Lacrime e accuse in aula: la sindaca se ne va.

Il Movimento 5 Stelle a Roma perde un altro municipio. Sfiduciata in massa la presidente del IV Roberta Della Casa. Atto d'accusa della sua maggioranza: "Ambiziosa, presuntuosa, arrogante”. Lei ribatte: "Mi hanno fatto presidente con l'inganno, mi trovo qui per caso”. Ora sono 4 i Municipi persi dal MoVimento

La bandiera del Movimento 5 Stelle viene ammainata un’altra volta da un municipio romano. La mini sindaca grillina Roberta Della Casa è stata sfiduciata all’unanimità dai consiglieri del Municipio IV: Casal Bertone, Casal Bruciato, Tiburtino Nord, Tiburtino Sud, San Basilio, Tor Cervara, Pietralata, Casal de’ Pazzi, Sant’Alessandro, Settecamini. Un territorio un po’ più piccolo di Parma ed appena più grande di Livorno nel quale abitano 180mila romani.

È il quarto municipio perso dal M5S dopo la marcia trionfale che l’aveva portato ad eleggere Virginia Raggi ed i mini sindaci in ben 13 dei quindici quartieri romani, lasciandone solo due al Pd. Ora un quarto di quei Municipi grillini è collassato: il III (riconquistato dei Dem con Caudo, ex assessore di Ignazio Marino), l’VIII (pure questo ripreso dal centrosinistra con Chiaccheri); poi è stata la volta dell’XI (ancora commissariato).

La fine della presidente

La sede del IV Municipio di Roma

Oriunda, Roberta Della Casa è nata e cresciuta sulla Tuscolana; al IV municipio si era trasferita una decina di anni fa dopo il matrimonio. Eletta nel 2016 già ieri sera aveva chiaro che non c’erano più i numeri per andare avanti.

Questa mattina aveva annunciato l’addio. Con un messaggio sulla sua bacheca Facebook. “Oggi lascerò il Municipio, a testa alta, certa di aver dato il meglio e di aver fatto il possibile per accorciare le distanze tra la periferia e il centro della città. Certa di aver fatto la differenza in un territorio devastato da chi prima di me, ha curato solo i propri interessi lasciando spazio alla criminalità”.

Si ma a mandarla via non sono stati quelli che c’erano “prima di me”. Ma quelli che ci sono oggi. “Il tempo è finito a causa di chi non ha interesse verso i cittadini” ha detto la mini sindaca.

La capogruppo stacca la spina

Germana Di Pietro, capogruppo del M5S al IV Municipio

 Ad aprire la seduta del Consiglio per la discussione della mozione di sfiducia è stata la capogruppo dei 5 Stelle Germana Di Pietro. Niente sconti. Ha illustrato il documento con cui il Partito ha tolto l’appoggio al suo presidente.

Questo documento rappresenta il termine prematuro di un percorso, uno strappo che fa male e che viene da parte di chi l’ha sostenuta e voluta come presidente di Municipio. E non lo fa per irresponsabilità ma per dovere e senso di trasparenza”.

L’atto d’accusa è il più grave per un esponente del MoVimento. “Non ha ascoltato i cittadini, non ha ascoltato i consiglieri, non ha ascoltato i consigli di persone piu’ autorevoli di noi”. Prima della rivoluzione grillina, si chiamava arroganza del potere. Ma riguardava solo il Pd.

Ha spiegato la capogruppo Di Pietro che in questi quattro anni “abbiamo visto la sua ambizione e la sua presunzione: le manca tanto il senso della realtà ed è stato davvero difficile provare a ricondurcela”.

Replica all’accusa di voler riportare indietro gli orologi del Municipio fino ai tempi bui delle inchieste. “Per favore, non dica che stiamo riconsegnando il Municipio a ‘Mafia Capitale’, perché lo stiamo riconsegnando a Roma e lo facciamo solo per toglierlo a una persona incorreggibile e inadeguata come presidente di un territorio, che ha bisogno di un presidente che stia tra la gente, non al di sopra della gente”.

Monarca assoluta

Roberta Della Casa con Virginia Raggi

Il redde rationem continua, senza tregua: puntando il dito sulla conduzione amministrativa che si intreccia con l’aspetto personale. Il Gruppo contesta “la natura con cui ha scelto a un certo punto di portare avanti il suo ruolo oltre la centralità del Consiglio e del territorio. Del tutto oltre, forse altrove”.

Così “cambiava anche la sua Giunta, i cui assessori si avvicendavano continuamente per raggiungere i suoi obiettivi e i suoi progetti. Ne sono cambiati molti, fino ad arrivare alla squadra perfetta: l’estensione di se”.

Presidente per caso e con l’inganno

Quando arriva il momento dele repliche Roberta Della Casa ribalta il fronte. Rincara le accuse. Arriva a dire l’indicibile.

Io sono stata scelta con l’inganno all’interno del gruppo territoriale del M5S perché la mia disponibilità in altri ruoli sarebbe stata scomoda. Io suggerivo al portavoce uscente, che ritenevo amico, di candidarsi come presidente perché io non ero pronta, ma qualcuno ha pensato di tentare il colpaccio”. Presidente con l’inganno: mai sentito prima. In sala qualcuno mormora che se inganno c’è stato ne è complice pure la Presidente: le sarebbe bastato non accettare.

