fine se la giocheranno loro, ma intanto sono quelle maggiormente accreditate.

Chiara Appendino con Giuseppe Conte Foto © Filippo Attili / Imagoeconomica

Nel frattempo le manovre politiche vere le sta facendo ancora e sempre il ministro degli esteri Luigi Di Maio. Riferisce l’Huffington Post: “Affondare, sequestrare, distruggere”. Luigi Di Maio sembra uno sceriffo quando appare in diretta Facebook a tarda sera per lanciare la sua nuova crociata contro l’immigrazione, contro i barconi, soprattutto quelli che in questi giorni stanno arrivando dalla Tunisia.

Mentre continua il silenzio di Giuseppe Conte sul tema, il ministro degli Esteri cavalca un tema divisivo anche dentro i 5Stelle. Tema che spacca letteralmente in due il Partito, tra chi vorrebbe lavorare sull’accoglienza e riscrivere i decreti Sicurezza secondo l’intesa raggiunta in maggioranza giovedì sera, e chi invece quell’intesa l’ha già sconfessata perché troppo morbida con le Ong. In pratica verrebbero abolite le multe amministrative e si tornerebbe alla situazione pre Salvini, ovvero con le multe solo in seguito a un processo penale.

LUIGI DI MAIO

Nel Movimento 5 Stelle anche per questa ragione si è scatenato il caos. Il reggente Vito Crimi, in questi giorni finito nel mirino per l’accordo stretto con il Pd sulle presidenze di commissione, prova a riconquistare terreno e va a Lampedusa. È viceministro dell’Interno e cerca di ritagliarsi un ruolo da protagonista sposando anche lui una linea dura: “Chi non ha diritto non può restare in Italia”.

La linea dura di Luigi Di Maio ha tre bersagli politici: il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e Vito Crimi, reggente dei Cinque Stelle.

Da quando non è più formalmente capo politico, Di Maio è più capo che mai. Ma siamo sicuri che a settembre i Cinque Stelle eleggeranno il capo?