Cosa c’è dietro il ‘Non possumus’ di Bettini a Virginia Raggi

Come va letta la nota di otto righe con cui nelle ore scorse Goffredo Bettini ha chiuso ogni possibilità al sostegno per Virginia Raggi. È un 'Non possumus' che va molto più in là di Roma. E punta a rimettere il Partito in posizione d'attacco

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Otto righe, una bugia, un sabotaggio politico. Goffredo Bettini non è uomo che sprechi né il tempo né le parole. Nelle otto righe affidate ieri alle agenzie di stampa c’è la rotta proposta al Pd: più distante da Luigi Di Maio e la sua destra filo leghista, più accostato a Giuseppe Conte ed alla sua trasversalità ormai sfuggita al controllo dei Cinque Stelle. Come conferma il sondaggio Ipsos: con Conte al timone il MoVimento vola al primo posto nel gradimento degli elettori. (leggi qui Ipsos, Conte al timone ed il M5S diventa il primo Partito).

Le otto righe sono un capolavoro di sintesi, nella loro dirompenza.

“In riferimento all’opinione che mi si attribuisce nell’articolo intitolato ‘Compagna Raggi‘, pubblicato oggi dal settimanale L’Espresso, secondo cui vedrei ‘di buonissimo occhio un sostanziale supporto al Raggi bis‘ vorrei precisare: in primo luogo, come ho più volte ripetuto, non mi occupo minimamente delle vicende politiche romane. E in secondo luogo, ritengo impossibile un sostegno del Pd alla ricandidatura dell’attuale sindaca di Roma Virginia Raggi. Non per ragioni personali o pregiudiziali, ma sulla base dei risultati negativi dell’esperienza del suo governo”.

Goffredo Bettini © Imagoeconomica / Paolo Cerroni

C’è tutto. Compresa la bugia. Quasi una firma. “Non mi occupo minimamente delle vicende politiche romane”: pure i sassi del Colosseo a Roma sanno che dietro le ascese e le cadute di tutti i sindaci di Roma negli ultimi 35 anni c’è la mano di Bettini. A sinistra, non avere l’accordo con lui significa avere minime speranze di eleggere il sindaco. A Palazzo Chigi il Conte 2 ha avuto lui come regista occulto.

Per questo il successivoNon possumus‘ a Virginia Raggi è una rotta politica. Ben delineata e più ampia dei confini romani.

Traccia la rotta di allontanamento del Partito Democratico da un Movimento 5 Stelle inconcludente, rappresentato da ministri spesso inadeguati al ruolo per via della loro totale assenza di esperienza politica ed amministrativa. Una vicinanza dettata dal senso di responsabilità istituzionale, perché “non c’è alternativa a questo Governo” come ha più volte evidenziato Nicola Zingaretti. Ma è una responsabilità che sta tenendo il Pd ancorato al suo 20%.

Dietro al Non possumus c’è la presa di distanze da quanto sta avvenendo all’interno del M5S. Un caos che giustifica in pieno il risultato registrato nelle ore scorse da Nando Pagnoncelli con il suo sondaggio pubblicato dal Corriere. Le contraddizioni di un Partito nato come non Partito, ormai pezzo granitico del sistema nonostante si dichiari orgogliosamente antisistema, stanno sfociando in una sanguinosa conta interna. Sono sempre più nette le distanze tra Casaleggio e Di Battista da un lato, Grillo con Conte dall’altro. Viene invocato da molti un congresso’ che non potrà fare altro che sancire la spaccatura ideologica all’interno di un Partito che non ha un’ideologia propria: un’ala filoleghista ed un’ala contiana.

Il sondaggio di Pagnoncelli

Perché tenersi lontani? Perché non soffiare sul fuoco? Goffredo Bettini sa benissimo che il Partito Democratico ha nulla da guadagnare coinvolgendosi in una situazione del genere. Perché se Conte si fa il suo Partito spacca il M5S ma drena una parte di voti anche al Pd; allo stesso tempo Luigi Di Maio può finalmente sanare il suo profondo trauma politico, dovuto al fatto di ritrovarsi al governo proprio con quelli sui quali aveva scatenato le peggiori campagne di odio e fango.

In entrambe le situazioni il Pd ha solo da rimetterci. Con un’aggravante: una parte dei suoi elettori potrebbe contestargli di avere tenuto a galla un simile soggetto politico. Meglio allora tenersi a distanza. E non c’è terreno migliore delle elezioni comunali di Roma per metterlo in chiaro.

La manovra di Goffredo Bettini ha una portata ancora più ampia. Mette fine alla fase in cui il Partito Democratico è entrato in maniera quasi sommessa al Governo. Lo colloca in posizione di attacco, forte di quanto ha dimostrato in questi mesi di Conte 2: i soldi concessi dall’Europa sono un risultato tutto Dem e degli uomini della galassia Dem da Paolo Gentiloni a Roberto Gualtieri; se fosse stato per la pattuglia grillina in Ue staremmo già alla bancarotta. I ministri che hanno tenuto la rotta durante la pandemia sono quelli espressi dal centrosinistra, Roberto Speranza su tutti mentre sulla scuola l’inadeguatezza ha fatto faville.

Giuseppe Conte

È il centrosinistra ad avere dimostrato d’essere forza di governo e non il M5S che sta da tre anni ininterrottamente alla guida del Paese. Con questa mossa Bettini costringerà l’ala destra del M5S ad uscire allo scoperto per coprire il fianco a Virginia Raggi: assumendosi così la paternità politica nazionale dell’appoggio alla sindaca e ribadendo le distanze dal Pd. Non solo: farà saltare il banco delle Regionali, nelle quali non è il 5 Stelle a fare un piacere al Pd, tutt’altro dal momento che in Toscana e Campania i rispettivi candidati correranno contrapposti.

Prendere le distanze dal Movimento 5 Stelle partendo da Roma è la mossa capace di restituire al Pd la sua identità. E sganciarlo dal 20% al quale è ora ancorato.