Tutti i segreti della Fabbrica dei Materiali: pronta in tre anni

Foto © Paola Onofri / Imagoeconomica

Il presidente di lazio Ambiente spiega come sarà la Fabbrica dei Materiali che si vuole realizzare a Colleferro. Per ricavare biometano e materie prime. Una volta sistemati i conti ed approvati i progetti la società verrà messa sul mercato

La nuova Fabbrica dei Materiali potrebbe entrare in funzione a Colleferro nel 2023. Nascerà una volta smantellato l’attuale termovalorizzatore. Sarà un impianto capace di estrarre nuove materie prime e bio metano in maniera ecologica. Non sarà così grande da saturare tutta la quota di rifiuti che il Piano Regionale assegna a quell’area. Significa che c’è la possibilità di costruire un’altra struttura simile nel Lazio. A rivelarlo è stato Daniele Fortini, amministratore delegato di Lazio Ambiente: lo ha detto nel corso di un’audizione di fronte alla X commissione del Consiglio Regionale del Lazio.

Progetto in via di sviluppo

Il sindaco Pierluigi Sanna mette il lucchetto alla discarica di Colle Fagiolara © AG. Dire

Daniele Fortini ha spiegato che Lazio Ambiente sta “correggendo la fattibilità tecnica”. Quanto sarà grande l’impianto? Avrà “dimensioni ridotte rispetto alle 500mila tonnellate inizialmente ipotizzate”.

Quanto tempo occorrerà per sviluppare il progetto? “Una volta che avremo il progetto definitivo, riteniamo ci possano volere 7-9 mesi per il suo esame. Più un cantiere di 24-28 mesi dal rilascio delle autorizzazioni. Entro il 2023 siamo ancora nelle condizioni di pensare di mettere in esercizio l’impianto“.

Quanti rifiuti sarà capace di trattare la nuova struttura? Le misure sono state prese sulle 500mila tonnellate assegnate dal Piano Rifiuti a Lazio Ambiente. Si parte dal presupposto che non potranno essere tutte trattate nel sito di Colleferro: “li’ non prevediamo cifre superiori a 250mila tonnellate”. Le altre? “Se Lazio Ambiente avesse conferma delle 500mila tonnellate si dovrà individuare un’altra area dove realizzare un altro intervento“.

La prospettiva

L’impianto di Colleferro

Nella prospettiva tracciata dal Daniele Fortini, Lazio Ambiente entro giugno non avrà piu’ la gestione dell’ex inceneritore di Colleferro. Nemmeno avrà più la gestione della discarica e non avrà più servizi ambientali perché ceduti alla società Minerva.

Abbiamo lavorato con i Comuni della Valle del Sacco, con il supporto dei sindacati – ha spiegato Daniele Fortiniaffinché prendesse forma il consorzio Minerva. A lui è stato trasferito a novembre 2019 il ramo d’azienda dei servizi ambientali di Lazio Ambiente. La cessione vera e propria avverrà invece entro giugno“.

Cosa significa? Che la Regione ha chiuso la discarica di Colleferro. Della gestione si era occupata Lazio Ambiente. In accordo con i sindacati è stato costituito il nuovo consorzio e gli sono state tresferite le altre attività rimaste: i servizi ambientali. Per questo verranno trasferiti al Minerva i 111 dipendenti ed il parco automezzi.

E Lazio Ambiente cosa resta a fare? Innanzitutto il capping: cioè la copertura della vecchia discarica, attraverso strati di terra e la piantagione di alberi da bosco con annesso sottobosco. Poi “L”orientamento – ha spiegato Fortini – è stato quello di adottare nella società una progettazione affinché sia possibile individuare un ruolo della stessa società nel sistema di gestione dei rifiuti Ato. Che contemplasse la valorizzazione delle esperienze acquisite nel tempo. Per questo, nel piano regionale è prevista l’opportuntà di adottare una progettazione di un impianto innovativo, un compound ecologico, che possa svolgere un’utile funzione nel ciclo dei rifiuti”.

Il nuovo impianto

Daniele Fortini © Imagoeconomica

Nasce da quella norma l’idea del nuovo impianto. Del tutto diverso dallo stabilimento Tmb che ha operato finora. Un progetto simile, nei principi, a quello che è stato avviato a Colfelice dalla società pubblica Saf. Dove il presidente Lucio Migliorelli ha intenzione di procedere ad una chiusura ed alla totale trasformazione della tecnologia: passando ad un impianto a zero emissioni inquinanti e capace di ricavare materie prime dai rifiuti indifferenziati. Cioè quelli che oggi vengono solo tritati, passati al vaglio, trasformati in combustibile per termovalorizzatori ed in materie inerti per discarica.

Spiega daniele Fortini che per Colleferro si punta ad una riconversione per “il recupero di materia e quindi il trattamento a freddo, senza rilasci di nessun tipo in atmosfera e nel suolo, e minimizzando i rifiuti desitnati allo smaltimento“.

Il progetto è già stato consegnato alla Regione Lazio. Ora si deve procedere con la richiesta di autorzzazioni. A quel punto Lazio Ambiente avrà in carico solo 25 dipendenti, il contratto garantito per il capping della vecchia discarica, avrà in portafoglio anche l’autorizzazione per il nuovo impianto di supporto al recupero di materia.

Diventerà un gioiellino che tutti faranno a gara per comprare dalla Regione Lazio che oggi ne detiene il 100% delle quote. A finire sul mercato non sarà un carrozzone ma un soggetto autorizzato a realizzare un moderno impianto per la lavorazione dei rifiuti.

Patti chiari, zero rifiuti

Un impianto tmb di vecchia concezione

La cosa però rischia di suonare come una presa in giro. Prima a Colleferro si lavoravano rifiuti, poi si lavoreranno rifiuti. Dove sta la differenza? È un passaggio importante che aiuta a capire anche cosa potrebbe accadere da qui a pochi anni anche a Colfelice con lo stabilimento Saf.

Nel nuovo impianto di Colleferro non entreranno rifiuti secchi, al fine di diventare combustibile, ma frazioni di sottovaglio per estrarne quanta piu’ ricchezza, in termini non solo economici ma soprattutto ambientali, ed evitare lo smaltimento” ha spiegato l’amministratore di Lazio Ambiente.

Nei calcoli illustrati oggi in Regione si stima che ogni 100 tonnellate di scarti, finiranno in discarica meno del 10% del totale.

I materiali verranno sottoposti a processi biologici ed elettromeccanici, non chimici o termici: niente sciglimento, utilizzo di acqua, bruciatori. Si punta a recuperare matrici omogenee e biometano, ma anche materiali inerti o anidride carbonica a fini industriali.

Indietro non si torna. Fortini ha spiegato che intanto all’ex termovalorizzatore sono stati istituiti presidi ambientali che sorvegliano l’impianto spento ormai da anni. “Nel piano regionale si pondera lo smantellamento. A tal ragione uno studio di Enea ci indicherà i costi e i potenziali ricavi dalla vendita di materiali e apparecchiature“.