Comunali, chi vince e chi perde con le candidature

Chi vince e chi perde alle prossime Comunali. La presentazione delle candidature ha già determinato una prima serie di sconfitti. Sul fronte politico. Ma anche di vincitori. Brindano i Fratelli d'Italia, smarrita la Lega, incredibile Forza Italia

Il vero vincitore è Fratelli d’Italia, il non pervenuto è la Lega, quello in crisi epilettica è Forza Italia. Mentre il Pd è la solita grande follia che almeno ora ha una speranza: il lettino psichiatrico del nuovo Segretario provinciale Luca Fantini. La presentazione delle liste per le comunali di settembre in Provincia di Frosinone traccia un quadro politico chiaro.

Ceccano

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore

Il Comune più grande chiamato alle urne è Ceccano. Dove il centrosinistra è capace di non approfittare del fallimento rimediato dal sindaco Roberto Caligiore e dal suo centrodestra: sfiduciati un anno fa. (leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco).

Il centrodestra si compatta ed il centrosinistra si divide: in due blocchi, offrendo così il vantaggio proprio a chi invece avrebbe dovuto essere in ritardo per ricomporre i pezzi. (leggi qui Tuttavia… il candidato sindaco sarà Roberto Caligiore).

Sono in tre i candidati alla carica di sindaco. Roberto Caligiore è di nuovo in corsa. Ma su basi del tutto diverse: non è più il campione dell’antipolitica sceso in campo alle Comunali di 5 anni fa a capo di uno schieramento civico. Quello è fallito. Ora è il centrodestra ad avere costruito il fronte politico, con Riccardo Del Brocco nel ruolo di grande tessitore. E Roberto Caligiore è il candidato del centrodestra, non più l’aggregatore del civismo cittadino.

Lo sostengono sette liste (Caligiore Sindaco, Fratelli d’Italia, Lega Salvini Lazio, Grande Ceccano, Patto Civico, La mia Ceccano, Giovani di Ceccano Caligiore Sindaco).

Marco Corsi

Il centrosinistra si divide. Pd e Socialisti stanno con l’ex Presidente del Consiglio Comunale Marco Corsi. Che i ‘puristi‘ non hanno voluto sostenere: perché ritenuto inquinato dai 4 anni trascorsi a guidare i lavori d’Aula in un’amministrazione di centrodestra. A nulla è valso il fatto che sia stato determinante per far cadere il governo Caligiore, meno ancora il fatto che il suo – dice – dovesse essere inteso come un ruolo di garanzia e non politico.

Con lui sta la parte di Pd che si riconosce in Francesco de Angelis. ha costituito sette liste: Psi, Uniti per Ceccano, Nuova Vita, Marco Corsi Sindaco Ceccano Riparte, Noi per Ceccano, Città Nuova, Democratici per Ceccano. Ha una mission sola: trascinare al ballottaggio caligiore: lì si aprirebbe una seconda partita con i valori interamente ribaltati. resta da capire un passaggio: l’ex sindaco cerroni ha fatto di tutto x andare con corsi: salvo poi non far candidare al consiglio comunale suo figlio; per non contarsi.

Non ha voluto sostenere Corsi la sinistra dura e pura che invece ha candidato alle Comunali Emanuela Piroli, ex figura di riferimento del Pd. Con lei stanno Cives, Ceccano a Sinistra e Verdi Democratici.

EMANUELA PIROLI

A Ceccano, dai tempi del Pci, le sezioni del Partito sono sempre state due, c’è poco da fare. Il nuovo Segretario provinciale Luca Fantini ha già fatto sapere che i conti si faranno dopo e per ora avalla le decisioni assunte dalla base. Che in questo caso sono nate da un sottile lavoro di mediazione portato avanti dal vecchio leader Francesco De Angelis. Grazie a lui si è arrivati ad una sintesi politica: il problema è Corsi? Allora via il simbolo del Pd.

FdI per ora vince la partita politica. Ha espresso il candidato sindaco che è Roberto Caligiore, guidato la ricostruzione del centrodestra, può dire che la caduta del Caligiore 1 sia stato un sabotaggio. Perché chi l’ha pilotata ora è candidato sindaco nel fronte opposto. Il senatore Massimo Ruspandini non può perdere: sarebbe la fine del suo feudo politico, il pilastro della sua candidatura a palazzo Madama: avere espugnato una delle città tradizionalmente più rosse di Ciociaria.

