Consulta dice no a fusione Acea Ato2 e Acea Ato 5. Stop pure da Roma

No alla fusione tra Acea Ato 2 e Acea Ato 5, le due società della multinazionale romana Acea che gestiscono la distribuzione dell’acqua ed il servizio di fognatura e depurazione, rispettivamente in provincia di Roma ed in provincia di Frosinone.

A dire no è stata la Consulta, cioè l’organismo ristretto che rappresenta l’intera assemblea dei sindaci.

Perché la consulta ha detto no: perché ritiene che Acea non abbia chiarito che fine faranno i dipendenti di Acea Ato 5, se resteranno in servizio nella provincia di Frosinone oppure verranno trasferiti a Roma; non ha chiarito che fine faranno gli uffici che oggi sono aperti in Ciociaria: se resteranno oppure verranno soppressi; non ha indicato cosa accadrà al parco mezzi, se ruspe ed altri strumenti resteranno sul territorio oppure verranno dislocati da altre parti.

Ma soprattutto la Consulta ritiene che non ci sia stata una risposta chiara sulla tariffa dell’acqua: se verrà mantenuto fede alla tariffa indicata dal contratto oppure ci saranno ritocchi.

Acea invece ritiene di avere risposto. Ha inviato la documentazione alla Sto – Segreteria tecnica Operativa, cioè il braccio tecnico a disposizione dei sindaci.

Ma per la Consulta, quelli consegnati da Acea a Sto sono soltanto tre bilanci; «Come se ci avessero detto – sostiene la Consulta – trovatevi voi, qui in mezzo, quello che ci avete chiesto».

Così, la Consulta ha concluso i lavori dichiarando di «non essere nelle condizioni di poter attestare la permanenza degli equilibri economici finanziari e tecnici». Tradotto: un no alla fusione.

Ora la palla passa all’assemblea dei sindaci che ha il potere deliberante

E proprio da un’altra assemblea dei sindaci, quella della provincia di Roma che viene servita da Acea Ato 2, in mattinata è arrivato un altro stop. L’assemblea dei sindaci della provincia di Roma, convocata per esprimersi sulla fusione con Acea Ato5, è saltata all’ultimo momento in quanto il Comune di Roma non è convinto che la fusione sia un’operazione opportuna, e vuole più tempo per valutare.

La situazione è apparsa poco chiara anche al commissario straordinario per Roma, Francesco Paolo Tronca che amministra la città da quando è caduto il sindaco Ignazio Marino per traghettarla a nuove elezioni. Il commissario Tronca ha alzato il telefono per fermare tutto: poco chiaro il progetto di fusione, troppo complessa la situazione di Acea Ato5 che è stata messa in mora per inadempienze e per la quale i sindaci dei diversi orientamenti politici hanno avviato l’iter per la risoluzione del contratto.

Per il Comitato Acqua Pubblica non è per niente chiaro a chi convenga questo matrimonio: «Sicuramente non ai cittadini e ai comuni del Frusinate, che si vedrebbero rientrare Acea dalla finestra; molto probabilmente nemmeno ai cittadini e comuni della provincia di Roma, che si troverebbero “sposati” con una gestione ormai al collasso, e che rischiano di perdere ancora di più il controllo sulle scelte di un’azienda sempre più grande e lontana».

E quali le ripercussioni sui lavoratori delle due aziende? Quali sulla qualità del servizio?