Il futuro delle aziende dopo il 4.0: rinnovarsi per non sparire

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La conferenza organizzativa regionale della Cisl del Lazio mette a confronto le esperienze degli industriali. Il 4.0 cancellerà posti di lavoro. Ma ne creerà. Il limite? La burocrazia "Può bloccare lo sviluppo, serve un patto". I casi Borgomeo e Turriziani.

«Il territorio fa la differenza. Ma per territorio si intendono anche le istituzioni. Nessun imprenditore potrà mai rilanciare nessun comparto se non si fa sistema con le istituzioni. Sono loro l’elemento fondamentale per realizzare l’innovazione, consentire la concreta attuazione di un percorso di rilancio industriale. Solo se le istituzioni fanno la loro parte ,rafforzano l’innovazione»: realismo e concretezza, l’imprenditore Francesco Borgomeo ha risanato decine di imprese negli anni. I suoi ultimi successi si chiamano Saxa Gres, Grestone, Tagina, le prime due costruite sulle macerie di ex Marazzi (Anagni) ed ex Ideal Standard (Roccasecca). Tre casi che è stato chiamato a raccontare alla tavola rotonda ‘Industria 4.0 Lazio: la Persona e i Territori al centro dell’innovazione’. Si terrà martedì 4 giugno, nell’ambito della Conferenza organizzativa regionale della Cisl del Lazio che si sta svolgendo a Roma, presso la Direzione Generale dell’INPS.

Il misterioso 4.0

Il 4.0 è l’oggetto misterioso per troppe imprese. Rischiano di finire sorpassate nel giro di poco. Centinaia di lavori spariranno: ma allo stesso tempo ne nasceranno altri che non esistono adesso. perché sta cambiando il modo di lavorare. E di interagire con l’intelligenza artificiale della macchina. Quando parliamo di Industria 4.0 siamo di fronte ad una rivoluzione che comprende una innovazione tecnologica sempre più rapida e pervasiva.

L’allarme lo aveva lanciato due anni fa Maurizio Stirpe, vice presidente nazionale di Confindustria. Aveva avvertito che se le nostre aziende, le nostre università, non si fossero fatte trovare pronte, i nuovi posti di lavoro sarebbero nati altrove. È quello che sta accadendo.

La tavola rotonda di martedì si domanda proprio questo: se è un percorso di sviluppo ingovernabile, che brucerà posti di lavoro. Oppure vi sono già esperienze concrete e positive. E l’innovazione come si pone rispetto alla crescita della persona, dei lavoratori e del territorio?

Il confronto verrà introdotto dalla relazione di Enrico Coppotelli, segretario Cisl Lazio e fino a pochi mesi fa segretario generale in provincia di Frosinone. Vedrà la partecipazione di Gian Paolo Manzella (assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lazio), Francesco Borgomeo (Saxa Grestone), Stefano Bottaro (Avio spa). Porterà la sua esperienza Giovanni Turriziani (Turriziani petroli), Daniele Iafrate (Mosaic), Nicola D’Erario (Farmindustria), Alfredo Lombardi (Takeda farmaceutica) e Massimo Panetti (Massimo Eyewear).

Sfida per il sindacato

Per Enrico Coppotelli «indubbiamente vi sarà un incremento del lavoro intellettuale di invenzione, progettazione, programmazione, che sarà però di pochi. Le competenze odierne non corrisponderanno più al lavoro di domani e quelle acquisite rischiano di diventare presto obsolete. Per questo motivo, sulle competenze e sulla contrattazione si giocherà una partita decisiva che noi dovremo saper governare».

Insomma, la sfida non è solo per le industrie e per le università ma anche per il sindaco. Che se non sarà pronto a saper governare i nuovi processi andrà «verso un mondo che allarga le disuguaglianze e le incertezze esistenti. Ogni bambino prima o poi si sente chiedere: cosa vuoi fare da grande? Il 65% dei bambini di oggi farà un lavoro che ancora non esiste. Cosa gli rispondiamo? Questi sono gli interrogativi con i quali dobbiamo confrontarci».

I passi di Unindustria

Giovanni Turriziani, oltre all’esperienza di Turriziani Petroli porterà anche i fatti concreti realizzati da Unindustria. Che per centrare i traguardi del 4.0 ha sostenuto la creazione del primo istituto tecnico ad indirizzo meccatronico. (leggi qui L’avanguardia di Unindustria e il deserto della politica e leggi anche qui Primi per giovani disoccupati in Italia: e la politica non si muove, lo fanno gli Industriali).

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