Addio a Conte, Zingaretti prepara lo scenario alternativo

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Il segretario del Pd non considera più il nome del premier come quello di un “garante”. Il pasticcio sulla riforma elettorale ha pesato. Le parole dette oggi da Zingaretti. Su Conte ed il M5S. E adesso dopo l’election day può davvero succedere di tutto.

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti non considera più Giuseppe Conte il garante della coalizione giallorossa. Trova conferme durante la giornata il retroscena rivelato oggi da Claudio Tito su La Repubblica. La fiducia di Zingaretti su Conte si è dissolta dopo che si è aperta una voragine sulla riforma elettorale.

Perché ormai è chiaro che il taglio dei parlamentari ci sarà “prima”: avverrà subito dopo il referendum del 20 e 21 settembre. Il Governo dovrà elaborare una proposta di sistema elettorale da sottoporre al Parlamento. Si rischiano mesi di vulnus. Non è un caso che oggi da Orbetello il leader del Pd abbia detto che sulla legge elettorale “la maggioranza si era presa un impegno, confido che si farà di tutto per mantenere questo impegno”.

Effetto Rousseau

Beppe Grillo e Nicola Zingaretti

Nel frattempo sta cambiando moltissimo. Da poche ore i Cinque Stelle hanno archiviato il tetto del secondo mandato e dato il via libera alla possibilità di allearsi con gli altri Partiti.

Avrà ripercussioni sulle prossime Regionali? “Non c’è nessun patto – evidenzia Nicola Zingarettia me fa molto piacere che c’è una evoluzione della situazione politica. Noi siamo e rimaniamo una alleanza tra forze politiche diverse ma se questa alleanza è più unita è un bene per gli italiani e le italiane, vorrà dire meno polemiche, furbizie, sgambetti e più collaborazione, concretezza e velocità. Questo è quello che il Pd auspica da tempo“.

Durante il suo tour ad Orbetello, Nicola Zingaretti ha ribadito i confini del dialogo con il M5S. Allo stesso tempo ha apprezzato le parole di Matteo Renzi.“Sin da agosto 2019 ho sempre detto, si governa da alleati e non da avversari. Qualsiasi evoluzione verso una maggiore unità è un fatto positivo per l’Italia e per il governo -ha spiegato il leader del Pd-. Anche le ultime dichiarazioni di Renzi sono schiette, in gran parte condivisibili e aiutano ad abbassare la mole di polemiche e aumentare collaborazione per il bene dell’Italia”.

Effetto Regionali

Susanna Ceccardi e Matteo Salvini

L’esito delle Regionali potrebbe trasformarsi in uno tsunami: per il Governo e la maggioranza ma anche per gli assetti del centrodestra.

Uno tsunami per il centrosinistra, specialmente se il centrodestra dovesse vincere 4-2. Con la Toscana come l’Emilia Romagna. Se dovesse farcela Susanna Ceccardi (Lega), allora si aprirebbero scenari incontrollabili per Pd e Cinque Stelle. Viceversa lo tsunami si scatenerebbe sugli assetti del centrodestra se la Lega dovesse perdere male in Toscana, dove Matteo Salvini rischia la stabilità della sua leadership

La coalizione non è più garantita

GIUSEPPE CONTE

Ma intanto Conte non è più il garante della coalizione. Goffredo Bettini continua a spingere per un ingresso diretto di Nicola Zingaretti nel Governo, ma il Segretario è molto cauto. Mandare il Lazio ad elezioni anticipate sarebbe un boomerang.

Prima dell’esito dell’election day non farà nulla, dopo riunirà il Partito, anche per sondare l’umore di Dario Franceschini, Andrea Orlando, Luca Lotti. La ricandidatura a sindaco di Virginia Raggi a Roma ha rappresentato un macigno gettato lungo la strada di un possibile dialogo tra Pd e Cinque Stelle.

Per il Pd si tratta dell’ultima chiamata: dopo l’election day il Partito dovrà decidere il da farsi e in gioco ci sono tutti. Perfino Nicola Zingaretti. Perciò la presa di distanza da Conte è significativa. Prepara il terreno a qualunque tipo di scenario alternativo.