La Lega ha una lista fatta in larga parte da non leghisti, cioè da figure che non sono riferimenti storici del Carroccio ma provengono da aree Fdi e FI.

Forza Italia? Poco pervenuta a queste Comunali. Paga il prezzo di un Gianluca Quadrini dimezzato dal coordinatore regionale Claudio Fazzone. Che da un certo punto gli ha imposto di non interessarsi più delle elezioni locali. Non risultano incontri o iniziative fatte dal coordinatore di zona Adriano Piacentini. I fatti dicono che la lista di Forza Italia non c’è.

Ora faranno la corsa a scaricare la colpa all’altro.

Pontecorvo

Anselmo Rotondo

Il vincitore politico è Anselmo Rotondo, che per fortuna di Forza Italia è rimasto sotto la bandiera azzurra.

Ha dominato il fronte. Con lui c’è la parte di Fratelli d’Italia che si riconosce nella componente maggioritaria guidata dal senatore Massimo Ruspandini. FdI esprime il vicesindaco uscente Nadia Belli e l’ex sindaco Michele Notaro. (leggi qui I protagonisti del giorno. Top e Flop del 12 agosto 2020).

Rotondo, con la sua capacità di manovra provinciale ha impedito alla Lega di scendere in campo. Ha stoppato l’onorevole Francesca Gerardi che era scesa in appoggio del suo avversario Riccardo Roscia. Appena pochi giorni dopo l’annuncio il Carroccio l’ha ‘convinta’ a non candidarsi e soprattutto ha evitato ogni coinvolgimento ufficiale della Lega. Che al momento non appoggia Roscia. Ma nemmeno Rotondo. (Leggi qui Gerardi, via dalla lista di Roscia. E pure da quella per Montecitorio).

Il Pd? Quello che stava con Francesco De Angelis si è stancato di un dibattito basato sulla posizione dell’ombelico nelle Comunali ed ha restituito la tessera, candidandosi con Rotondo. L’area di Base Riformista invece sta con Gabriele Tanzi, espressione ufficiale del Circolo.

RICCARDO ROSCIA

Il centrosinistra a Pontecorvo è riuscito a fare peggio che a Ceccano: si è diviso in tre. Oltre alla parte con Rotondo e quella con Tanzi c‘è un terzo troncone che sta con Annalisa Paliotta.

Ha rinunciato a candidarsi il bancario Giacinto Carbone, pronto a sostenere Rotondo ma la sua coalizione non lo ha seguito. Quindi? Abbiamo scherzato e tutti a casa. Tranne uno: Angelo D’Amata che compresa la situazione, con acume politico ereditato da papà Fernando, ha scelto da solo: andando con Roscia. (Leggi qui Roscia sul… Carbone ardente: nella notte salta l’intesa).

L’avversario del sindaco uscente, come cinque anni fa è l’ex sindaco Riccardo Roscia di FdI sostenuto dall’ala che fa riferimento ad Alessandro Foglietta. In questo modo FdI è vincente in ogni caso a Pontecorvo: o prende il sindaco con Roscia o il vice con Rotondo. Il centrosinistra deve decidere cosa vuole essere.

Cervaro

Pietro Pacitti e Mario Abbruzzese

A Cervaro lo sconfitto è Mario Abbruzzese. E con lui la Lega della quale ufficialmente non fa parte. Perché? Pronti, via. Si parte. Alle 12 sono state presentate le liste per le elezioni comunali e nell’attesa di vedere chi saranno i vincitori, c’è già uno sconfitto. Ed è proprio l’ex presidente del consiglio regionale del Lazio Mario Abbruzzese. (Leggi qui Il serpente, la lucciola e la candidatura in bilico di Pacitti).

Per quale motivo? Perché da mesi stava lavorando per una candidatura a sindaco nel comune di Cervaro: puntava su una personalità del centrodestra, una persona a lui legata. Chi meglio di Pietro Pacitti, allora? È un suo fedelissimo, ben radicato a Cervaro e già con una esperienza politica.

