I conti amari per le prossime regionali

Durante gli ultimi quattro anni lo scenario è cambiato. In modo importante.

In provincia di Frosinone, Cassino è passata dal centrosinistra di Giuseppe Golini Petrarcone ad un’amministrazione di centrodestra. Ceccano non è più nelle mani socialiste di Manuela Maliziola ma di una coalizione guidata da Fratelli d’Italia. A Sora Forza Italia non sta più all’opposizione ma governa guidata da Roberto De Donatis che è una delle più grandi occasioni mancate dal centrosinistra. Il sindaco di Pontecorvo è un consigliere provinciale di Forza Italia.

La situazione è cambiata in modo radicale pure nel comune Capoluogo. A Frosinone non c’è più un Nicola Ottaviani diventato sindaco perché il centrosinistra si è diviso tra le candidature di Michele Marini e Domenico Marzi. Oggi c’è un Nicola Ottaviani che ha vinto a spasso, riducendo in macerie il Partito Democratico. Al punto che nessuno dei 3 consiglieri eletti dal Pd viene dai Partiti che lo originarono. Né Ds né Margherita.

L’orizzonte politico è cambiato in maniera fondamentale anche in provincia di Roma. Fermandoci a domenica scorsa, il Partito Democratico ha perso tutti i ballottaggi, ammainando le insegne da Grottaferrata, Guidonia, Frascati e Ladispoli. E dove il centrosinistra batte un colpo succede solo perché il Pd stava da un’altra parte: vedere cosa è accaduto a Cerveteri dove il ballottaggio l’ha vinto il centrosinistra ma il Pd stava su un altro candidato che si è piazzato quinto.

E sempre restando a domenica scorsa ma allargando il raggio: il Pd ha perso anche a Rieti.

La dimensione della catastrofe è ancora più nitida se si confronta il nuovo orizzonte con quello di quattro anni fa. A Roma non governa più Ignazio Marino ma c’è un ‘governo’ del M5S. Piazze tradizionalmente di centrosinistra sono passate di mano: vedasi Nettuno, Pomezia, Civitavecchia, Genzano. Non ha rimontato in nessuno dei grandi centro messi in gara: Frosinone per prima ma lo stesso è avvenuto a Grottaferrata, Tivoli, Ardea, Guidonia.

Le uniche soddisfazioni sono arrivate da Colleferro, Palestrina, Albano Laziale, Ciampino.

In questi quattro anni il Movimento 5 Stelle ha smesso di essere folklore e Vaffa. E’ diventato da forza di protesta a forza di governo in città importanti. Con risultati che sono distanti da quelli opachi finora esibiti a Roma. Con alterne fortune, governano Civitavecchia, Pomezia, Ardea, Guidonia, Genzano.

Il dato più evidente è quello che emerge se si conta la popolazione: il 55% dei cittadini del Lazio è amministrato da sindaci del MoVimento 5 Stelle.

Sono conti sui quali gli analisti stanno spremendo in questo momento i neuroni e le calcolatrici. Disegnando gli scenari per le prossime elezioni regionali. Un dato che è ‘drogato’ dai 3,5 milioni di cittadini romani. Ma che è incontrovertibile.

Il terreno per Nicola Zingaretti non è favorevole. Almeno sotto il profilo dei numeri. E nemmeno può sperare in un vento di centrosinistra che gonfi le sue vele: semplicemente perché tra i disastri del renzismo c’è l’avere personalizzato la politica. Quindi, semmai ci fosse vento sarebbe tutto per il leader che si è messo al centro, non spirerebbe per il Partito che è stato progressivamente sostituito e in questo modo indebolito.

Le calcolatrici dicono che un candidato di centrodestra potrebbe farcela. Uno vincente, con la fama di essere capace. Sotto questo aspetto Nicola Ottaviani sarebbe un buon candidato e per questo sta facendo di tutto per far notare a Forza Italia che lui è lì, pronto per tentare la scalata.

In questo scenario però gli manca l’immagine regionale. La notorietà. Quel valore aggiunto che rappresenta un indispensabile moltiplicatore del consenso. Un valore che invece è nel volto e nel nome di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice. O dell’ex ministro Giorgia Meloni. I quali però non potranno mai mettere sulla bilancia l’infinita serie di successi amministrativi generati da Ottaviani in cinque anni.

Se è l’immagine sullo scenario regionale a mancare è questo il momento di iniziare a proiettarla. Ora o sarà troppo tardi.

Il principio è lo stesso che sta spingendo il Movimento 5 Stelle a puntare su Paola Taverna per la candidatura a governatore (e noi ve l’avevamo detto).

Un principio su tutti: può essere presentata, anche all’elettorato grillino, come l’anti Raggi. Puntando a recuperare il voto a Cinque Stelle pure su Roma. Perché sarà lì che il Pd si giocherà la rielezione di Zingaretti alla Regione.

Sempre che lo scenario nazionale non cambi.

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