Come col Venezia ma a parti invertite: il Frosinone sogna le magie di due numeri abbinati (di E. Ferazzoli)

Come col Venezia ma a parti invertite. Senza Dionisi infortunato, ora tocca a Ciofani guidare il Frosinone. Perché non sono i numeri a raccontare il Calcio. Ma l'anima di chi indossa la maglietta e scende in campo. Ed al Frosinone, in questo momento, mancano due numeri abbinati: 9 e 18

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

Tre giornate. 270’ minuti. Zero reti. Si potrebbero spendere litri di inchiostro su moduli, innesti, schemi di gioco.

Ma la verità è che al Frosinone mancano i numeri che lo hanno reso offensivo, lucido sotto porta, fulmineo nelle conclusioni a rete.

Nulla a che vedere con statistiche o variabili di gioco.

 

Il 9 ed il 18

Più di ogni altra cosa sono il 9 ed il 18 a mancare: quella combinazione divenuta perfetta fra due giocatori così diversi tra loro per indole e caratteristiche tecniche.

Daniel, prima punta dal fisico imponente e dalla naturale predisposizione al ruolo di leader, generoso, instancabile, equilibrato, affidabile. In una parola, il Capitano.

Federico, seconda punta abile con entrambi i piedi, veloce in progressione. Un giocatore dal carattere schivo e orgoglioso, con un temperamento caparbio, indolente, capace di mandare su tutte le furie anche il più serafico dei difensori.

27 reti in A, 14 Dionisi e 13 Ciofani, nella stagione 2015/2016; 33 in quella successiva, 17 il primo e 16 il secondo; 23 sono i goal della scorsa stagione, rispettivamente 10 e 13.

Una simbiosi basata su equilibrio, collaborazione e fiducia reciproca.

 

Il 29 marzo mentre lasciava il campo su una barella, a Daniel è bastato uno scambio di sguardi per passare al suo “doppio numerico” il timone della squadra. Federico ha raccolto il testimone con senso di responsabilità e coraggio, arginando la sua indole irrequieta e, cosa ancora più impegnativa, gettandosi alle spalle un periodo difficile durante il quale in troppi non lo avevano risparmiato da critiche dure e spesso gratuite.

Oggi mancano entrambi. Manca una guida sicura, manca tutto ciò che un capitano può dare alla sua squadra: ordine, obbiettivi, sicurezza, coraggio.

Manca quell’instancabile corsa, quel guizzo improvviso, quella difesa orgogliosa e fiera della maglia indossata. Federico Dionisi manca a tutti. Ed è bene che lo sappia. Perfino a chi non ha smesso di criticarlo per una stagione intera e che oggi invece non fa che ripetere “Ci fosse stato lui, sarebbe finita diversamente”.

 

Ma più di ogni altra cosa mancano quella familiarità con la quale si confida negli uomini che sai riconoscere in mezzo al campo, quella sicurezza quasi profetica di saperli andare a segno ancor prima che la palla abbia attraversato la linea di porta.

 

Passerà del tempo prima di vederli di nuovo insieme, in quella serie A che, senza ombra di dubbio, spetta ad entrambi. Probabilmente un anno.

Ora tocca a Daniel, già a disposizione contro la Sampdoria, attendere per sei mesi il compagno. Chissà se, nello scambiarsi di nuovo il testimone, ci troveremo di fronte un numero 9 in grado di indispettire tutti i difensori della serie A.

 

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