«No, Pacitti no. Con lui sarebbe difficile vincere». Queste le parole che il leader maximo del centrodestra avrebbe confidato ai suoi fedelissimi durante le riunioni delle ore scorse. E Abbruzzese ha quindi scaricato definitivamente Pietro Pacitti quando era quasi certo di aver trovato un nuovo candidato Di chi si tratta? Del dottor Alberto Maraone, urologo stimato da molti a Cervaro, già con un passato nell’amministrazione D’Aliesio e personalità molto legata a Mario Abbruzzese.

PIETRO PACITTI

Che ha tentato in tutti i modi di convincerlo. Fino a questa mattina, quando il dottor Maraone si è definitivamente tirato fuori dalla corsa per le Comunali. Ma perché Mario Abbruzzese voleva a tutti costi un “suo” candidato a Cervaro? Anzitutto perché uno come Mario Abbruzzese ce l’ha nel sangue, e se si vota a pochi chilometri dalla sua città lui non riuscirebbe in alcun modo a restare indifferente.

Ma c’è di più. Molto di più. C’è la rivalità con Ennio Marrocco: i rapporti tra i due si sono rotti definitivamente durante le elezioni politiche del 2018 e per questo, anche per questo, Mario Abbruzzese voleva in qualche modo gareggiare.

E’ stato invece il primo sconfitto, ora parte la campagna elettorale e poi tutte alle urne per eleggere il nuovo sindaco. Chi sarà il vincitore? Gli sfidanti sono quattro: oltre ad Ennio Marrocco che guiderà la lista “Il cervo per Cervaro”, sono in campo: Massimo Maraone con la lista “Cervaro città unica”. Poi Simona Valente con la lista “Progetto Cervaro” e Otello Zambardi con “Cervaro in Comune”. Una sfida a quattro, dunque. Oltre a Pietro Pacitti si è ritirata dalla competizione anche Rita Ricozzi, sebbene avesse già presentato il suo simbolo.

La domanda che serpeggia ora negli ambienti politici è: e ora Mario Abbruzzese chi sosterrà alle Comunali? Non certamente Ennio Marrocco. E se è vero che “il nemico del mio nemico è mio amico” potrebbe dunque sostenere uno degli altri tre sfidanti. Oppure prendere atto del fatto che la giornata odierna ha già decretato uno sconfitto. Mario Abbruzzese appare decisamente fuori dai giochi. E Pacitti, legittimamente, gongola.

Ripi

LUBIANA RESTAINI, GIANLUCA QUADRINI, LUCA D’ARPINO

A Ripi va in scena l’elogio della pazzia. Padre Erasmo da Rotterdam scriverebbe lì la versione riveduta e corretta del suo celebre trattato. Perché? Il consigliere di Forza Italia Luca D’Arpino dopo avere determinato la caduta dell’amministrazione comunale non si è candidato alle prossime Comunali. Né a sindaco né a consigliere. (leggi qui La cena al Vicoletto avvelena il sindaco di Ripi: cade l’amministrazione).

Perché abbia fatto cadere allora l’amministrazione è una follia politica che solo un’accurato periodo di analisi psichiatrica potrà chiarire. Con lui trascina nel gorgo Forza Italia. Che prima poteva contare in Consiglio su di lui. Domani su nessuno.

Anche in questo caso si assisterà allo scaricabarile. Chi doveva dettare la linea? Lo sconfessato Quadrini? Il coordinatore Piacentini? Il regionale Fazzone?

I fatti dicono che i candidati sono tre: Marcello Giorgi, Tonino Carlesi e l’uscente Piero Sementilli con l’aura del martire, vittima della follia di D’Arpino. Su Sementilli ha messo la fiche Francesco De Angelis ma non si deve dire.

Gli avversari ringraziano. Gianluca Quadrini un po’ meno. Ripi è il suo fallimento politico, che in parte gli è costato la carica di vice coordinatore regionale per avere fatto tutto senza consultarsi con nessuno. In cambio di nulla. Nemmeno padre Erasmo da Rotterdam lo comprenderebbe.