Contrordine compagni, adesso basta: può saltare tutto

Foto Daniele Stefanini © Imagoeconomica

La lunga notte del Pd al Nazareno. Gentiloni e Orlando annullano la partecipazione alla Festa de L’Unità a Milano, Carlo Calenda continua a ad avvertire Zingaretti: “Renzi se ne andrà”. Il segretario oggi pretenderà risposte definitive da Giuseppe Conte. Altrimenti si va alle elezioni.

È stata una lunga notte al Nazareno, l’ennesima dall’inizio di questa lunga, snervante e imprevedibile crisi politica. Paolo Gentiloni e Andrea Orlando hanno rinunciato a partecipare alla Festa de L’Unità di Milano. Preferendo restare a Roma. È il segnale che può succedere di tutto. Il segretario Nicola Zingaretti è uno che ha i nervi d’acciaio e non tradisce mai tensioni o ansie. Ma le esternazioni di Luigi Di Maio di ieri lo hanno davvero infastidito. Non soltanto lui, ma tutto il Pd: da Paola De Micheli a Graziano Delrio, da Maria Elena Boschi a Dario Franceschini.

Nicola Zingaretti, Graziano Delrio e Dario Stefano © Stefano Carofei / Imagoeconomica

Il Partito Democratico non teme elezioni anticipate, ma soprattutto non vuole arrivare alle Regionali in queste condizioni. Cioè con il centrodestra a traino Lega galvanizzato dallo stare all’opposizione e dalla prospettiva di poter conquistare le roccaforti rosse. E con il Pd fermo e isolato sul piano delle alleanze.

Anche perché Carlo Calenda, europarlamentare in uscita dal Partito, continua a ripetere: “Caro Zingaretti ripensaci, perché ad ottobre Matteo Renzi farà i suoi gruppi parlamentari e poi farà cadere il governo”. Nicola Zingaretti con Matteo Renzi e con in renziani sta parlando in questa fase. Può anche darsi che si stia convincendo che alla fine un Partito di Renzi, nell’ambito del centrosinistra, potrebbe rappresentare un valore aggiunto per la coalizione.

Carlo Calenda © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Ma quello che Zingaretti non è vuole è far restare il Pd ancorato ad una discussione continua su un Governo che deve ancora nascere. Perché nell’opinione pubblica si sta già ingenerando il convincimento che alla fine è la solita trattativa sulle poltrone. Niente di più, niente di meno.

La giornata di oggi sarà importante, ma non ancora decisiva. L’incontro con la delegazione dei Cinque Stelle può essere importante, ma Nicola Zingaretti ha deciso che la strada è una: avere rassicurazioni serie, meglio scritte se verbali, dal premier incaricato Giuseppe Conte. Rassicurazioni sul fatto che l’accordo non verrà modificato, che i Decreti sicurezza saranno smantellati, che la linea sull’immigrazione cambierà, che ci sarà un solo vicepremier (del Pd) e tutto il resto. Altrimenti saranno i Democrat a far saltare il banco.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright