Il Te Deum del sindaco: “Tutta colpa di Peppino” (di M. Molisani)

La conferenza stampa di fine anno del sindaco di Cassino. Tutti i guai sono colpa di chi c'è stato prima. Annunciato l'ennesimo punto di svolta. "Diamo l'immagine sbagliata": l'ex Ufficio Stampa gliene dice quattro. L'annuncio farsa di Evangelista assessore

Mario Molisani

L'ombra nei palazzi del potere

Più che un Te Deum di ringraziamento è stato un anatema contro la cattiva politica. Gerardo Antonazzo vescovo giunto da Finis Terrae fino a Cassino, il pomeriggio del 31 dicembre ha piantato gli occhi dritto in mezzo a quelli del sindaco Carlo Ho prenotato la Colomba D’Alessandro.

Il pastorale stretto nella mano sinistra, la destra a roteare fendendo l’aria, monsignore ha parlato alla cattedrale ma fissando il sindaco. Ha tuonato: «Dove non si fa famiglia non si vive bene».

In quel momento più di qualcuno ha pensato che Carlo Maria D’Alessandro (per risparmiare spazio CMD’A) era andato per suonare ed invece è stato suonato.

L’agenda stravolta

Per partecipare alla solenne funzione, Carlone aveva addirittura spostato alle 12 la conferenza di fine anno: quella nella quale annunciare urbi et orbi la nomina di Franco Evangelista ad assessorissimo all’asfalto ed alla manutenzione. (leggi qui La grande manovra per disinnescare i dissidenti usando Evangelista).

Un orario insolito: tradizione vuole che la conferenza si tenga nel pomeriggio, immediatamente prima del Te Deum. In modo che i sopravvissuti ai deliri dei politici, possano con facilità riversarsi in cattedrale per sentire le riflessioni della Chiesa.

Invece, Carlone l‘ecumenico D’Alessandro ha modificato lo schema. Nella sua logica sempre più democristiana, in cui bisogna accontentare tutti così non si perdono pezzi in giro, ha fissato alle 12 la Conferenza stampa per poter essere alle 16.30 alla Messa in Abbazia e poi a seguire tutti al Te Deum del vescovo. E tutti pontificarono felici e contenti. Pensava il sindaco.

Rompere una tradizione che durava da tempi immemori non ha portato bene a Carlo Te Deum D’Alessandro. Carlone ha trovato sulla sua strada i colpi di pastorale di Antonazzo che ha nel bel mezzo e alla fine dell’omelia ha assestato due fendenti ai “Signori delle istituzioni” presenti in prima fila alle celebrazioni dell’ultimo dell’anno. (leggi qui Gli otto rintocchi del vescovo Antonazzo)

La maggioranza non c’è

Riavvolgiamo il nastro. Sono le ore 12 la sala Restagno è gremita. Ci sono cittadini, imprenditori, sostenitori dell’amministrazione comunale e dipendenti comunali.

Non c’è la maggioranza però. In platea soltanto Carmine Braveheart Di Mambro, Dana Furia Ceca Tauwinkelova, Francesca Tulipano Nero CalvaniPeppe Torcicollo Di Mascio e Angioletto El Jardinero Panaccione.

In fondo alla sala c’è Robertino Solodinome Marsella che a petto in fuori ed aria di sfida guarda verso il tavolo dei lavori. Accanto a lui Ernesto Ci sono anche io Di Muccio, il coordinatore cittadino della Lega, quasi scompare.

Non ci sono Rossellissima Tacco 12 Chiusaroli, Gianrico Bellachioma Langiano, Gianluca Grattaevinci Tartaglia, Rosario Reset Franchitto, Antonio Pennellone Valente ma nemmeno Dino Il Divino Secondino. In pratica del gruppo di Forza Italia o di quello che ne rimane è presente solo la Tauwinkelova. Ed andando avanti questo non sarà un dato trascurabile.

Non c’è Mario Il tronista Abbruzzese, che l’anno scorso ha tenuto banco con i suoi tre sbadigli, durante l’orazione di D’Alessandro (Leggi I tre sbadigli di Mario che condannarono la relazione di Carlo). E nemmeno Pasqualino Settebellezze Ciacciarelli (giustificato da un serissimo e improvviso problema familiare, auguri!)

Carlo Te Deum D’Alessandro troneggia dall’alto della sua mole, alla sua sinistra siede Benedetto Tumidiciquellocheiodevofareeiolofaccio Leone, poi Aurora Chissà quanto duro Rijtano, moglie del capo staff Vincenzo Baciamo le mani Marrone e Maria Messa in piega Iannone.

Dall’altra parte Beniamino Il Serafico Papa, Emanuele Piazza Pulita Dell’Omo e Chiara Mani nei capelli Iadecola.

La comunicazione sbagliata

Mi sono reso conto mentre stilavo l’elenco delle cose fatte che non siamo stati a bravi nella comunicazione. E’ passato il messaggio sbagliato quello che questa città, invece, è immobile“, esordisce così Carlone. Silenzio.

In fondo alla sala c’è anche Mirko Comunicato Pronto Tong, l’ex ufficio stampa del Sindaco, andato a casa per il dissesto. L’unico. Strabuzza gli occhi, inizia a ringhiare, qualcuno è certo d’avere visto anche un rivolo sul lato destro della bocca in pieno stile rotweiller. La leggenda narra che subito dopo la conferenza abbia affrontato a brutto muso il CMD’A.

Non si capisce bene però se quella di Carlone sia una conferenza di resoconto o un’altro incontro per dire per la milionesima volta che, “questo momento rappresenta uno sparti acque” e che ci sarà il solito immancabile cambio di passo, esplicitato in qualsiasi momento di difficoltà ma che invece non si è mai palesato.

