Lunedì sera l'elezione del nuovo Presidente del Consiglio Comunale di Minturno. Che rischia di terremotare il Pd. Al sindaco Stefanelli non dispiacerebbe. Perché...
Confuso e felice, come nel brano reso celebre da Carmen Consoli sul palco di Sanremo nel 1997. Si sente così, confuso e felice anche Gerardo Stefanelli sindaco di Minturno alle prese con le elezioni d’autunno in cui cercherà il bis. Ed alle prese soprattutto con una crisi in un bicchiere d’acqua che gli si è scatenata nei giorni scorsi con le dimissioni del suo presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Tomao. Non per ragioni politiche ma di opportunità: ha ricevuto un avviso di garanzia e non ci ha pensato due volte a mollare la carica. Con lui sono saltati anche una parte degli equilibri politici sui quali si era ragionato fino ad oggi: i fatti di queste ultime ore dicono che bisognerà costruirne subito di nuovi. È questo a rendere confuso e felice Gerardo Stefanelli. Perché sul piano politico, dalla confusione lui ha solo da guadagnarci.
Confuso e e felice
Perché ha solo da guadagnarci? Il Pd deve trovare una sintesi al suo interno ed eleggere il successore di Tomao che governerà i lavori d’Aula da qui all’autunno. Se il principale Partito della maggioranza Stefanelli non dovesse – come sembra – trovare una sintesi, sarà necessario raggiungere nuove intese. Meno onerose per il sindaco di Italia Viva che ha dovuto penare non poco per ottenere l’appoggio al suo bis dall’ampia galassia Dem. (Leggi qui Il Pd supera gli imbarazzi e dice si ad uno Stefanelli bis).
L’appuntamento decisivo è fissato per lunedì sera. Il Consiglio comunale di Minturno torna a riunirsi per l’approvazione del rendiconto 2020 ma l’argomento politico più delicato sarà il primo che compare nell’agenda consiliare: l’elezione del nuovo presidente dell’assemblea. Lì si capirà cosa sta succedendo dentro al Circolo Pd.
Aveva indicato per la successione di Tomao il capogruppo consiliare Matteo Marcaccio. Che aveva subito intuito come il suo nome fosse destinato a finire nel pieno di un’imboscata politica a tutti gli effetti. E così è stato. (Leggi qui Tutte le trappole sulla via di Marcaccio).
Contrordine compagni: si va su Graziano
Il gruppo consiliare del Pd si è riunito per ratificare o meno l’indicazione del Direttivo. Ma – com’era prevedibile – l’ha smentita in toto. Ha indicato per la Presidenza del Consiglio Comunale Paola Graziano. Per il lavoro che svolge a Roma e per la recente maternità, in Consiglio ha timbrato il cartellino poche volte dal 2016 – anno in cui è stata eletta per la prima volta.
C’è una ragione politica per l’indicazione del nome della Graziano. Innanzitutto sarebbe stato fatto direttamente da Giuseppe Tomao, con il quale è stata eletta in tandem alle amministrative di cinque anni fa. A suo favore si sono espressi anche gli altri due consiglieri (Francesco Sparagna e Amerigo Zasa) vicinissimi al segretario provinciale Claudio Moscardelli. Insieme, rappresentano la maggioranza nel gruppo consiliare del Partito Democratico.
I già noti mal di pancia all’interno del Pd si sono così amplificati. Ne ha preso atto il capogruppo Matteo Marcaccio, luogotenente a Minturno del consigliere regionale pontino Enrico Forte con il quale collabora nella sua segreteria particolare alla Pisana. Presa d’atto pure per il Segretario cittadino del Pd Franco D’Esposito, considerato il consigliere comunale Dem più fedele al sindaco Stefanelli. Allargando le braccia ha liquidato la cosa dicendo: “Ora decide a maggioranza il gruppo consiliare”.
Tutto può succedere
Il sindaco di Minturno sperava che il Pd anestetizzasse l’intera situazione in un altro modo. Scegliendo la soluzione istituzionale. Come? Eleggendo alla presidenza l’attuale vice fante funzioni. Invece lunedì sera Maria Di Girolamo di Moderati per Minturno ombra del capogruppo consiliare di Forza Italia Massimo Signore, siederà di nuovo vicino alla segretaria comunale Franca Sparagna. Farà l’appello ad inizio seduta in qualità di vice presidente vicaria dopodiché lascerà il cerino acceso nelle mani del gruppo consiliare Pd.
Può succedere di tutto: da un difficilissimo ricompattamento nelle file del Partito ad una sua clamorosa rottura che avrebbe conseguenze dirette nella formazione dello schieramento elettorale pro Stefanelli.
Il sindaco in questa vicenda tutta interna al Pd ha preferito rimanere alla finestra consapevole che quella in corso è una dialettica politica (e personale) interna al suo ex Partito. Lui ora è un dirigente nazionale di Matteo Renzi: mettere le mani nei problemi Dem è inopportuno più che pericoloso.
Stefanelli ha avanzato solo un auspicio: il successore di Tomao venga eletto con la massima condivisione così come avvenne 5 anni fa per Tomao: all’unanimità. Il Partito Democratico per primo deve rispondere a questa istanza; se sarà accolta, agiranno di conseguenza gli altri esponenti della maggioranza, in testa i consiglieri civici di “Minturno Domani” (Giuseppe Pensiero, Gennaro Orlandi e Ines Conte), l’indipendente Domenico Riccardelli e naturalmente lo stesso primo cittadino.
L’equilibrio confuso del Pd
Il Pd è alle prese con problema di equilibri interni. Se andasse in porto la candidatura della Graziano, confermerebbe la forza politica di Giuseppe Tomao. E quindi del’area Moscardelli su quella di Forte.
Stefanelli “tifa” per un suicidio politico del Pd sulla Presidenza del Consiglio comunale: in questo modo potrebbe sbarazzarsi dell’ala sinistra dei Dem che da mesi fatica a gradire l’ingresso nella coalizione elettorale dei più affidabili rappresentanti di Forza Italia riuniti nei civici “Moderati per Minturno”. L’accordo c’è e si attende solo il momento politico per definirlo.
L’appuntamento è fissato per lunedì sera presso l’aula consiliare intitolata all’ex presidente della Provincia Severino Del Balzo.