«Cinque Stelle? No Tre carte». E al Nazareno dicono: Se ne riparla dopo il voto a Frosinone

«Altro che 5 stelle: 3 carte!»: non ha dubbi il deputato Nazzareno Pilozzi mentre esce dalla Segreteria Nazionale del Pd. E’ appena terminata la riunione lampo con i deputati impegnati alla Camera sulla nuova legge elettorale.

Lui è tra quelli che più di tutti l’ha seguita. Fa parte della Commissione Affari Costituzionali: quella che ha intessuto l’accordo con il Movimento 5 Stelle. Che ha cesellato il testo. E’ tra quelli che hanno partecipato a realizzare l’intesa a quattro per definire la nuova legge. E spianare la strada verso il voto.

Cosa succede ora? «E’ un Vietnam» è la risposta di Nazzareno Pilozzi. E’ Matteo Richetti, portavoce del Pd, a rivelare la strada: «A questo punto, preso atto della “inaffidabilità dei Cinquestelle”, affrontiamo le amministrative e la prossima settimana decideremo che cosa fare».

Tutto finisce nel congelatore. Insieme a proiezioni, collegi, nomi sicuri sui quali puntare, persone da contattare: tutto cartastraccia.

Tra quelli che stavano iniziando a prendere le misure con il voto c’è il senatore Francesco Scalia. Nemmeno lui è tenero con il MoVimento. «Grillini inaffidabili si divertono a prender in giro gli italiani . Hanno mostrato il loro vero volto».

E’ vero però che né Scalia né Pilozzi si sono stracciati le vesti. Fanno parte di quel Pd che avrebbe preferito una legge elettorale di stampo maggioritario, come era nella proposta originaria del PD.

Ora però l’ordine di scuderia è concentrarsi sulle Amministrative. Domenica a Frosinone si vota. I riflettori sono accesi. E poi le cose saranno più chiare. Sarà proprio il voto delle Amministrative, a Frosinone e nelle altre grandi città italiane, a dire a chi conviene di più andare al voto. E con quale tipo di legge.

Cosa possono dire al 5 Stelle o al Pd, le elezioni in città come Frosinone? Una cosa concreta. E cioè, se il M5S si è radicato o no. Se è un fenomeno che ‘buca‘ anche nei centri oppure raccoglie voti solo se l’elezione è su grande scala.

Cosa cambia? Molto. Perché i collegi uninominali che erano stati individuati (uno ogni 200mila abitanti, due in provincia di Frosinone, due in provincia di Latina) possono essere un’arma a doppio taglio. Perché fino ad oggi nelle piccole realtà il MoVimento faticava più che sui campi vasti. Se i grillini dimostreranno di essere forza radicata anche nei piccoli collegi, converrà anche a loro riprendere il dibattito. Altrimenti si va al voto con il Consultellum.

Quanto è diverso, per i nostri candidati, in provincia di Frosinone. Molto. Il Consultellum prevede una votazione su base proporzionale ma con un premio alla lista che supera il 40%. In questo modo si riesce a raggiungere la quota di 340 seggi, oltre la maggioranza di 316 seggi. Se non si arriva al 40% che fa scattare il premio? Si procede con il riparto proporzionale dei seggi tra tutti i partiti che hanno superato il 3%. Ma non c’è la possibilità di unirsi in coalizione: il premio è alla lista.

Una volta stabiliti quanti deputati spettano in tutta l’Italia a ciascun Partito, scatta un complicato algoritmo. In base a quella formula matematica  i seggi vengono attribuiti su 100 collegi plurinominali (a ciascun collegio è assegnato un numero di seggi compreso tra tre e nove).

Ma l’esperienza insegna che è troppo presto per impegnarsi a capire come funziona. Dopo il voto di domenica a Frosinone si torna a pensarci.

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