Congresso del Pd Alfieri non molla E rilancia la sfida (di C. Trento)

Il segretario provinciale rompe un lungo silenzio: «Sottolineo che nella massima solitudine ho vinto sei elezioni su sette»

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Rompe un lungo silenzio. Domenico Alfieri, segretario provinciale del Partito Democratico, in queste ultime settimane ha osservato la situazione. Consapevole del fatto che il momento è delicato e perfino incerto considerando gli scenari nazionali. Senza perdere di vista però una dimensione locale molto particolare, dal momento che Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico, ha detto che la sua componente (largamente maggioritaria) non presenterà né il candidato alla segreteria né la lista al prossimo congresso provinciale. Riaprendo completamente i giochi di fatto. Ma quando verrà convocato il congresso provinciale? A febbraio, oppure a marzo-aprile? 

Domenico Alfieri argomenta: «Sinceramente credo che il tema vada trattato dopo il risultato delle elezioni regionali dell’Emilia Romagna. Un appuntamento cruciale, comunque vada a finire. Sia cioè in caso di vittoria che di sconfitta. Perché in caso di sconfitta (alla quale non credo e che naturalmente non auspico) penso che sarebbe davvero inutile convocare un congresso provinciale. A quel punto si tratterebbe di ragionare su come reinventare il partito. Pensando davvero a qualcosa di nuovo. Non possiamo far finta di credere che le elezioni regionali dell’Emilia Romagna siano come tutte quante le altre. Non è così».

E la “strambata” di De Angelis sul fatto che Pensare Democratico non presenterà né il candidato alla segreteria né la lista? Rileva Alfieri: «Quella di De Angelis è la posizione più giusta e lungimirante. Perché guarda alla prospettiva del Pd. Con la logica delle componenti non si va da nessuna parte. Chi ha l’aspirazione di guidare il Partito Democratico in Ciociaria deve sentirsi libero di poterlo fare senza sentirsi imbrigliato nella logica delle correnti. E senza sentirsi legato ad equilibri e rapporti di forza. La mia proposta è la seguente: vengano avanzate delle idee, ci si metta in gioco fino in fondo. Senza cullarsi sugli allori che tanto i numeri di Pensare Democratico possono consentire comunque l’elezione a segretario. La penso esattamente come Francesco De Angelis. Ha fatto benissimo a dare questa accelerata». 

Ma Domenico Alfieri potrebbe ricandidarsi alla segreteria provinciale? Risponde: «Ci sto pensando seriamente. Valuterò tutti gli elementi con attenzione e poi deciderò se stare in campo o meno. Però sì, mi piacerebbe. E vorrei fare un ragionamento sul punto. Nel gennaio 2018, quando il segretario Simone Costanzo decise di candidarsi alle regionali, fui indicato come reggente della segreteria provinciale. Non volevo farlo, ma poi accettai per ché mi fu chiesto di mettermi a disposizione del Partito. Per due anni. Bene, da allora ci sono state sette tornate elettorali. Il Pd ne ha vinte (o comunque ha retto) sei. Con il sottoscritto alla guida della segreteria».

«Andiamo nel dettaglio. Ci sono state due tornate relative alle Provinciali: la conferma di Antonio Pompeo come presidente e l’elezione di quattro consiglieri. Quindi le Regionali, con l’elezione di due consiglieri: Mauro Buschini e Sara Battisti. Alle Europee i Dem hanno tenuto su questo territorio, aumentando anche rispetto alle politiche dell’anno prima. Quindi, due elezioni amministrative per le Comunali: nella prima abbiamo tenuto, nella seconda abbiamo stravinto. L’unica sconfitta è avvenuta alle Politiche. Poi c’è stato il rinnovo delle cariche alla Saf e diverse altre cose. I numeri hanno la testa dura e i risultati parlano chiaro. Aggiungo che non mi è stato permesso di nominare una segreteria politica. Non era opportuno considerando il ruolo di reggente. Cioè, per sintetizzare: nella massima solitudine ho vinto sei elezioni su sette».

Messaggio forte e chiaro quello di Alfieri. Il quale poi nota: «Per il resto, la penso come il presidente della Provincia Antonio Pompeo: gli amministratori locali vanno tutelati. Il Partito dovrebbe puntare su di loro per il rilancio. Per una ragione semplice: sono loro ad avere i voti sul territorio. Detto questo, perché alle amministrative e alle regionali vinciamo e alle politiche perdiamo? Io credo perché alle elezioni parlamentari la linea è quella dettata dai leader nazionali». Senza peli sulla lingua Domenico Alfieri.

Che poi conclude: «Pure sul fenomeno delle “sardine” il mio pensiero è in controtendenza. Trovo singolare che il Pd gioisca per la capacità di mobilitazione che hanno questi ragazzi. Fatto sicuramente positivo per loro, ma preoccupante per noi se non riusciamo a riempire le piazze. Perché una forza politica come la nostra dovrebbe essere trainante sul piano dell’aggregazione. Mi auguro altresì che non ci siano tentativi da parte del Pd di mettere il “cappello” su questo movimento. Non sarebbe né corretto né giusto e, soprattutto, significherebbe abdicare alla nostra funzione, che resta quella di fare politica». 

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