La guerra silenziosa tra Cisl e Comune di Frosinone

C'è una guerra silenziosa in atto. Tra la Cisl ed il Comune di Frosinone. Ma sarebbe più preciso pensare: tra il sindaco Ottaviani ed il segretario provinciale Coppotelli. Lo sgombero (tentato e sventato) della sede appare solo come un pretesto.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Tranne i due protagonisti, la verità nessuno la conosce. Ma è una certezza che si sia aperto un fronte tra il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani ed il segretario generale provinciale della Cisl Enrico Coppotelli. E quindi tra il sindaco del Comune capoluogo ed una delle principali associazioni dei lavoratori in provincia di Frosinone. O se preferite, tra una delle più acute (quanto inascoltate) intelligenze in Forza Italia ed una delle principali (quanto apprezzate su scala Regionale) menti organizzative della Cisl.

 

Nessuno ha creduto nemmeno per un minuto che nell’intimazione di sfratto fatta notificare da Nicola Ottaviani alla Cisl provinciale il 7 novembre 2017 ci fosse solo la motivazione scritta sull’atto ufficiale. (leggi qui Il Comune: «Via la Cisl dai suoi uffici». «E noi vi denunciamo»). A prendere per buona quell’intimazione, in municipio si sono accorti dopo trent’anni che centinaia di persone ogni giorno vanno nei due stabili a ridosso della Villa Comunale per farsi calcolare la pensione, mettere in regola la badante, controllare la busta paga, calcolare le tasse e decine di altri servizi. E che lì invece – a sentire il Comune – ci potrebbe stare solo una famiglia perché mancano le certificazioni  necessarie ad accogliere il pubblico o tenere uffici.

 

Il dubbio nasce dal provvedimento che gli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola hanno ottenuto dal giudice, bloccando l’atto con cui si intimava alla Cisl di sgomberare i locali. (leggi qui E il giudice disse: la Cisl non si sfratta). Un provvedimento ottenuto inaudita altera parte: senza nemmeno bisogno di ascoltare il Comune di Frosinone, talmente era chiara la situazione.

 

Il Tar ha ritenuto che il Comune di Frosinone abbia disattesa una basilare regola. E cioè ha dimenticato di dire alla Cisl che stava avviando il procedimento di sgombero immediato. Se lo avesse fatto – hanno stabilito i giudici – sarebbe stato facile per il sindacato dimostrare che gli immobili avevano tutte le certificazioni chieste dal Comune.

 

A colpire però è un altro aspetto. Impossibile che a novembre Nicola Ottaviani non sapesse che stava firmando un provvedimento con cui mettere in mezzo alla strada un’attività di primaria importanza, di rilevanza sociale ed economica, come la sede provinciale della Cisl e di tutte le sue articolazioni.

 

Colpisce che, nemmeno per consolidata cortesia istituzionale, il sindaco abbia sollevato il telefono per dire al segretario generale provinciale: “Ti sto mandando il messo notificatore”.

 

Nicola Ottaviani non ha sollevato il telefono (non era tenuto). Enrico Coppotelli appena firmata la notifica invece lo ha fatto. Ma per chiamare gli avvocati e non il sindaco del Capoluogo. Nemmeno il Segretario era tenuto a chiamare il sindaco per dirgli ‘Ma che succede?’  Nemmeno per consolidata cortesia istituzionale

 

È chiaro che se non si sono sentiti ma hanno comunicato soltanto tramite avvocati, un fronte tra Cisl e Comune di Frosinone si sia aperto.

 

Il che va nella direzione opposta a quella dell’unione delle forze che invece viene propagandata sulle piazze, nei convegni, e nei poco utili tavoli convocati in continuazione su questo territorio. Ai quali puntualmente partecipano anche Comune e Cisl.