Clic, e la violenza nascosta diventa diventa urlo visibile

Dopo Milano, Roma e Catania, ora la mostra fotografia di Marzia Bianchi arriva nella sua Ciociaria. Con tre tappe. Per rendere visibile la violenza nascosta sulle donne. Il ruolo della Regione

Lorenza Di Brango

Guardare sempre lontano, col sorriso

ll dolore passato ai raggi X. C’è questo dietro quelle foto, pannelli così insoliti se esposti in un teatro o nei corridoi di un palazzo storico. Immagini che in un secondo ci portano invece nelle corsie degli ospedali, ci fanno sentire le sirene di un’ambulanza, evocano camici bianchi e bende. Per medicare, curare, guarire ferite. No, non solo quelle fisiche. Le radiografie esposte raccontano in pochi istanti quei traumi, così immediate da non lasciar spazio a dubbi: costole rotte, mandibole spostate, polsi slogati, femori spezzati, la lama di un coltello conficcata in un torace.

Ma con la stessa immediatezza parlano anche dei segni invisibili, quelli che non incidono il corpo, quelli che vanno più giù, in fondo all’anima.

Da Milano a Catania e ora ad Isola

Milano, Roma, Catania, ora la provincia di Frosinone, dove chi ha ideato quei pannelli è nata. Marzia Bianchi è arrivata con i suoi lavori ad Isola del Liri, dove ha inaugurato la mostra “L’invisibilità non è un superpotere“.

Dietro ogni immagine una storia vera: radiografie di donne arrivate ai pronto soccorso di Milano, Roma e Frosinone. Colpiscono duro nel cuore, risvegliano le coscienze più sopite, smuovono anche gli indifferenti cronici. Sono artisticamente ‘violente’, come violenti, ma davvero, sono coloro che le hanno causate.

La fotógrafa, che in altri lavori ha usato la delicatezza e la gentilezza per denunciare pratiche arcaiche e violente (come ha fatto con la mostra sulle mutilazioni genitali), stavolta ha voluto invece picchiare forte, ma solo in senso metaforico: guardando quelle foto la sensazione è questa, quella di un pugno in pieno stomaco. Con lo sdegno che sale, il dolore che ti pervade: nulla se paragonato a quello che le vittime hanno subito davvero, senza metafore.

La violenza invisibile

La mostra, ideata dalla Bianchi, con Fondazione Pangea Onlus e Rete Reama, è stata portata nel Lazio dal Consigliere regionale e Vicesegretario regionale PD Sara Battisti. Da tanto segue e apprezza il progetto, da quando quel pugno allo stomaco, guardando quelle radiografie, ha colpito anche lei (Leggi qui La violenza invisibile che Marzia sbatte sotto gli occhi).

L’artista ha unito anche dei pannelli fotografici con la testimonianza di alcune donne, per rappresentare le varie forme di violenza, che non è solo quella fisica o lo stupro. La violenza sulle donne è costrizione in casa, è violenza economica, è libertà cancellata, è silenzio, è complicità di chi sa e non fa nulla.

L’agenda politica – ha detto Sara Battisti – non può mirare solo all’inasprimento delle norme. La maggior parte degli uomini colpevoli di femminicidio si suicida. Come può l’inasprimento delle pene rappresentare l’unico deterrente concreto a cui la politica possa pensare, nei confronti di chi comunque mira a togliersi la vita? Il cambiamento deve avvenire nel substrato sociale in cui fermenta la cultura del possesso degli uomini sulle donne, la cultura della disparità, la cultura dell’oggettualizzazione delle donne’.

Non è un superpotere

L’invisibilità non è un superpotere” fa pensare, tocca, colpisce, ferisce, fa dire: ‘la violenza sulle donne da schifo’. Si può vedere: tutti i giorni fino al 30 novembre al Teatro Stabile di Isola del Liri, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Ma presto, sempre grazie all’impegno della Battisti, arriverà anche altrove. Nel
Palazzo della Provincia di Frosinone, con l’inaugurazione il 2 dicembre
e la possibilità di visitarla fino al 15, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e martedì e giovedì dalle 15 alle 17.

E poi, forse, anche nella sede Asl: l’azienda sta valutando se ha un’area idonea ed adeguata per esporre gli scatti nel posto in cui quelle radiografie sono state effettuate, laddove le ferite sono state curate. Anche quelle invisibili.

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