Piacentini al veleno: “In Forza Italia ha vinto la restaurazione”

Durissimo attacco dell’ex coordinatore provinciale, che ne ha per tutti: da Abbruzzese a Ciacciarelli, da Magliocchetti a Ciccone. Senza dimenticare Tajani: “Da lui un silenzio assordante”.

Al congresso provinciale di Forza Italia non ho partecipato perché non condividevo l’impostazione e come si era arrivati a questo appuntamento”. Adriano Piacentini, ex coordinatore provinciale degli “azzurri”, dice la sua il giorno dopo il “virtuale” passaggio di testimone con Tommaso Ciccone, eletto per acclamazione alla guida del partito in Ciociaria. (leggi qui Forza Italia ritorna al futuro: Tommaso Ciccone eletto Coordinatore).

L’analisi di Adriano Piacentini è a tutto campo. Rileva: “Non mi sbagliavo sull’impostazione. Quando leggo che il presidente Antonio Tajani fa esplicito riferimento al fatto che, una volta fatto il tesseramento, non si può non celebrare un congresso su queste basi, beh… cascano le braccia. Come se il problema fosse quello di sottoscrivere ottocento o mille tessere. Il punto è che l’impostazione rimane antica e superata e certamente non è su queste basi che si può immaginare un rilancio di Forza Italia”.

C’è anche un problema di tatto istituzionale. Di motivazione degli ufficiali, soprattutto quelli dello stato maggiore che sui territori stanno cercando di tenere insieme i fili di un Partito che ha perso la spinta degli anni Novanta. In politica anche i silenzi hanno il loro peso. “Non posso non sottolineare il silenzio assordante del presidente Antonio Tajani sull’intera mia vicenda come commissario-coordinatore di Forza Italia. Neppure una telefonata sulle ultime vicende, che poi hanno portato alle mie dimissioni da coordinatore”.

Il congresso ha sancito una Forza Italia a trazione Abbruzzese. E che non perde la vocazione al Cerchio Magico. Come dimostra la nomina di Beppe Incocciati a presidente onorario del coordinamento provinciale: per i meriti sportivi meriterebbe la presidenza onoraria della Federcalcio, per i meriti politici, oltre all’amicizia con Antonio Tajani, non si registrano molte presenze alle riunioni di direttivo.

Tutto questo, per Adriano Piacentini, riporta il Partito indietro nel tempo: “D’altronde basta la fotografia per capire come le lancette di Forza Italia a livello provinciale siano state riportate indietro di un anno. Lo dico con il massimo rispetto verso tutti, ma sul piano politico siamo tornati alla gestione “cassinocentrica”.

La gestione politica è tornata a Mario Abbruzzese e Pasquale Ciacciarelli. «Dove sta la novità? Vogliamo ricordare come stava il partito tredici mesi fa? Vogliamo ricordare la sconfitta alle politiche e tutto il resto. In un anno ho lavorato costantemente a far tornare Forza Italia “centrale” nelle dinamiche del centrodestra, raggiungendo accordi importanti con gli alleati della Lega e di Fratelli d’Italia alle comunali di Anagni, di Fiuggi, dappertutto».

Il clima, soprattutto, ha avuto la sua importanza. Ostile. Contrario. O almeno così lo ha percepito l’ex coordinatore. «Ma ho lavorato in una condizione assurda, dal momento che c’è sempre stato un clima ostile nei miei confronti. Proprio dall’area di Abbruzzese e Ciacciarelli, con costanti e ripetuti tentativi di delegittimazione del mio ruolo. Nonostante questo sono andati avanti e ho dato tutto per questo partito. A fari spenti, evitando polemiche anche quando ero il bersaglio di attacchi fortissimi, perfino sui social. Senza che nessuno dei vertici abbia sentito il bisogno di tutelare il ruolo del coordinatore provinciale».

Un Partito a trazione Cassinate per Piacentini è un limite. Perché c’è il rischio di creare un fenomeno locale e limitato. «Ora il partito è tornato a trazione cassinate. Dispiace perché c’era e c’è bisogno di un riequilibrio. C’era e c’è bisogno di un maggior peso di Frosinone, del capoluogo. Dispiace, anche se ne comprendo le ragioni, dell’atteggiamento del capogruppo provinciale Danilo Magliocchetti, con il quale si poteva realizzare un asse importante a Frosinone. Invece ha scelto sempre l’area di Abbruzzese. Ma ripeto: è comprensibile».

Il congresso doveva segnare una fase di rilancio. Un ritorno alla Forza Italia delle origini, quella con le tessere ed il coinvolgimento popolare, dove chi ha più consenso ha più peso politico. Adriano Piacentini ritiene che sia stato un fallimento. “Non si capisce neppure quali elementi di novità emergano dall’elezione a coordinatore del sindaco di Pofi Tommaso Ciccone. Ricordo a tutti (è agli atti) che il sottoscritto, da coordinatore provinciale, si è speso in prima persona quando è stato candidato alla presidenza della Provincia. Con gli alleati ma anche in campagna elettorale. Mi sono battuto per lui dappertutto, anche quando è stato chiaro che avrebbe potuto pagare il fatto di essere percepito come espressione dell’area di Abbruzzese. Neppure da parte sua una telefonata».

Un elemento, il silenzio di Tommaso Ciccone, che a suo tempo ha pesato. Ha confermato la sensazione di ostilità interna. Di volontà d’isolare. “Si sa, la riconoscenza è il sentimento della vigilia. Sul piano politico mi chiedo quale sia adesso la linea di Forza Italia. Probabilmente quella che sta emergendo al Comune di Cassino, dove le liste civiche sono state fatte allontanare dal tavolo. Cosa ne pensa il coordinatore Tommaso Ciccone? Dico questo perché il sottoscritto ha sempre puntato sull’inclusione, sull’allargamento alle liste civiche, sulla condivisione, sul rispetto degli alleati. L’unica cosa che volevano era la restaurazione. Ma non c’era bisogno di fare il congresso…”.