Il primo collasso serio per l’anatra zoppa di Zingaretti

Primo collasso per lo Zingaretti bis. Non passa la nomina del presidente del Parco indicato dagli alleati del Misto. Che allora non si presentano in Aula. E viene a mancare il numero necessario per tenere a galla la maggioranza

All’anatra zoppa è venuto un collasso. Non rischia di restarci secca. Ma è il primo serissimo segnale d’allarme per la tenuta della ‘maggioranza‘ con la quale Nicola Zingaretti tenta di governare la Regione Lazio.

I numeri non ci sono. Lo dice la conta fatta oggi in Aula. Il Governo regionale è andato sotto. Non per caso. Ma perché l’anatra zoppa uscita dalle urne a marzo (presidente di centrosinistra, Aula spaccata in 3 non maggioranze Pd – M5S e centrodestra) sta iniziando a collassare.

 

Le cause del collasso

Fino a luglio Nicola Zingaretti è andato avanti costruendo una complicatissima architettura di non belligeranze. In pratica: ha diviso il potere amministrativo regionale usando il bilancino. E dando una fetta al Pd, una al Cinque Stelle, una al Centrodestra. Poi ciascuno a diviso al proprio interno: i grillini tra le due anime che lo compongono, il centrodestra tra Forza Italia – Lega – Fratelli d’Italia.

Divide et impera, insegnava Luigi XI di Francia: più dividi il potere e più sei il solo a decidere. In questo modo Nicola Zingaretti ha iniziato ad incasellare un risultato dopo l’altro.

Allora perché si arriva al collasso di oggi? Perché a luglio il Movimento 5 Stelle ha iniziato a mettere i classici puntini sulle i, a far rispettare i paletti piantati all’inizio della legislatura quando aveva concesso la sua non ostitilità in cambio di risultati pratici. Insomma, a presentare all’incasso una serie di cambiali.

Una manovra inevitabile. Perché una parte della base pentastellata (alimentata dall’ala che fa riferimento alla sindaca di Roma Virginia Raggi) ha iniziato a soffiare sul fuoco della polemica, accusando la rivale Roberta Lombardi di connivenza con Zingaretti e quindi con il Pd.

Le maglie della collaborazione si sono fatte più strette, meno elastiche. Lo hanno fatto reclamando una serie di cose, nero su bianco. Le hanno inserite nel Collegato al Bilancio: il documento che doveva essere approvato ad agosto per bilanciare i conti ed introdurre una serie di provvedimenti.

Al punto che Nicola Zingaretti ha intuito subito il rischio di finire sugli scogli per via di un timone condizionato dai Cinque Stelle. Ed ha tentato di disincagliarlo. Costruendo una maggioranza: imbarcando i due consiglieri fuoriusciti dal Centrodestra ed approdati nel gruppo Misto. (leggi qui Una maggioranza per Zingaretti: Cangemi e Cavallari dicono si a Buschini). Abbastanza per avere una maggioranza: risicata, forte di due soli voti in più, ma vera (leggi qui L’anatra zoppa non c’è più: in aula vota la nuova maggioranza in Regione).

 

Il collasso per un parco

Che fine a fatto quella maggioranza? Perché è collassata? Dove sono finiti i voti dei consiglieri del Misto Giuseppe Cangemi ed Enrico Cavallari?

Oggi in aula non si sono presentati. Ognuno racconterà una sua versione della storia: avevo finito in quaderno a quadretti, la nonna aveva la febbre, ho accompagnato mamma in ospedale… La realtà dei fatti dice che in mattinata la Commissione doveva approvare il nome espresso dal Misto per una presidenza di un ente Parco. E quel nome non è passato.

Lo hanno impallinato i Consiglieri degli altri gruppi. Tanto per ricordare a tutti quali sono gli equilibri nelle Commissioni e come erano stati divisi qualche mese fa.

A quel punto, Cangemi e Cavallari devono essersi domandati: “Perché devo reggere una maggioranza se non ne ho alcun beneficio?”. Ed hanno finito il quaderno a quadretti: niente compiti, niente numeri in aula.

La seduta di Consiglio è stata sospesa. Il capogruppo Dem Mauro Buschini ha consumato la suola delle scarpe per raggiungere una mediazione. Alla fine ha fatto suonare il gong. Per poter continuare lontano dall’aula.

 

Niente stampelle a 5 Stelle

«Oggi abbiamo assistito allo psicodramma della ‘diversamente maggioranza’ di Zingaretti, che in Commissione Agricoltura e Ambiente ha abbandonato i lavori proprio durante la votazione sulle nomine dei Presidenti dei Parchi e dell’ente Roma Natura, frutto di un decreto dello stesso Zingaretti». Così ha messo il dito nella piaga il presidente della Commissione e consigliere del Movimento 5Stelle, Valerio Novelli.

L’assenza dei membri della maggioranza è stata la mossa disperata con cui tentare di pilotare la nomina richiesta dal Misto per l’ente Parco. Ma non è stato sufficiente. La Commissione si è comunque svolta. Ed ha detto no alla designazione del Presidente di Roma Natura e Monti Cimini.

La mossa giusta per scatenare la fibrillazione dritta al cuore dell’anatra zoppa.

 

La supposta di Forza Italia

Ad increspare le acque c’è pure il sub emendamento inserito nel Collegato. È quello che cancella i Consorzi industriali del Lazio e li fonde in uno soltanto. Con l’ipotesi di affidarne la guida a Francesco De Angelis, con la certezza di azzerare il neo presidente del Cosilam Mario Abbruzzese (leggi qui In cambio della strambata, a Francesco De Angelis la super presidenza dei Consorzi Industriali Uniti)

Un rischio talmente concreto che in questi giorni proprio l’ex presidente del Consiglio Abbruzzese è fisso nel palazzo della Regione per sabotare ogni accordo sul Collegato. E costringere Zingaretti a trattare.

«Nonostante il patto d’aula, che ha dato vita ad una maggioranza diversa da quella votata dai cittadini il 4 marzo scorso, oggi la seduta del Consiglio sulla proposta di legge ‘Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale’ è stata sospesa per mancanza del numero legale. Questo, a dimostrazione di come il patto d’aula non sia basato su temi e proposte concrete, ma solo su spartizioni che non interessano ai cittadini della nostra regione» ha tuonato il capogruppo di Forza Italia Antonello Aurigemma.

Rincara la dose Pasquale Ciacciarelli, presidente forzista della commissione Cultura. «La maggioranza, con la sua assenza, di fatto impedisce il dibattito. E il patto d’aula continua a scricchiolare. Zingaretti ci dica chiaramente se vuole continuare a fare il Presidente della Regione o il Candidato alla segreteria nazionale del PD, in questo caso visto che non è più in grado di avere una maggioranza d’aula si dimetta, e dia la possibilita’ ai cittadini della nostra regione di scegliersi un nuovo Presidente».

 

Fine del Patto d’Aula

Affondano il colpo poi i Partiti del Centrodestra. In serata c’è una nota congiunta firmata dai capigruppo Stefano Parisi (Energie per l’Italia), Antonello Aurigemma (Forza Italia), Orlando Tripodi (Lega), Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia) e Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia).

Mettono nero su bianco che «Il ‘Patto d’aula’ che avrebbe dovuto tenere in piedi la Giunta Zingaretti con i voti di due consiglieri del Centrodestra è già svanito. Oggi in aula la maggioranza non ha il numero legale. Se continua cosi’ Zingaretti farà molta fatica ad andare avanti e la situazione del governo della Regione continuera’ a degradare».

 

Il fronte Liberi e Uguali

Non c’è solo il fronte interno. A scatenare un’altra fibrillazione nelle coronarie dell’anatra zoppa di Zingaretti è Liberi e Uguali. In Regione fa parte della maggioranza. In Parlamento gli ha tolto l’appoggio.

«Le disposizioni approvate dal Consiglio regionale del Lazio costituiscono un grave rischio per il sistema delle aree naturali protette della Regione e sono in contrasto con la legge quadro nazionale, tuttora vigente, a tutela dei parchi. Un colpo di mano inaccettabile che mette in discussione principi basilari sulla tutela della fauna e sull’assetto urbanistico delle aree protette». A dirlo è Loredana De Petris, senatrice di Liberi e Uguali e capogruppo del Misto a Palazzo Madama, che così ha commentato gli emendamenti approvati in Consiglio regionale sulla disciplina delle aree protette del Lazio.

«Consentire l’accesso dei cacciatori all’interno dei parchi per gli interventi di selezione della fauna selvatica– dichiara la senatrice- significa aprire un’autostrada al prelievo venatorio sistematico nelle uniche aree protette del territorio regionale. Grave e’ anche l’apertura al principio del silenzio-assenso in edilizia all’interno dei parchi».