Tutta colpa del dissesto

Parla del dissesto il Sindaco. Un atto di responsabilità dell’amministrazione “un percorso che doveva essere intrapreso una decina di anni fa”. Quindi “non è colpa della nostra amministrazioni se abbiamo dovuto fare questa drammatica scelta, ma di tutti quelli che ci hanno preceduto e non l’hanno fatto“, ha detto a denti stretti CMD’A. Ma assicura che tutti vogliono ripartire e lo faranno con il bilancio stabilmente riequilibrato.

Senza soldi non si cantano messe

Senza soldi non si cantano messe“, dice il primo cittadino riferendosi a ciò che la sua amministrazione ha fatto per la Cultura. Parla del Teatro, Manzoni, dell’Historiale e dei desiderata. Ma al 31 dicembre, cioè il giorno in cui parla, queste importanti strutture della città sono chiuse.

Poi passa all’ambiente. Al dramma delle PM10 ed alla solita storia che ad inquinare sono le caldaie, i riscaldamenti e non il traffico. E’ vero, ma cosa ha fatto il Comune? “E’ stato fatto tanto“, dice Carlone, ma cosa non è dato sapere.

Cassino è stata anche premiata per come gestisce la raccolta differenziata“, dice ancora Carlo Te Deum D’Alessandro. Mugugni in sala.

Torna anche sul punto che ha fatto saltare lo scorso consiglio comunale e che ha fatto allontanare ancor di più dalla maggioranza Rossellissima Tacco 12 Chiusaroli, Gianluca Grattaevinci Tartaglia e Antonio Pennellone Valente. La variante urbanistica di via Arno.

“Nessuno ha posto obiezioni sul progetto ne la Provincia, ne la Regione Lazio – ha detto Carlone –  due commissioni competenti in seduta congiunta lo hanno approvato quindi non vi era nulla di strano nell’atto portato all’attenzione del consiglio comunale”.

Insomma, nella versione di Carlo i matti sono gli altri: che prima votano a favore della Variante. Poi nel momento in cui vengono apportate della variazioni, rifiutano di riapprovarla. Chissà perché?

L’Evangelista in giunta

Poi il colpo di scena. La rivelazione del segreto di Pulcinella: la nomina di Franco Evangelista in giunta. In realtà è tutto deciso da novembre, le sue dimissioni da Consigliere sono state una farsa tanto quanto quelle del sindaco. (leggi qui Evangelista si dimette: per fare l’assessore appena il sindaco rientra) Bisogna annunciarle subito perché sta per riunirsi un vertice con l’ala di Frosinone e c’è il rischio di veder stoppare l’operazione direttamente dal numero 2 del Partito, Antonio Tajani. (leggi qui Il Capodanno da Vietnam di Antonio Tajani).

«Qui c’è una sedia vuota», dice il sindaco, ma in realtà non è vero perché è la sua e lui è in piedi. «Ho deciso di avere una giunta completa. Non potevo lasciare un settore come la manutenzione e l’ambiente senza un assessore di riferimento». – continua con convinzione CMD’A

«Così questa mattina ho deciso di nominarlo in attesa della definizione del quadro politico della maggioranza: era un assessorato che spettava a Forza Italia. Il primo partito uscito dalle urne nel 2016. Quindi il geometra Francesco Evangelista, terzo degli eletti di FI, è un assessore della mia giunta“.

La spaccatura

Tutto è tranne la nomina di un assessore. È come l’apertura delle acque del mar Rosso. Anzi, “azzurro” dal momento che a dividersi su quell’annuncio sono le due fronde interne di Forza Italia. Su una sponda c’è l’ala che fa riferimento alla capogruppo Rossella Chiusaroli ed a Claudio Fazzone, contro Mario Abbruzzese. Sull’altra c’è Mario Abbruzzese, che sta con Mario Abbruzzese e siccome è più bravo vince sempre.

E in mezzo? L’operazione di nomina dell’assessore serve a spaccare Forza Italia, aprirla come il Mar Rosso, per lasciar passare l’amministrazione D’Alessandro. Soprattutto su quei temi, come l’Urbanistica, per i quali la Chiusaroli gang ha alzato le barricate. (leggi qui La grande manovra per disinnescare i dissidenti usando Evangelista).

Ma per Carlo Te Deum D’Alessandro la ricostruzione invece è un’altra. Non è che bisogna epurare i dissidenti interni. ma è tutta colpa del Prefetto Ignazio Portelli, “che nutre per me un affetto quasi filiale e che dice sempre a noi Sindaci che  le giunte monche non gli piacciono”. 

Si chiude in tragicommedia

Poi la giusta conclusione che porta la conferenza stampa al confine con la farsa. La battuta targata D’Alessandro&Abbruzzese, è in gradi di far impallidire Garinei&Giovannini.

Rivendico la mia autonomia, tutte le scelte fatte sono state le mie, nel bene e nel male. E lo saranno anche nel 2019, nel bene o no“.  In sala si ridacchia o si trattengono le risa. I maliziosi sono convinti che invece a comandare sia solo Mario Il Tronista Abbruzzese. Per Cassino è M.A. che decide. Punto e basta.

Poi c’è il gran finale, come se fosse sempre campagna elettorale: “desidero di mettere Cassino al centro di un progetto politico  – tuona CMD’A – e faccio appello anche alle forze politiche responsabili all’opposizione. Non possiamo naufragare nell’odio dobbiamo ripartire dal senso di comunità”. 

È abbastanza. Ora è chiaro perché sono state collocate due Messe e non una sola, a seguire la Conferenza Stampa.

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