I 90 anni di Ratzinger nel giorno di Pasqua

Compie novant’anni oggi, il giorno di Pasqua, il papa emerito Benedetto XVI. Di lui hanno scritto: “Joseph Ratzinger è stato capace di una produzione intellettuale che ha pochi confronti nella vita ecclesiale degli ultimi cinquant’anni, e probabilmente è stato talmente avanti che ha trovato anche tanta incomprensione. Da prefetto dell’ex Sant’Uffizio ha segnato in modo profondo il pontificato di san Giovanni Paolo II e proprio in quel periodo possiamo trovare alcuni documenti che in qualche modo ne cristallizzano il pensiero, come ad esempio l’enciclica Fides et ratio del 1998 o la dichiarazione Dominus Iesus del 2000. Tra le sue encicliche molti indicano in Spe Salvi del 2007 quella più rappresentativa”.

 

Papa Benedetto XVI ha detto: “L’amore per il prossimo è una strada per incontrare anche Dio e il chiudere gli occhi di fronte al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio”.

Nella società di oggi il prossimo non lo vediamo. Non vediamo il vicino di casa in difficoltà, non vediamo il fratello che non ce la fa, non vediamo il migrante che scappa dalla guerra, non vediamo l’amico che implora il nostro aiuto. Non vediamo e spesso facciamo finta di non vedere, anche quando si consumano tragedie immani.

 

Benedetto XVI è un teologo immenso, come Papa passerà alla storia probabilmente per il “gran rifiuto” del soglio quando si è reso conto che cambiare gli apparati di Santa Romana Chiesa era impossibile. Anche in quel gesto però ha dimostrato una statura morale ed intellettuale immensa, effettuando un passo di lato che ha consentito l’arrivo di Papa Francesco.

 

I 90 anni di Ratzinger vanno celebrati. Nella sua sterminata operara letteraria e teologica, esattamente nel 1974, l’allora Joseph Ratzinger si soffermò sul significato del Carnevale. Scrisse: “L’origine del carnevale è senza dubbio pagana: culto della fecondità ed evocazione di spiriti vanno insieme. La chiesa dovette insorgere contro questa idea e parlare di esorcismo che scaccia i demoni i quali rendono gli uomini violenti e infelici. Ma dopo l’esorcismo emerse qualcosa di nuovo, completamente inaspettato, una serenità demonizzata: il carnevale fu messo in relazione con il mercoledì delle ceneri, come tempo di allegria prima del tempo della penitenza, come tempo di una serena autoironia che dice allegramente la verità che può essere molto strettamente congiunta con quella del predicatore della penitenza. In tal modo il carnevale, una volta sdemonizzato, nella linea del predicatore veterotestamentario può insegnarci: “C’è un tempo per piangere e un tempo per ridere…”.

Auguri Benedetto XVI.
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