Prosegue. “Mi trovo qui per caso, non sono mai stata sostenuta da questo gruppo che ha fatto parecchi prigionieri“. Presidente per caso, detto a proposito di sé stessi è un altro inedito.

Poi arriva l’attacco frontale. La presidente contesta le modalità di presentazione del documento con cui vogliono mandarla via. “Va contro il regolamento e il codice etico del Movimento, che vieta la sfiducia nei confronti dei suoi sindaci e presidenti eletti: 15 persone non sono rappresentative del M5S“.

Senza di me non stavate qui

Roberta Della Casa

Poi la mini sindaca ha risposto agli attacchi personali sferrati dalla sua ex magggioranza.

Sono tacciata di essere despota: di sicuro ho un carattere duro e spigoloso.Ma chi c’era prima di me doveva decidere chi viveva e chi moriva: molti di voi che oggi sono eletti con il M5S senza di me non sarebbero stati nemmeno in lista. C’é chi veniva da altri Partiti, chi non si è mai iscritto a Rousseau. Ma io non giudico perché ognuno ha il proprio passato”.

Accusa il Gruppo di esserle sempre stato ostile. “Non sono mai stata benvoluta, tanto che la prima crisi del Consiglio municipale è iniziata il 2 agosto 2016 per motivi personali”.

Falsità e non refusi

La mozione di sfiducia in discussione oggi “riporta molte falsità e non refusi” Ritiene falsa l’accusa di avere fatto la giunta a sua misura. Ammette la girandola di volti e nomi ma spiega “chi non è piu’ qui è perché ha commesso errori o perché é venuta meno la fiducia, niente di personale. Ma della mia squadra attuale ne vado fiera”.

Infine l’accusa alla sua maggioranza: “scarsa lungimiranza umana e politica non solo contro di me, ma contro tutti i cittadini e la sindaca Raggi. Io ho le mani libere, qualcun altro lo dovrà dimostrare“.

Ringrazio solo loro

Archivio fotografico dell’Associazione Italiana Casa

Poi la tensione supera il limite. Arriva il momento delle lacrime. Roberta Della Casa scoppia a piangere nel pieno del suo intervento in videoconferenza. Accade al momento del commiato, quello dei saluti.

Non saluta tutti. Non perdona. La presidente ha stilato una vera e propria ‘white list‘ dei suoi colleghi in Aula: “Non ringrazio tutti perché l’arroganza e la falsità non le sopporto, quindi ho deciso di nominare i singoli. Che nel rispetto delle differenze politiche, come si fa in democrazia, non hanno mai sconfinato negli insulti o nello sgarbo, il che segna la differenza tra chi fa politica e chi non la sa fare”.

Arrivano allora i ringraziamenti a Giovanni Ottaviano (Fdi) “per le critiche costruttive”, Roberto Santoro (Lega) “per la simpatia e il rispetto istituzionale. A Giorgio Trabucco (Lista Marchini) “per l’educazione e l’impegno”, Luca Scerbo Polverato (Fdi) “mai offensivo e sempre disponibile”. E ad Emiliano Sciascia (Pd) “mio predecessore che forse più degli altri comprende la mia situazione“.

Le reazioni

le reazioni sono al vetriolo. Il primo ad aprire il fuoco di fila è il Partito Democratico con Annarita Leobruni. Evidenzia che “La presidente non risponde alle accuse della sua maggioranza: evidente incapacità della giunta di proporre progetti condivisi e condivisibili con la propria maggioranza. E dell’incapacità della giunta di dare risposte durante l’emergenza sanitaria alla popolazione del Tiburtino”.

Rileva come sia “la prima volta a Roma che un Municipio Cinque Stelle è stato sfiduciato dalla sola maggioranza. In nessun altro Municipio a Roma e’ successo in questi ultimi 4 anni anni targati Raggi“.

Virginia Raggi © Imagoeconomica / Sara Minelli

Il capogruppo del Pd in IV Municipio, Massimiliano Umberti ritiene che il ko della presidente grillina sancisca “il fallimento totale del M5S in IV Municipio e in tutta Roma. Oggi si verifica un caso unico al mondo in cui tutti i consiglieri di maggioranza firmano la sfiducia del proprio presidente. E non poteva che finire così, di fronte a una persona che non ha mai fatto politica e che della sua arroganza e supponenza ne fa vanto. In questi quattro anni ha raccontato una favola a cui molti avevano creduto ma che si è trasformata presto nella dura e brutta realtà che vediamo quotidianamente“.

Altri colpi d’artiglieria arrivano dal capogruppo di Forza Italia in IV Municipio di Roma, Dino Bacchetti. “Resterà nella storia con un’impresa memorabile mai riuscita a nessuno dal 31 marzo 1966, istituzione delle circoscrizioni: una sfiducia votata all’unanimità. Della Casa si era sognata Napoleone a cavallo, oggi si risveglia Sancho Panza”.

Fallimento politico

Amedeo Ciaccheri, portavoce di Liberare Roma e presidente del Municipio Roma VIII dice che “Al fallimento politico e gestionale dei rappresentanti legati alla sindaca Raggi si aggiunge un nuovo protagonista. Dopo il III, l’VIII, l’XI, anche il IV Municipio si aggiunge alla lista degli insuccessi di Raggi e dei suoi sodali”.