Coletta, la nuova giunta e il centrodestra al bivio

Come si legge la nuova giunta del sindaco Damiano Coletta. Partito con l'anatra zoppa ha messo a segno tre mosse chiave. Evitando di finire in ostaggio. E aprendo al dialogo trasversale. Ma così ha messo in crisi i suoi assedianti

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Il sindaco di Latina Damiano Coletta ieri ha varato la nuova Giunta. Una mossa decisiva per il futuro della Consiliatura: le urne hanno restituito un mandato bis per il sindaco civico sostenuto anche dal centrosinistra ma non gli hanno dato una maggioranza. Che invece è saldamente nelle mani del centrodestra. L’opposizione / maggioranza aveva preteso un chiaro segnale di apertura per concedere il suo appoggio e far sopravvivere la consiliatura: assessori non politici e sganciati dalla politica. (Leggi qui Il centrodestra detta le condizioni: “Giunta tecnica e noi collaboriamo”).

La risposta è arrivata ieri con il varo della Giunta. Ma come si legge quell’esecutivo? Non ci sono sorprese rispetto ai rumors dei giorni scorsi. Il sindaco ha tenuto per sé la delega all’Urbanistica e lasciato due caselle vuote, una «porta aperta al centrodestra», ha spiegato. Vicesindaco Francesca Pierleoni, area Pd come Caschera che va ai Lavori Pubblici. Mellacina al Bilancio, Calì (area 5 Stelle) ad Ambiente e Transizione ecologica, Cultura e Scuola alla Pazienti. Confermati Lepori e Bellini.

Le tre mosse di Coletta

Damiano Coletta con la sua Giunta

La palla torna al centro. Damiano Coletta ha fatto il suo, ora sta al centrodestra, o forse a uno solo o solo due Partiti del centrodestra, scegliere. Dire che il sindaco di Latina chiami allo scoperto FdI, FI e Lega può forse sembrare eccessivo, ma è indubbio che abbia mosso le sue pedine in una difficile partita a scacchi mettendo in fila tre obiettivi.

Il primo è stato quello di inserire, nella sua proposta progettuale presentata al centrodestra, temi che al centrodestra stesso non dispiacevano in quanto inseriti anche nel programma del loro candidato sindaco, Vincenzo Zaccheo. Come la valorizzazione del nucleo di fondazione e dei suoi edifici storici a fini di cittadella universitaria.

Il secondo, una settimana fa, è stato l’elezione all’unanimità di Raimondo Tiero, il campione di preferenze di Fratelli d’Italia, a presidente del Consiglio. Azione che ha dimostrato da un lato la disponibilità all’apertura, dall’altro la fiducia reciproca e, con le schede bianche nella prima chiama, anche il voler verificare l’unità nel centrodestra stesso. Della serie: mettiamo le carte in tavola.

Ora, la terza mossa: i due posti liberi in giunta, dicendo chiaramente che sono «a disposizione del centrodestra o di un singolo partito del centrodestra stesso». Una frase pronunciata apertamente, nella conferenza stampa in cui Coletta ha presentato la sua nuova giunta, quella del “secondo tempo”, quella della sua seconda amministrazione.

La giunta del Secondo tempo

Damiano Coletta

In pratica. Quella che oggi è formata da Francesca Pierleoni, nominata vice sindaco con delega al Welfare; Massimo Mellacina, a Bilancio e Tributi; Pietro Caschera ai Lavori pubblici; Laura Pazienti, a Pubblica istruzione e Cultura; Adriana Calì alla Transizione ecologica, Ambiente e Ufficio Europa.

Una giunta con due conferme, «per la continuità amministrativa in due settori particolari che devono portare avanti progettualità», come Simona Lepori alle Attività produttive, e Dario Bellini all’Igiene urbana, Verde pubblico, Mobilità e trasporti.

Due posti sono però in bianco, come una delega, quella all’Urbanistica, pesante come può esserlo in una città con sette Piani particolareggiati annullati come Latina.

L’arte del possibile

Il primo cittadino rieletto, in poche settimane ha dovuto apprendere un’arte della politica che nei cinque anni precedenti, di fronte a un Consiglio dal consenso e dalla maggioranza bulgari (eccezion fatta per alcune defezioni, prontamente compensate con le sedute in seconda convocazione, per far calare il numero legale), non gli era stata necessaria.

Ora si. E con tre mosse, chiama allo scoperto il centrodestra, oppure singoli partiti del centrodestra, oppure ancora singoli consiglieri comunali, pronti magari a fare il salto. In una parola, nonostante in Consiglio sia sotto di 14 consiglieri a 19, sta conducendo il gioco. Per il centrodestra, infatti, ora la difficoltà è spiegare perché, se non vuole sostenere il programma.

E le divisioni già si avvertono. Nonostante tutti gli esponenti di FdI, FI, Lega, si affrettino a dire che il centrodestra è «unito e compatto», si divide in realtà tra falchi e colombe. Tra chi, duro e puro come FdI (che detiene già un ruolo istituzionale come il presidente del Consiglio per un proprio esponente), ha sempre detto che il centrodestra non entrerà mai in giunta, e chi come la Lega, ha due consiglieri come Giovanna Miele e Massimiliano Carnevale che parlano di sfiducia e voto subito dopo il bilancio oppure di una partecipazione diretta, e comunque di un chiarimento esplicito della posizione. Con FI in mezzo che, va ricordato, con Pd e civici governa già Acqualatina da cinque anni.