Confindustria fissa l’asticella: manovra da almeno 32 miliardi di euro

Foto: © Imagoeconomica, Raffaele Verderese

Il presidente Vincenzo Boccia ha fatto a pezzi l’impianto del governo gialloverde, aprendo però ad una collaborazione per evitare il baratro. In realtà sembra il prologo ad una soluzione obbligata: Mario Draghi o Carlo Cottarelli

Almeno 32 miliardi di euro. È la cifra indicata dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia relativamente alla prossima manovra economica. Nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione degli industriali Boccia lo spiegato chiaramente.

Così: “Il Paese non riparte con lo slancio dovuto, necessario, che è alla nostra portata, che ci meritiamo. Per rimetterci a correre sarà utile liberarci dal peso di parole che inducono alla sfiducia, che evocano negatività, che peggiorano il clima. Le parole di chi Governa non sono mai neutre, influenzano le decisioni di investitori, imprenditori, famiglie. Le parole che producono sfiducia sono contro l’interesse nazionale”.

Poi il passaggio cruciale. “Se l’Italia volesse rispettare alla lettera le regole europee previste dal patto di stabilità e crescita dovrebbe fare una manovra strutturale per il 2020 da almeno 32 miliardi di euro: una manovra imponente con effetti recessivi. Dobbiamo dirci con franchezza che non ci sono scelte semplici o indolori con la prossima legge di bilancio”.

La conclusione, in vista delle elezioni di domenica, è stata la seguente: “Per noi la via è una sola: un’Europa più coesa e più forte che possa competere alla pari con giganti come Cina e Usa. E se qualcuno dice il contrario deve dimostrare che esiste un modo credibile di difendere l’interesse nazionale italiano in un contesto diverso. Confindustria propone al Governo e alle opposizioni di collaborare tutti insieme per una politica economica basata su realismo e pragmatismo, guidata dalla visione. Possiamo evitare un autunno freddissimo per la nostra economia se costruiamo un programma serrato che faccia mutare la percezione sull’immobilità dell’Italia. Serve un progetto che sia un vero e proprio atto di generosità da dedicare ai ragazzi che vogliono e hanno diritto di vivere e lavorare in Italia per il futuro di tutti noi”.

La sostanza è articolata ma chiara: Confindustria boccia il governo di Lega e Cinque Stelle, ritiene che i cavalli di battaglia del Reddito di Cittadinanza e di Quota 100 siano stati dei fallimenti con effetti recessivi, invita l’esecutivo a smetterla di far finta di litigare e a caricarsi il peso di una manovra economica “mostruosa”.

Ma non dice come scriverla la manovra, puntando su cosa. Perché per arrivare a 32 miliardi di euro le strade sono diverse: aumento dell’Iva, patrimoniale, magari anche sui conti correnti, nuovo intervento sulle pensioni, inasprimento ulteriore del peso fiscale, tagli alla spesa corrente e quindi ai servizi, alla sanità e a tutto un contesto già “massacrato”. Perfino ulteriori tagli agli enti locali.

Il punto è proprio questo: nell’idea di Europa di Confindustria si capisce che il modello è quello del Ppe e dei Socialisti Europei. Non certo dei sovranisti o del Movimento Cinque Stelle. Confindustria tende la mano dopo aver demolito l’impianto politico dei Cinque Stelle e della Lega. Aprendo ad una sorta di governo di unità nazionale che in realtà può essere costruito soltanto da un esponente come Mario Draghi o Carlo Cottarelli. O da tutti e due.

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