In Consiglio una ciambella di salvataggio per evitare il naufragio contro Acea

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In alcuni tratti si ostina a voler camminare sull’acqua, in altri pare riesca a galleggiare, in taluni affonda del tutto: il sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro alla fine riesce a portare in votazione la delibera con cui opporsi alla consegna degli acquedotti comunali ad Acea, imposta da una sentenza del Consiglio di Stato. Lo fa all’una della notte con indosso una ciambella di salvataggio che gli è stata gonfiata dalla minoranza di centrosinistra.

La cronaca di un Consiglio Comunale al confine del paradosso inizia poco dopo le venti di martedì sera. C’è attesa: tutti aspettano di conoscere quale sarà la linea frangiflutti sulla quale l’amministrazione D’Alessandro manderà ad incagliarsi tutti i navigli con cui la settimana prossima si presenterà il commissario prefettizio Ernesto Raio, incaricato di applicare la sentenza di esproprio. L’aspettativa è tanta che il presidente d’aula ha disposto la trasmissione in diretta dei lavori sul maxi schermo nella vicina sala Restagno, una cassa acustica fa rimbalzare l’audio nella piazza adiacente.

Ma come nei concerti ed in tutti i grandi spettacoli, prima c’è la boy band che scalda il pubblico. Così Carlo Maria D’Alessandro dalle 20 alle 23 non parla di acqua, impianti da difendere, Acea de respingere. Invece legge le undici pagine del suo discorso programmatico (la sintesi del suo opuscolo elettorale) ed apre il dibattito su quei contenuti.

Tra le cose che attirano l’attenzione c’è la proposta di varare un’azienda speciale per la gestione in house di alcuni servizi. Tra i cronisti più attempati gli sguardi sono quelli di chi si vede passare davanti uno spettro: è il fantasma della Gescom, la società speciale varata dal Comune ai tempi del sindaco Bruno Scittarelli in tandem con un giovane Mario Abbruzzese; all’epoca doveva occuparsi della gestione delle strisce blu, la presiedeva Tullio di Zazzo (pagato per questo due milioni di lire al mese) che la governava con cinque consiglieri (remunerati con un milione di lire ciascuno ogni mese). La Gescom venne liquidata.

Alle 23 finalmente si parla di acqua. E qui, il sindaco che fino a questo punto aveva galleggiato, inizia ad annaspare. Lo sbarramento anti Acea, le reti anti Raio, la linea di giuristi ed amministrativisti che per settimane si è consultata, cosa ha prodotto? Nulla di nuovo. La difesa si baserà sugli stessi principi giuridici che erano già stati avviati dalla precedente amministrazione, infarciti da una serie di mirabolanti dichiarazioni del tipo “Non cederemo, non consegneremo, non accetteremo”. Ma la sostanza è che non ci si è inventati nulla.

Il rischio è quello di affondare. La ciambella di salvataggio la lancia dai banchi dell’opposizione il consigliere Salera: presenta un documento di cinque pagine e chiede che venga aggiunto alla delibera messa a punto dalla maggioranza, integrandola. In quel documento viene tracciata la strada che potrebbe condurre ad un nuovo giudizio di fronte al Consiglio di Stato attraverso lo strumento dell’incidente di esecuzione con cui interrompere l’attività commissariale.

La maggioranza chiede una pausa. Ne discute. C’è chi si oppone in maniera netta a quel documento «altrimenti potranno dire che il commissario l’hanno fermato loro». Ma passa la linea della mediazione portata avanti con pazienza dal sindaco: spiega alla sua maggioranza che non è tempo di fare politica ma di amministrare, che bisogna dare chiari segnali di novità ad una città cresciuta nell’esempio della contrapposizione, che si deve voltare pagina e dimostrare che sui grandi temi si può lavorare insieme. E l’acqua è un grande tema.

Passano 45 minuti e alla fine la delibera viene integrata con il documento dell’opposizione: nasce un nuovo documento. Passa sia con i voti della maggioranza che con quelli della minoranza.

E’ l’una. Ed è forse il primo momento in cui Cassino inizia a preoccupare i suoi interlocutori. Perché ha dimostrato che sui grandi temi è capace di saltare gli steccati. Evitando di affondare.

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